| Dopo Ash, sintetico ambiguo programmato da voltagabbana, verso il quale lo spettatore nutre un sentimento di rispettoso rancore, Bishop suda sette camicie, anzi, sette circuiti per conquistarsi sia la fiducia sia la simpatia di Ripley... e degli spettatori. Servile, umile, silenzioso, propenso al sacrificio per proteggere la vita dei "carnosi"... Come non lasciarsi conquistare da questo sintetico? Be', almeno in Aliens. Sarà solo su un tavolo in un locale poco illuminato su Fiorina 161 che il nostro farà capire di che pasta, no, di che plastica è fatto: la stessa plastica del caro vecchio zio Ash, servo della Compagnia/WY. Ma che sorpresona... Un dettaglio legato al nome stesso di Bishop: in inglese, significa "vescovo". Okay, nulla da osservare; dubito ci fossero indicazioni subliminali circa un qualche collegamento /suggerimento di natura religiosa. Ma "bishop" significa anche "alfiere" nel gioco degli scacchi, ed è qui che mi dà da pensare: chiunque conosca le mosse base degli scacchi, sa che l'alfiere non ha un potere enorme. In una scala di gravità di perdita di pezzi, al primo posto viene la Regina, poi il Cavallo, poi la Torre, e poi l'Alfiere (ultimo, il Pedone). L'alfiere non è dunque un pezzo onnipotente. Tuttavia, zitto zitto cacchio cacchio, se non si sta più che attenti, può papparsi le pedine antagoniste con le sue diagonali, agevolando la vittoria del proprio Re. Bishop potrebbe quindi essere una sorta di Alfiere sulla scacchiera dell'universo di Alien, il quale svolge il proprio ruolo con basso profilo in modo da portare sempre più avanti il Re nero (la Compagnia).
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