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Prometheus - recensioni

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io sto con gli ippopotami
view post Posted on 14/9/2012, 18:02




In questo topic si raccolgono le varie recensioni relative al film di Scott.


Un tempo Ridley Scott ci regalo' un mostro angosciante e distruttivo,un parassita potentissimo,allo stesso tempo metafora e materialissisimo nemico che,come i peggiori avversari,cresceva dentro di noi.Ora Scott-col compianto fratello Tony in produzione-ci riprova con una specie di prequel di Alien e di mostruosa c'è solo la noia di un'opera dalle ambizioni elefantiache ed estremamente macchinosa.Noomi Rapace e marito,scienziati e archeologi,scoprono nel passato,forse,il segreto dell'origine della vita.Per farlo sono disposti a partire per un altro mondo e per almeno 40 minuti ci schiacciano sotto il peso di una sterile discussione tra creazionisti e evoluzionisti,neanche Ridley fosse Terrence Malick.

Al momento dell'azione scopriamo che i cattivi alieni sono straordinariamente brutti,che il gruppo di buoni è composto da incompetenti poco carismatici e che bisogna accontentarsi di una sola scena della Rapace che,per un momento,ci riporta ai fasti del passato.Del finale meglio non parlare,visto che è solo lo scivolo verso un nuovo sequel.Rimane solo Charlize Theron,transfuga pentita da questo set,a cui è stato trovato un (brutto) ruolo ad hoc,che lei ricopre con buona volonta',e un eccezionale Michael Fassbender,bravo persino a fare l'androide con le meches.L'inquietudine che ti infonde è pari solo a quella che provoca l'Hal 9000 kubrickiano,ma anche un'interpretazione di questa portata non basta a salvare il film.Scott,proprio al confronto con uno dei suoi cult,sembra per la prima volta irrimediabilmente superato e senile.


Boris Sollazzo,FILM TV
 
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view post Posted on 14/9/2012, 18:46
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DITA CONSUMATE

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La verità dei fatti è che, per fare il mestiere di critico o giornalista cinematografico, bisogna nutrirsi e vivere della propria passione e dei propri interessi. L'international poster di PrometheusEssere costantemente soggetti a bombardamenti mediatici di ogni sorta riguardanti il dorato mondo di Hollywood, su quello che accade all'interno di questo reame e dover trattare tutto questo flusso ininterrotto di materiale, significa però dover assumere un atteggiamento contraddittorio, se non ai limiti della schizofrenia, verso la settima arte: critico, professionale, distaccato nonché partecipe e all'insegna della curiosità più genuina. Nulla di strano quindi se, per parlare insieme a tutti voi di un film così a lungo atteso come Prometheus di Ridley Scott, ci siamo spinti all'estero guidati dall'incapacità fisiologica di attendere il 19 ottobre, giorno in cui l'ultima fatica del regista inglese si paleserà all'interno dei cinema del nostro Paese. Il desiderio di capire, finalmente, come e se Prometheus si vada a collegare a una saga, quella di Alien, che ha fatto la storia del cinema di fantascienza a forte tinte horror, era letteralmente insostenibile.

Curiosità genuina cui deve far da contrappeso la fredda consapevolezza che il tempo delle chiacchiere sui brillanti materiali virali o le sibilline parole di Ridley Scott, Damon Lindelof e compagnia sono terminati. Sul banco degli imputati adesso c'è l'opera finita, impacchettata e pronta a essere distribuita nelle sale del 99% delle terre emerse.

In maniera tautologica, ma necessaria, dobbiamo ripetere per l'ennesima volta che Ridley Scott nel 1979 e nel 1982 ha letteralmente ridefinito la fantascienza con Alien (prima) e Blade Runner (poi). Tralasciando i “lavori in pelle” di Rick Deckard, buona parte della riuscita del lungometraggio che per la prima volta ci ha fatto conoscere gli xenomorfi di H.R.Giger si deve al mai dimenticato sceneggiatore e regista Dan O'Bannon. Uno che prima d'imbattersi nell'autore inglese aveva scritto il seminale Dark Star di John Carpenter e lavorato come computer animator per Star Wars, che si è poi ritrovato a creare lo script per il film di Scott, mentre dormiva, squattrinato e disoccupato, sul divano del suo amico Ronald Shusett.

Tornando a Sir Ridley, il suo ripercorrere un sentiero proficuamente battuto trent'anni fa dopo due decenni di film che, tolti Il Gladiatore e il sottovalutatissimo Genio della Truffa, sono stati tutto fuorché memorabili, ha generato un livello di aspettativa spasmodico anche perché il sentiero di cui sopra si ricollega, in qualche maniera, proprio al destino del misterioso Space Jokey incontrato dalla ciurma della Nostromo 32 anni fa.

Dove e come s'incrociano queste due strade? Impresa non facile che affronteremo, naturalmente, in maniera del tutto spoiler-free.

L'aspetto più lampante di Prometheus è il suo dialogare con la trama in maniera diametralmente opposta a quanto orchestrato in passato, tanto dal punto di vista estetico, della messinscena che delle tematiche alla base della storia. Alien era un film che agiva sulla sottrazione, degli spazi, delle armi, delle informazioni a disposizione dei personaggi, dialogando in modo primordiale con la paura, con le aberrazioni freudiane del design fallico dello xenomorfo, di quello vaginale dei facehugger e della prima eroina del cinema mainstream, cazzutissima seppur non dotata di un pene (temi che verranno ulteriormente ampliati con gli sviluppi della saga).

Visto il coinvolgimento in fase di riscrittura della sceneggiatura di un certo Damon “Lost” Lindelof e considerata la volontà, sacrosanta e mai troppo lodata, di Scott di non voler ripetere quanto già visto in precedenza, Prometheus regala allo spettatore un'esperienza visiva mozzafiato, arricchita da un uso magistrale della stereoscopia, in cui i personaggi vengono posti di fronte a questioni che ruotano intorno alla fede e al chi ha creato chi.

E sul perché lo ha fatto.

Inquadrato in quest'ottica, Prometheus è sia il prequel di Alien che un film capace di dare vita a un nuovo franchise. Le motivazioni che spingono la Dottoressa Shaw di Noomi Rapace a viaggiare nello spazio per ben due anni, immersa nell'ipersonno insieme agli altri membri dell'equipaggio dell'ipertecnologica astronave Prometheus, ad esclusione dell'androide David di Michael Fassbender, vengono però sviluppate in modo talvolta illogico. Non si capisce bene se le porte siano state lasciate socchiuse per condurre lo spettatore a darsi da solo delle risposte o per portarlo, inevitabilmente, a esigere a gran voce un sequel. Se non altro Lindelof, pur manipolando temi spinosi come il rapporto fra fede e scienza, non cade nel tranello della supponenza mentre ne parla. Inciampa su di essa quando si tratta di motivare le scelte e i comportamenti di alcuni personaggi, che diventano più leggibili solo alla luce di materiali virali che non è detto siano stati visti da ogni spettatore entrato in sala, o quando ce li fa vedere in atteggiamenti decisamente “poco sicuri e sani”, andando a sfidare anche la “sospensione dell'incredulità” del pubblico più ben disposto. Appare comunque manifesta la sottotraccia lovecraftiana della premessa del film, tanto che, usciti dal multisala, la dichiarazione di Guillermo Del Toro “Prometheus mette a morte certa l'adattamento delle Montagne della Follia” ha eccheggiato nella nostra testa con persistenza.

E' questo l'anello debole, che tanto valeva affrontare subito, di un'operzione cinematografica estremamente interessante e solida che viene salvata grazie alla perizia di un filmmaker come Scott che, a 74 anni suonati, ci ricorda a chiare lettere perché valga la pena aspettare altri quattro mesi e mezzo per vedere la sua creazione su uno schermo grosso quanto la porzione di un palazzo. Fidatevi di noi e non cedete alle facili lusinghe del download illegale. Vedere un Cam o anche un Dvd o Blu-Ray rip di questa pellicola sarebbe uno scempio.
<p>Una figura monolitica torreggia sugli esploratori in un lontano pianeta.

Fin dagli istanti iniziali, quasi sperimentali e kubrickianamente zarathustriani ambientati nei “sovrumani spazi” di una desolata landa nordica, Prometheus si merita di essere descritto con aggettivi come “sontuoso” e “imponente”. Il design mercantile tipico dei primi due Alien viene riattivato grazie al ritorno a un immaginario estetico che ha influenzato per trent'anni cinema, televisione e videogiochi – prima di questo film l'unico vero epigone del cult di Ridley Scott uscito nel 1979 è il franchise videoludico dell'Electronic Arts Dead Space – riveduto e corretto secondo criteri ben più solidi di quelli impiegati da George Lucas per il suo “prequel tecnologicamente più avanzato sequel” conosciuto dai più col nome di Star Wars Episodio I – La Minaccia Fantasma. Anche la nave che dà il titolo al film, nonostante una linea e una “dotazione di optional” nettamente più all'avanguardia della Nostromo, è una creatura delle celebri industrie Weyland e, in quanto tale, ne ricorda gli interni in più punti.

La regia di Scott riflette, anche grazie a un 3D mastodontico che amplifica la sensazione d'impotenza e nullità di personaggi alle prese con i segreti della creazione e i pericoli che derivano da questa indagine, le aspirazioni di un'affresco sci-fi letteralmente titanico. Ai buchi di una sceneggiatura non perfetta arriva a porre rimedio una direzione sempre sicura, supportata dalla magistrale fotografia di Dariusz Wolski, che sa quando andare a strizzare l'occhio al fan o a terrorizzare lo spettatore. Non è tanto dal punto di vista narrativo che Prometheus va a collegarsi al capolavoro datato '79. C'è lo Space Jockey già visto nei trailer, questo è vero, ci sono quegli “otto minuti finali che evolveranno nel bel DNA di Alien” e malgrado la differente gestione dell'elemento spaziale e anche di quello musicale – Alien era una pellicola fatta di silenzi, qua le note della colonna sonora di Marc Streitenfeld sono onnipresenti – è nelle esplosioni splatter, nei corridoi bui percorsi da personaggi ignari di quello che sta per accadere loro che il fan della saga troverà pane per i suoi denti (poi, è chiaro, c'è un'altra cosa che non riveleremo neanche sotto tortura, ma che ha generato nel nostro fisico sensazioni da “orgasmo di celluloide”).

Il cast del film vede prevalere su tutti l'androide di Michael Fassbender. Impossibile osservare la solitudine del viaggio interstellare di David, “custode” della nave spaziale e del suo equipaggio umano, senza essere influenzati dalle indimenticabili performance di Ian Holm e Lance Henriksen domandandosi, di conseguenza, tante, troppe cose. Forse però, chi non ha mai avuto modo di vedere Alien e Aliens resterà affascinato, ammaliato dallo sguardo tenero, stupito, ai limiti dell'ingenuità infantile con cui la “persona artificiale” affronta la routine del tragitto verso LV-223. Noomi Rapace, dopo essere stata impiegata in maniera del tutto marginale da Guy Ritchie in Sherlock Holmes: Gioco di Ombre, ha finalmente occasione di tornare al centro della luce del riflettore. La sua Elizabeth Shaw è quanto di più distante dalla Ellen Ripley di Sigourney Weaver avessimo mai pensato di vedere. Se il personaggio della Weaver aveva già un background “mercantile” per così dire, l'archeologa della “ragazza che giocava con il fuoco” è una sorta di Santa Maria Goretti che, messa alla prova da eventi che mai si sarebbe sognata di dover affrontare, si ritrova a dover sfoderare le cosiddette “palle d'acciaio” senza per questo perdere la sua coerenza personale; cosa che, alla luce di certi elementi che emergono nel film, può anche essere intesa come un autogol. Idris Elba, Charlize Theron e Logan Marshall-Green avrebbero forse meritato più spazio, ma anche qui le pecche sono tutte in fase scrittura delle parti piuttosto che nella recitazione delle stesse.

Come recita la sibillina introduzione della trama ufficiale del film diffusa ormai mesi fa dalla 20Th Century Fox “Ridley Scott torna al genere che ha contribuito a definire, creando un film fantascientifico originale epico ambientato negli angoli più pericolosi dell'universo”. Se questo ritorno fosse stato accompagnato da una sceneggiatura meno votata a una volontà di serializzazione, mai celata questo va detto, e da una generale supponenza dell'approccio verso i personaggi e il loro agire avremmo avuto davanti il terzo capolavoro sci-fi firmato Ridley Scott. Invece il filmmaker inglese deve “acconentarsi” di aver ritrovato un gusto per la visione e la messa in scena tipico degli anni in cui ha diretto il leggendario spot orwelliano della Apple. A mancare quindi non è tanto il manico del regista, quanto il polso dello sceneggiatore.


Andrea Bedeschi, Badtaste.it
 
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view post Posted on 16/9/2012, 10:53
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io sto con gli ippopotami
view post Posted on 16/9/2012, 12:10




Uscendo dalla sala vien da pensare: ecco Alien reloaded, la versione tecnologicamente aggiornata del capolavoro realizzato da Ridley Scott nell’ormai lontano 1979. Con annessi e connessi da evento cinematografico – la campagna pubblicitaria virale sull’androide David (Michael Fassbender), gli eventi fasulli realizzati dalla fantomatica Weyland Industries alla presenza del finto “patron” interpretato da Guy Pearce. Tutto accompagnato da crescenti, mostruose aspettative sul film più atteso dell’anno. Perché è dal 2002 che Scott pensa al prequel di Alien, o meglio a un film che riannodi i fili lasciati liberi dalla storia originaria – chi è l’enorme umanoide pietrificato nell’astronave abbandonata, seduto sulla plancia di comando di un lanciamissili? E che rapporto ha con le uova aliene disseminate sul planetoide? Mentre regista e sceneggiatori rimuginavano su questi interrogativi, ci sono stati i due (discutibili) esperimenti di crossover franchising tra Alien e Predator nel 2004 e nel 2007, noiosi baracconi-videogame nell’iperspazio privi del talento recitativo di Sigourney Weavero del gusto per l’azione di James Cameron - che nel 1986 girò il primo sequel della serie, Aliens.

Per quanto Ridley Scott si sia affrettato a negare le parentele tra Prometheus e Alien, sostenendo che non si tratti di un autentico prequel quanto piuttosto di un film ispirato all’universo alieno di quest’ultimo, la tentazione di giocare a “trova le differenze” è forte. Partiamo dalle belle sorprese: Noomi Rapace e Michael Fassbender reinventano mirabilmente i ruoli che furono di Sigourney Weaver e Ian Holm. Elizabeth Shaw è androgina ma sexy, delicata ma implacabile, razionale eppure piena di fiducia religiosa nei confronti del nuovo mondo che sta scoprendo. L’androide David è un gioiello di mosse meccaniche, trucco e parrucco alla Lawrence d’Arabia (Scott fa un esplicito omaggio all’epopea di David Lean proiettandone alcuni spezzoni sui maxischermi dell’astronave) e acuta, feroce ironia nei confronti del genere umano che si ostina (ancora!) a cercare le ragioni dell’esistenza. Infine, Prometheus investe lo spettatore con un muro massiccio di immagini che lascia sbigottiti per qualità e accuratezza - nel raccontare il mondo alieno così come nell’affrontare le scene di azione più concitate. Un dispiegamento di mezzi tecnici che lascia a bocca aperta, con un uso del 3D azzeccato e mai eccessivo. Eppure, in tutta questa grandiosità si sente la mancanza di qualcosa. A ben vedere, Prometheus delude perché la storia che racconta non è originale, o perlomeno non è all’altezza delle attese che un regista come Ridley Scott può a buon diritto generare. Gli interrogativi filosofico-esistenziali che dovrebbero dare sostanza alla classica “narrativa aliena” rimangono abbozzati in superficie, spesso affidati a dialoghi pomposi e involontariamente comici. Rapace e Fassbender esclusi, quasi tutti gli altri personaggi sono la fotocopia della truppa di Alien (persino le “quote etniche” rimangono invariate, con la sola aggiunta di un secondo pilota con gli occhi a mandorla) ovvero restano a uno stadio embrionale di sviluppo - è il caso della legnosa Meredith Vickers/Charlize Theron.

Insomma, Prometheus non è un horror nello spazio com’era Alien, ma non riesce a diventare neppure sci-fi di qualità, ripetendo stanchi teoremi sugli alieni creatori maligni. In più, non soddisferà quanti volevano una parola conclusiva sulla saga iniziata ormai quasi quarant’anni fa, perché molte delle domande originarie rimangono senza risposta, o meglio rimandano al (già annunciato) Prometheus 2. Insomma, due ore e mezzo di ottimo intrattenimento, ma nel fumo di sequenze mozzafiato ed effetti speciali sorprendenti si fatica a trovare un arrosto gustoso. Da Ridley Scott ci saremmo aspettati qualcosa di più.



Maria Carla Zizolfi-Nocturno
 
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view post Posted on 16/9/2012, 12:25
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Recensione da Movieplayer.it.
 
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DITA CONSUMATE

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In seguito al ritrovamento di uguali raffigurazioni di un sistema galattico in luoghi diversi del pianeta, gli archeologi Elisabeth Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall-Green) ipotizzano l’esistenza di una razza aliena, gli Ingegneri, creatrice della vita sulla Terra.

Non hanno difficoltà a trovare un finanziatore che organizza il viaggio verso il pianeta dei creatori. Lì le sorprese non mancano. Se gli Ingegneri latitano, qualcos’altro si muove nelle oscure caverne in cui la squadra si avventura con troppa serenità.

Traballante il motivo del viaggio in Prometheus: quale filantropo è disposto a spendere somme inimmaginabili per conoscere la risposta alle domande primarie dell’uomo?

PROMETHEUS - REALISMO E VEROSIMIGLIANZA

Tuttavia non guarderemmo film se volessimo il realismo sfrenato, e ogni volta che ci poniamo davanti allo schermo stringiamo il nostro buon patto di verosimiglianza con la trama. Ci lamentiamo delle motivazioni, ma non battiamo ciglio per un’astronave gigante che viaggia per migliaia di chilometri? Gli errori che in tanti si sono divertiti a indicare tali non sono.

Lo script semplice ed efficace di Spaihts e Lindelof funziona, e insieme alle riprese eccezionali, che godono di una profondità 3D anche superiore al più acclamato Avatar, restituiscono allo spettatore un prodotto di alto livello.

La meraviglia, sorprendersi per la grandezza delle strutture scoperte e la distanza che ci divide dal mistero della vita, passo dopo passo sempre più breve. Si partecipa insieme a Elizabeth alla ricerca della conoscenza.

Rischia di diventare cult la scena in cui Fassbender danza quasi tra le mappature astrali. La sfida di oggettistica hi-tech la vincono le sfere sonda, che mappano l’ambiente esplorato in pochi secondi.

IL CAST, I PERSONAGGI E IL SEQUEL


Dirigere un cast numeroso, però, non è facile. Il personaggio interpretato da Charlize Theron, molto brava, sparisce per troppo tempo in alcuni frangenti.

Se la squadra di esplorazione è presentata bene, gli assistenti del pilota sono affrettati. Tanto che nel finale, davanti a una decisione difficile, impiegano mezzo secondo per rispondere ed esserne convinti. Direi “effetto marionetta”.

Sotto tono Logan Marshall-Green. Noomi Rapace perfetta per il ruolo. Rimarca alla perfezione Ripley/Weaver di Alien, eroina perseguitata non dura, ma con un istinto di sopravvivenza fortissimo.

David l’androide (Michael Fassbender) resta il più enigmatico. La sua ricerca parallela sonda le profondità di un’anima che non ha ed è la sottotrama che lascia più dubbi. L’ispirazione a Roy Batty/Rutger Hauer è servita? Per certi sguardi, sì. Se sui titoli di coda si leggerà con sorpresa Guy Pearce, si sappia che è il vecchio Weyland, dalle rughe forse un tantino gommose. Gli affezionati gli vorranno comunque bene.

Se proprio si vuole storcere il naso lo si può fare per una sceneggiatura dall’occhio lungo: il sequel sicuro incombe sulla trama. Alcuni dialoghi non sono il massimo, ma lo spettacolo non è certo rovinato da qualche imperfezione. Prometheus è uno spettacolo.


http://www.roarmagazine.it/recensioni/cine...Mq44Trsg.tumblr
 
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questa frase per me invalida del tutto questa recensione (e poi dicono che vado a criticare solo chi critica il film).

CITAZIONE
Traballante il motivo del viaggio in Prometheus: quale filantropo è disposto a spendere somme inimmaginabili per conoscere la risposta alle domande primarie dell’uomo?

ma l'ha visto il film sto tizio? o s'è fermato alla prima mezz'ora/letto semplicemente la trama?
 
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view post Posted on 24/9/2012, 17:56
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CITAZIONE (io sto con gli ippopotami @ 14/9/2012, 19:02) 
In questo topic si raccolgono le varie recensioni relative al film di Scott.


Un tempo Ridley Scott ci regalo' un mostro angosciante e distruttivo,un parassita potentissimo,allo stesso tempo metafora e materialissisimo nemico che,come i peggiori avversari,cresceva dentro di noi.Ora Scott-col compianto fratello Tony in produzione-ci riprova con una specie di prequel di Alien e di mostruosa c'è solo la noia di un'opera dalle ambizioni elefantiache ed estremamente macchinosa.Noomi Rapace e marito,scienziati e archeologi,scoprono nel passato,forse,il segreto dell'origine della vita.Per farlo sono disposti a partire per un altro mondo e per almeno 40 minuti ci schiacciano sotto il peso di una sterile discussione tra creazionisti e evoluzionisti,neanche Ridley fosse Terrence Malick.

Al momento dell'azione scopriamo che i cattivi alieni sono straordinariamente brutti,che il gruppo di buoni è composto da incompetenti poco carismatici e che bisogna accontentarsi di una sola scena della Rapace che,per un momento,ci riporta ai fasti del passato.Del finale meglio non parlare,visto che è solo lo scivolo verso un nuovo sequel.Rimane solo Charlize Theron,transfuga pentita da questo set,a cui è stato trovato un (brutto) ruolo ad hoc,che lei ricopre con buona volonta',e un eccezionale Michael Fassbender,bravo persino a fare l'androide con le meches.L'inquietudine che ti infonde è pari solo a quella che provoca l'Hal 9000 kubrickiano,ma anche un'interpretazione di questa portata non basta a salvare il film.Scott,proprio al confronto con uno dei suoi cult,sembra per la prima volta irrimediabilmente superato e senile.


Boris Sollazzo,FILM TV

l'unica cosa che certa gente si meriterebbe :ar15firingkm8.gif: :ar15firingkm8.gif: :ar15firingkm8.gif: :ar15firingkm8.gif: :ar15firingkm8.gif: :ar15firingkm8.gif:
 
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CITAZIONE
neanche Ridley fosse Terrence Malick.

e direi menomale!!!!!!!
 
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view post Posted on 30/9/2012, 13:43
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Un geologoabbestia ahahah comunque è vero, noi geologi siamo tutti un po' scoppiati!
 
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Alien el octavo pasajero

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recensione di Roberto Tadeucci
fonte: www.fantascienza.com/magazine/film/16581/prometheus/

Stupidità. Dopo aver visto l’attesissimo ritorno di Ridley Scott al cinema di fantascienza a trenta anni di distanza da una pietra miliare come Blade Runner, la parola stupidità continua a vorticare nella testa del recensore. E non è una sensazione piacevole. Dispiace doverlo ammettere ma Prometheus è un deciso passo falso nella carriera di questo illustre regista. Certamente Scott era consapevole dei rischi: cercare di tener testa ad un classico come il suo Alien era un’operazione difficile, se non impossibile. Ma la sfida era intrigante: creare non un vero e proprio altro capitolo della serie ma un prequel ambientato in quello stesso affascinante universo.



Dopo un suggestivo prologo sui titoli di testa (girato nello spettacolare scenario naturale delle cascate Dettifoss in Islanda) eccoci a bordo della nave stellare Prometheus, diretta verso un desolato pianeta che è stato individuato grazie ad antichi disegni rinvenuti in caverne in varie parti del mondo. I vari componenti dell’equipaggio vengono risvegliati dall’animazione sospesa dal robot di bordo e successivamente radunati in una sala dove viene fatto il punto della situazione e illustrati gli obiettivi della missione spaziale, finanziata dalla Weyland Corporation. Durante la discesa nell’atmosfera del lontano pianeta viene individuata un’ampia valle al centro della quale sorgono delle installazioni chiaramente artificiali. La nave atterra e comincia l’esplorazione del labirintico complesso alieno, che si rivelerà pieno di pericoli…



Il tema dell’esplorazione dell’universo e della ricerca di risposte a domande quali chi siamo e da dove veniamo costituiscono da sempre i pilastri portanti della fantascienza. L’inizio del film s’inserisce pienamente in questo contesto e sembra promettere bene. Scott dal canto suo ci mette tutta la sua esperienza e si conferma uno dei grandi registi di questi decenni, capace come pochi altri di confezionare immagini di rara bellezza e potenza. Forte di un budget di circa 130 milioni di dollari il film è stato girato con camere 3D e specialmente se si ha la possibilità di vederlo in una sala Imax il risultato dal punto di vista visivo è assolutamente di prima categoria. Peccato che, come a volte succede per certi regali, lo smagliante pacchetto racchiude un contenuto deludente. Vista l’esperienza accumulata nel corso dei decenni non solo come regista ma anche come produttore era lecito aspettarsi che Scott avrebbe accettato di tornare in campo fantascientifico solo avendo a disposizione un soggetto a prova di bomba da far sviluppare in una sceneggiatura solida e ben calibrata. Abbiamo invece dovuto constatare che le cose sono andate altrimenti.

Dopo il fascino tecnologico-visuale della prima mezz’ora Prometheus comincia a traballare e a perdere pezzi quando la sceneggiatura comincia a far fare ai vari personaggi una serie francamente inaccettabile di cretinate, che nessun esploratore con un minimo di prudenza e cervello funzionante farebbe e — soprattutto — che nessuno spettatore pagante dovrebbe vedere sullo schermo senza senitrsi un po’ truffato. Per citarne solo alcune (ma la lista sarebbe lunga) si va dal togliersi il casco della tuta durante l’esplorazione di una cavità sotterranea su un altro pianeta al cercare di agguantare con le mani una creatura aliena vagamente serpentoide che sbuca da una pozza di melma. Quelli che dovrebbero essere scienziati commettono una serie impressionante di avventatezze e piuttosto che cercare di sviluppare teorie dalle loro osservazioni semplicemente tirano a indovinare o procedono a casaccio, come nella scena nel laboratorio medico nella quale per errore viene totalmente distrutta la testa di un corpo extraterrestre prima ancora di poterci compiere alcun tipo di analisi. Non ci viene neanche risparmiata la figura della scienziata credente (la dottoressa Shaw, ovvero il personaggio principale), che nonostante abbia ormai prove evidenti e incontrovertibili che demoliscono totalmente le narrazioni bibliche sulla nascita della vita sulla Terra continua a tenersi stretta la sua catenina con pendaglietto religioso. A chi le fa notare come tutto ciò sia ormai del tutto senza senso la brillante scienziata non trova di meglio che rispondere: “è quello in cui ho scelto di credere”. A questo punto, tanto per rimanere nel campo delle fantasie religiose, se esistesse un girone infernale apposito per “sceneggiatori capaci di trasformare in pattume un potenziale grande film” la coppia Spaihts e Lindelof già meriterebbe di starci a pieno titolo. Soprattutto Lindelof in quanto con più esperienza e peraltro già responsabile di quella mega-sola dell’ultima puntata della serie tv Lost. Ma i due vogliono dimostrare di poter fare anche di meglio, ovvero di peggio. Come non citare allora un’altra scena, destinata a diventare un esempio classico in tema di scene risibili e totalmente incredibili. La suddetta dottoressa Shaw, resasi conto con orrore di essere diventata un’incubatrice ambulante, grazie ad un macchinario medico si auto-estrae dal ventre un mostruoso feto di qualche chilo, poi si ricuce rapidamente con qualche grappetta e via, sudata e struffagliata ma sempre bella e pronta per nuove avventure.

Nonostante il tono sia estremamente serio l’intero film è minato da tali e tante macroscopiche cretinate che il vostro deluso e frustrato recensore può solo accennare ad altri aspetti carenti di un film così ambizioso. La musica della colonna sonora composta da Marc Streitenfeld risulta del tutto anonima e spesso anche del tutto fuori luogo anche come stile, come in una scena di un intenso dialogo tra due personaggi accompagnata in sottofondo da una sorta di marcetta. Verrebbe poi da chiedere a Ridley Scott che senso ha ingaggiare un attore di mezza età come Guy Pearce per poi seppellirlo sotto una coltre di make up per fargli interpretare la parte di un ultracentenario. Non sarebbe stato più idoneo scegliere un attore molto più vecchio? Il cast comunque è certamente di gran livello. Tra i migliori in campo certamente Michael Fassbender (il robot) e Idris Elba (il capitano della nave), ma il tempo sullo schermo è poco e la sceneggiatura è così sciatta da non riuscire a creare alcuna connessione tra lo spettatore e i personaggi che popolano la Prometheus. Al punto che, quando puntualmente vengono fatti fuori, non vi sono emozioni ma solo effetti speciali.

Concludendo, se il film raggiunge la sufficienza lo deve solo alla strepitosa realizzazione visiva. Per il resto la stupidità regna incontrastata nell’universo di Prometheus e nonostante il film si prenda molto sul serio siamo assai lontani da Alien e molto più vicini ai vari Aliens vs Predator. Ma almeno in quei casi la stupidità era voluta e dichiarata.


Devo ancora leggere le altre, e ho intenzione di farlo, di questa condivido solo alcune cose (evidenziate in verde), mentre non sono d'accordo sulla critica fatta alla protagonista, lei continua a credere a ciò a cui ha sempre creduto sin da bambina e si tiene stretta la sua catenina perché è l'unica cosa che le rimane del padre a parte il ricordo di lui, credo che la sua reazione sia umanamente comprensibile, dopo tutto.

In merito all'intervento chirurgico credo che la scena sia stata molto d'impatto, certo è che il modo in cui è stato gestito il dopo non è brillante, nessuno si cura di cosa sia successo. Speriamo che con l'integrazione delle scene tagliate la cosa diventi più lineare e priva di bucchi.

Non trovo le musiche infine inapropriate come il recensore.
 
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Elet88
view post Posted on 30/9/2012, 14:06




CITAZIONE (Lord freezer @ 30/9/2012, 14:48) 
Un geologoabbestia ahahah comunque è vero, noi geologi siamo tutti un po' scoppiati!

Sì ma sono sicuro che non siate come quelli dei film :) E' la prima cosa che ho notato in Prometheus la coppia geologo/biologo che... stonava molto, più adatta a un film di minor calibro.
Ma non è che per caso Ridley è stato "costretto" a fare questo film? A me è piaciuto, certo, però non vorrei che averci messo personaggi in stile classico (ovvero si sa già chi è a morire / azioni insensate) sia una sua "firma" per avvertirci che non ne aveva voglia, che l'ha fatto solo per accontentare e basta.
Poi magari mi sbaglio, ma non trovo la sua stessa passione di altri lavori. Di questo film rimangono solo tante domande, niente che ti colpisca :( Però spero davvero in un sequel :) anche se penso sia stato tirato fuori anche quello che non si poteva estrarre da Alien.
Non penso che questo film verrà ricordato come un film di Scott, ma come di un regista qualsiasi.
 
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view post Posted on 30/9/2012, 15:18
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CITAZIONE (Lord freezer @ 30/9/2012, 14:48) 
Un geologoabbestia ahahah comunque è vero, noi geologi siamo tutti un po' scoppiati!

Sei un geologo?
 
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64 replies since 14/9/2012, 18:02   1445 views
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