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Ultimo film visto, richiesta recensione

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view post Posted on 28/4/2013, 11:59
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CITAZIONE (Archetype @ 28/4/2013, 11:04) 
Americani(1992).
Il film si svolge in un'agenzia immobiliare di Chicago. Per risollevarsi da una difficile situazione economica, lancia una sfida a tutti i suoi dipendenti: chi riuscirà a vendere di più avrà in premio una Cadillac Eldorado, il secondo arrivato un servizio di coltelli, tutti gli altri saranno licenziati. Da questo punto in poi non vi saranno più regole morali e conterà solo vincere.
Cast (di tutto rispetto anzi, forse non ci sono sconosciuti):
ack Lemmon, Al Pacino, Kevin Spacey, Ed Harris, Alan Arkin, Alec Baldwin, Jonathan Pryce, Bruce Altman.

Considerazioni personali: Molto bello e da vedere. Si capisce molto della società americana. Penso sia importante però aspettarsi un film di dialoghi e avere buona passione per le "storie d'azienda". Se non avete questi requisiti non guardatelo, poiché non vi è molta azione.

:iconwinka.gif: Credo sia il film più spietato e annichilente del decennio, Jack Lemmon (in teoria attore prevalentemente comico) è così bravo da farti star male fisicamente. Cast irripetibile


Sin City, Honor, non mi soddisfece appieno. Splendido sul piano visivo, curatissimo nei dettagli, trovo però che alcuni personaggi perdano gran parte del fascino nel passaggio dalla pagina scritta (e disegnata) allo schermo cinematografico. Lo definirei discontinuo, con episodi mozzafiato e altri sottotono. Verissimo è che spesso i film tratti da graphic novels sono nettamente sopra la media delle porcate da vetrina, ma è altrettanto vero che nessuno di quelli che ho visto finora è mai riuscito a replicare la potenza delle immagini ferme. Ed alcuni (300) sono anche bruttini. Nel caso di quelli tratti da fumetti di Moore e Miller si perde, più che l'impatto visivo, la forza emotiva, finendo necessariamente per impoverire e limitare la portata immaginifica. Il caso più eclatante è La vera storia di Jack lo Squartatore, con Johnny Depp. Che non è per niente brutto. Ma leggi (se non l'hai fatto) From Hell, il capolavoro a fumetti da cui è tratto. E capirai che il film ne è una pallidissima imitazione.
 
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view post Posted on 28/4/2013, 14:32
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CITAZIONE (Byrne @ 28/4/2013, 12:59) 
Sin City, Honor, non mi soddisfece appieno. Splendido sul piano visivo, curatissimo nei dettagli, trovo però che alcuni personaggi perdano gran parte del fascino nel passaggio dalla pagina scritta (e disegnata) allo schermo cinematografico. Lo definirei discontinuo, con episodi mozzafiato e altri sottotono. Verissimo è che spesso i film tratti da graphic novels sono nettamente sopra la media delle porcate da vetrina, ma è altrettanto vero che nessuno di quelli che ho visto finora è mai riuscito a replicare la potenza delle immagini ferme. Ed alcuni (300) sono anche bruttini. Nel caso di quelli tratti da fumetti di Moore e Miller si perde, più che l'impatto visivo, la forza emotiva, finendo necessariamente per impoverire e limitare la portata immaginifica. Il caso più eclatante è La vera storia di Jack lo Squartatore, con Johnny Depp. Che non è per niente brutto. Ma leggi (se non l'hai fatto) From Hell, il capolavoro a fumetti da cui è tratto. E capirai che il film ne è una pallidissima imitazione.

Non penso esista un film capace di eguagliare alla perfezione la controparte cartacea,ma tra i vari film ispirati ai fumetti ,da ciò che ho letto, visto e sentito Sin City è sicuramente il più fedele(poi sono gusti ,il film può piacere o meno,suppongo sia ovvio che i personaggi non siano di impatto come quelli del fumetto)......Già ho sentito nominare From Hell come un ottima graphic novel,ma non so dire nulla non avendolo letto e avendo visto il film tempo fà..
 
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view post Posted on 28/4/2013, 15:20
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Ma Sin è senz'altro un buon adattamento, non ho detto che non sia di qualità!


From Hell, nonostante sia di difficile fruizione sia per la lunghezza che per lo stile bizzarro, è a mio parere il più grande fumetto britannico.


Donnie Brasco. La (vera) storia dell'agente F. B. I Joe Pistone (Johnny Depp), infiltrato preso sotto la protezione del pesce piccolo della mafia Lefty Ruggiero (Al Pacino), è la dimostrazione che, dopo Coppola, Scorsese e De Palma, il gangster movie e più in particolare il mafia movie è ancora vivo, vegeto e in grado di regalare gioielli preziosi. Pistone entra nel giro sotto il falso nome di Donnie Brasco ritrovandosi ad avere un rapporto padre-figlio con l'anziano Lefty, di cui diviene il pupillo e che fa da garante per lui a rischio della vita. Perfetto nella ricostruzione degli spazi vitali e dell'esistenza della piccola (si fa per dire) manovalanza del crimine organizzato, il film è incredibilmente scorrevole e, senza sparatorie o scene di esasperata crudezza, mantiene un ritmo travolgente e trascinante. Quando poi c'è da giocare la carta della violenza (una sola volta), lo fa con la massima efficacia. Non verboso, non autocompiaciuto, più sinceramente dolente che melodrammatico come i film di genere tendono troppo spesso ad essere. Iperrealista nello stile, mette in gioco due personaggi che, se non fosse per l'ostacolo della legalità (e alla fine neppure questo regge più), sarebbero le facce della stessa medaglia, perdenti e disperati ma con una forza d'animo eccezionale. Naturalmente per questo si ringrazino la sceneggiatura praticamente dipinta ad olio e due interpreti del calibro di Pacino e Depp. Il primo si riconferma come uno dei più straordinari attori mai passati su uno schermo. Il secondo, lontano come poche altre volte dagli orpelli Burtoniani, mostra un numero di sfaccettature impressionante. Ma attenzione anche a un mefistofelico Michael Madsen. 9-.
 
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view post Posted on 29/4/2013, 21:33




Ghost writer (l'uomo nell'ombra).
Gran bel film su un ghost writer incaricato di scrivere la biografia del primo ministro britannico. La storia dell'uomo sarà più complicata del previsto.
Personalmente mi è piaciuto molto. Tra l'altro c'è un attore che stimo come Ewan McGregor. E' un film sopratutto di dialoghi con la storia che si evolve con risvolti inaspettati, Infatti l'ex primo ministro uscito di scena con diversi sassi nella scarpa avrà più segreti di quanto non sembri e non solo lui :D .....
Da vedere..
 
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view post Posted on 29/4/2013, 21:39
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Questo mi mancava...non conosco molto il lavoro di McGregor.
 
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view post Posted on 1/5/2013, 20:27
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Il momento di uccidere, Joel Schumacher, 1996. Ignobile. Direi da quattro. Meno. Perchè? Diretto male? No, tutt'altro. Scialbo? Si ma non da' fastidio, anzi in certi punti appassionante. Ma il miele e la lacrime, la violenza del messaggio veicolato, forcaiolo e brutale in modo ottuso, antiartistico e antiironico, e l'insipienza del protagonista (che come almeno quattro recensori diversi hanno notato fa il verso a Newman e Brando a momenti poco sapientemente alternati) precipitano inesorabilmente la pellicola non solo nell'inutilità, ma anche in quella personalissima zona d'odio che il mio cuore cinematografico racchiude. E scimmiottare Il buio oltre la siepe non serve. Ho cambiato idea. 3, 5.
 
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view post Posted on 5/5/2013, 18:39
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Iron Man III. Prima constatazione: pensavo peggio. Il che è rassicurante. Intendo dire che, mentre considero Iron Man come uno dei più divertenti e appassionanti film Marvel (un bel 7+), Iron Man II si aggirava tra l'orrido e il vomitevole (un bel 4). Un'americanata dura e pura, uno scrigno confezionato con battute a raffica e altrettanto frequenti esplosioni che mal rappezzano una sceneggiatura senza nulla da dire. Poi c'è stata la parentesi The Avengers, ed eccoci di nuovo qui. A tu per tu con il nostro genio, miliardario, playboy filantropo preferito.
Trama scontata. Zero colpi di scena. Diciamo che la prevedibilità è il tallone d'Achille del film. Guy Pierce fa un bel buco nell'acqua, l'aura di "mistero" attorno al Mandarino rischia di far ridere, e la (meravigliosa) saga Extremis ne esce malamente stravolta. Infine, Gwyneth Paltrow non dice niente come nel II, a differenza di quanto faceva autoironicamente e irresistibilmente nel primo film. Ok, so che ho elencato una lista di punti deboli non indifferente, ne' ignorabili. Ma ci sono anche i lati positivi, e devo dire che me ne aspettavo molti meno. Primo: diamine, è un film di supereroi, non un carosello impazzito in cui a farla da padroni sono gli effetti speciali. Tanto che questi si scatenano veramente solo nelle pirotecniche scene di battaglia finali. Robert Downey Jr., senza svecchiare veramente l'ormai consolidata interpretazione, le ridà linfa, e torna (almeno in lui), l'ironia. Sostituita (per chi non l'avesse capito) già dal secondo film e in The Avengers da un sarcasmo odioso e raramente pungente. La battuta citata sopra fa eccezione. Il film è scritto dignitosamente, procede liscio facendo il suo sporco lavoro d'intrattenimento senza sbavature, regala persino qualche emozione. 6,5. Quasi un miracolo.
 
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view post Posted on 6/5/2013, 15:24
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Forse è il momento di parlare di un film che adoro, che ho incluso nei primi 10 della mia classifica personale, e con cui è estremamente difficile avere un contatto, specie perchè (malgrado si faccia di tutto per fingere il contrario) sotto sotto ci stiamo imbigottendo non poco. Sto parlando dell'ultimo film (1975, l'anno della morte) di Pier Paolo Pasolini, Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Breve parentesi sull'autore. Pasolini, nato a Bologna nel 1922, fu tra le menti più brillanti e poliedriche del secolo scorso: poeta, romanziere, regista, intellettuale, sceneggiatore, saggista, polemista, giornalista, pittore. Troppo genio per essere contenuto in un solo essere umano. Visse nel segno di una continua e nervosa ricerca esistenziale, artistica e sociopolitica, influenzando davvero la nostra cultura come pochi suoi coevi hanno saputo fare (e nessuno, in ogni caso, ai suoi livelli n. d. a.). Lucido, disincantato, mostruosamente creativo, un personaggio davvero unico e che (questo è fuor di ogni dubbio) il nostro paese non ha fatto nulla per meritare. In qualunque ambito si sia mosso (tranne nella pittura, solo poco più di una passione) ha sbalordito per originalità e geniale ispirazione estetica e contenutistica, ma ha anche reso grande il mezzo televisivo che disprezzava, collaborando con tanti altri celebri intellettuali dell'epoca. Il 2 Novembre 1975, Pier Paolo Pasolini fu barbaramente assassinato al Lido di Ostia (Roma), da esecutori tuttora ignoti (malgrado il presunto arresto dell'assassino, con ogni probabilità un capro espiatorio) e per ragioni che si possono intuire solo a grandi linee: preso a sprangate e travolto dalla sua stessa auto, lasciò dietro di se' un cadavere sconciato ed irriconoscibile e la forza dirompente dei suoi scritti e del suo cinema, un corsaro dallo sguardo penetrante che ha ricordato al paese il concetto di intelligenza.

Salò è l'esempio più lampante dell'amore del suo regista per lo spiazzare, per lo shock e per la violenza psicologica (Io credo che scioccare sia un diritto, essere scioccati un piacere, e che chi rifiuta di farsi scioccare sia un moralista, il cosiddetto moralista..). Ma è anche un'opera d'arte equamente divisa e vantata dal cinema e dalla letteratura. Ispirato a Le 120 giornate di Sodoma del Marchese De Sade, ne trasferisce l'azione al tempo e nei luoghi della Repubblica di Salò, ultimo baluardo dei fascisti sul finire del secondo conflitto mondiale. Nulla da fare però, il film non parla della guerra, non parla di Fascismo (o almeno, non come adorerebbero fosse fatto gli amanti della retorica) e sfrutta questa suggestiva cornice solo come sfondo. La trama: seguiamo le gesta di quattro potenti appartenenti ai poteri "classici". Sono infatti un Duca (simbolo di nobiltà), un Monsignore (simbolo del potere ecclesiastico), un'Eccellenza (potere giudiziario) e un Presidente di banca (potere economico). I quattro gentiluomini sequestrano in una grande villa giovani di entrambi i sessi e li usano per il proprio piacere, ispirati da racconti scabrosi che vengono narrati per l'occasione da donne addette al compito. I giovani affronteranno una sorta di Inferno dantesco, seviziati e brutalizzati in ogni maniera immaginabile dai loro carcerieri e carnefici. Antinferno, Girone delle Manie, Girone della Merda, Girone del Sangue.
Colpire la sensibilità dello spettatore per mostrargli di averne ancora una sembra essere uno degli obiettivi di Pasolini. Arancia Meccanica vi sembrerà parecchio edulcorato al confronto. Il regista riduce i suoi attori, reclutati personalmente, a corpi da possedere e mutilare con poetica fermezza e delizioso umorismo. Tortura, sodomia, omicidio, scatofagia, umiliazione (in una scena due ragazzi saranno costretti ad unirsi in un grottesco matrimonio prima di subire nuove angherìe) animano ogni fotogramma del film, colorato da una colonna sonora di delicato pianoforte (supervisionata da Morricone) che neutralmente si limita a scandirne il marziale furore. Film sul potere e sulla sopraffazione in tutte le sue forme, pervaso da un'inquietudine che si fa quasi vivente, terribilmente attaccabile nel suo scagliarsi su chi lo guarda prima ancora che su ciò che condanna, termina lasciando basiti, attoniti. Sembra quasi che l'Incubo e la Paura ci abbiano spedito il filmino del loro matrimonio.

Voto: incalcolabile, ma ciònonostante non mi sento di consigliarlo ne' alle anime fragili ne' alle menti rigide. Potreste non apprezzarlo, e allora tanto vale non guardarlo, giusto?
 
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view post Posted on 8/5/2013, 17:10
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Il Divo, Paolo Sorrentino, 2008. Ovviamente cogliendo lo spunto dalla recentissima morte illustre che ha tenuti impegnati i notiziari, quella di Giulio Andreotti, l'uomo politico più influente, ambiguo e costante (70 anni di carriera politica) della storia del nostro paese. "Il divo Giulio", "Il Moloch", "Il Papa nero", "La Sfinge", "Belzebù", "La volpe", "Il gobbo", "L'indecifrabile", questi i più famosi dei soprannomi affibbiatigli (molti dei quali citati nel film), e che ne circondano di "carisma e sintomatico mistero" (come avrebbe detto Battiato) la figura curva e gracile, semplificandola però eccessivamente. Il film di Sorrentino, vero gioiello del cinema italiano del decennio 2000, narra il periodo più sanguinario, ovattato e "televisivo" della vita pubblica di Andreotti, quello dei processi televisivi per le morti per mafia e i suicidi su cui si apre il film (Pecorelli, Ambrosoli, Falcone, Calvi, Sindona, Dalla Chiesa, poi Moro) con singolare violenza quasi musicale, pulsante, ritmica. Con lo stesso slancio ci vengono presentati, in una serie di carrellate e primi piani ravvicinatissimi, tutti i componenti dell'allora Governo Andreotti, in un crescendo di dettagli e personaggi che ricorda molto quanto fatto spesso in passato da Tarantino. Buon segno, si vede bene che qui non c'è solo l'inchiesta. Qui, grazie ad un giovane regista dal talento già esplosivo, c'è anche il grande cinema. Il protagonista è interpretato da un Tony Servillo sceso dall'Olimpo dei fenomeni apposta per darci una piccola dimostrazione di bravura: diventa letteralmente Andreotti. Le posture, la gestualità, la voce strascicata e gracchiante, lo sguardo subdolo e mortalmente intelligente. Grazie ad una sceneggiatura dipinta con minuzia, il film è un viaggio nell'autoironico e annoiato incubo di un uomo dall'anima d'inchiostro, un gigante (pur nella sua perfidia) che sovrasta con sobrietà tutti i suoi contemporanei con la sincerità e la mancanza di doppiezza della sua cattiveria, che "perpetua il male per assicurare il bene" nelle sua parole. Tormentato però dalle parole al vetriolo dello sfortunato Moro, che gli divorano il cervello come le emicranie cui va pedissequamente soggetto (epica la scena della decisione di candidarsi a Presidente della Repubblica, unica carica che Andreotti non riuscì a raggiungere, al termine della quale il suo seguito brinda con lo champagne, e lui, al centro, con l'Aspirina). Ritmato, con un'interpretazione che (non mi stancherò mai di ripeterlo) andrebbe citata nei manuali di retorica in un film che di retorico non ha nulla, che spalanca al dio Servillo le porte del Pantheon della recitazione italiana e rende Sorrentino uno dei più grandi direttori di interpreti di sempre, con un'estetica raffinata e folgorante, un uso tagliente delle inquadrature, una giusta e vivida crudezza nelle molte scene di morte presenti, una straordinaria scelta di commento musicale e un'acutezza riflessiva e mai invasiva, Il Divo è un capolavoro. Sembra impossibile ormai pronunciare questa parola. Posto la scena più famosa, quella del monologo in penombra di Andreotti, in grado di far capire anche allo spettatore più ottuso la malignità, la grandezza, le supreme doti intellettive e la complessità del personaggio morto l'altro ieri a 94 anni di età. Lunga vita a Cesare.

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view post Posted on 8/5/2013, 22:36




Toni Servillo è un grande attore italiano.
Prendo spunto per citare un'altro film.
Il Gioiellino (2011).
Con Toni Servillo e Remo Girone. E' la storia romanzata della Parmalat, nel film Leda, dall'ascesa fino alla decadenza. Do un buon 7.
Nonostante incongruenze e alcune cose pesantemente adattate per il film, ci da una buona coscienza di come doveva essere l'interno dell'azienda e prende comunque da spunti realmente successi.
 
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view post Posted on 12/5/2013, 17:21
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decisamente non un film per tutti, messaggi profondi e scenari interessanti... mostra la faccia nascosta delle guerriglie nei paesi del terzo mondo, ma sopratutto chi le alimenta.
voto 8.

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Edited by Alien Drone - 12/5/2013, 18:26
 
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view post Posted on 12/5/2013, 17:24
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CITAZIONE (Byrne @ 5/5/2013, 19:39) 
l'aura di "mistero" attorno al Mandarino rischia di far ridere,

"Rischia"? Ci riesce in pieno...
 
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view post Posted on 12/5/2013, 20:33
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Vabbè dai, volevo essere buono :2coo4k3.gif:


Transformers, Michael Bay, 2007. Nella sua vita Bay ha diretto solo e unicamente film dimenticabili, commerciali, faciloni. Incassando però invidiabilmente. Ci sono due eccezioni piacevolissime: Armageddon - Giudizio finale e il primo Transformers. Cosa li distingue dagli altri film, come Pearl Harbour? Semplice: ironia, scorrettezza politica, ritmo, personaggi indimenticabili. Non che siano capolavori. Ma il mestiere di Bay nel dirigere scene d'azione ha dimostrato in queste due occasioni di poter fare faville, se coadiuvato da una solida sceneggiatura.
Transformers si distingue per un perfetto dosaggio degli ingredienti: divertente, adrenalinico, solenne, surreale, ma sempre e solo quando serve. Non quindi, come già nel secondo capitolo, sparatorie infinite tra robottoni giganti dell'inizio alla fine. Sparatorie molto lunghe tra robottoni giganti, questo si, ma sempre spezzettate e ben montate, fortificate ma non dominate dagli ineccepibili effetti speciali. Quando il mare è calmo poi il film decolla davvero: il protagonista è a suo modo adorabile, genuinamente sfigato, irriverente, nevrotico. I dialoghi tra lui e i genitori sono insuperabili. Come scordare però il federale John Turturro, l'hacker afroamericano, i soldati della base? Tutti personaggi di facciata, tutti perfetti e mostruosamente divertenti. Si uniscano a questo la colonna sonora trascinante, protagonisti alieni credibili e capaci di suscitare emozioni, una Megan Fox inignorabile, e avrete il film d'intrattenimento puro più riuscito del decennio, assieme a pochi altri (Iron Man per dirne uno). Lungo ma senza sbavature, pienamente soddisfacente per i fan delle mitiche creature mutaforma, Transformers mi entusiasmò alla sua uscita, continua a farmi contorcere dalle risate ancora adesso, ben sei anni dopo. Citazioni allo stesso Armageddon, a Kill Bill, ad Alien (se non la ricordate riguardatelo), ad Highlander. 7,5.
 
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view post Posted on 13/5/2013, 00:30
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DITA CONSUMATE

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A lacrime ahaahh c'è pure un cameo di Arnold: