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Aliens: Infernal, Una terribile lotta a due contro la morte!

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view post Posted on 8/6/2017, 22:41
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DITA CONSUMATE

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Spero di andare oltre nel secondo, è un capitolo introduttivo ma per i prossimi voglio tirar giù pagine e pagine. :P
 
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view post Posted on 8/6/2017, 23:08




a quando il secondo?
 
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view post Posted on 8/6/2017, 23:14
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DITA CONSUMATE

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Entro domenica o lunedì.

Le poche idee che ho devo farle sedimentare. :P
 
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view post Posted on 8/6/2017, 23:17




aspettero come i facehugger attendono in pazienza le loro vittime
 
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view post Posted on 8/6/2017, 23:19
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DITA CONSUMATE

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:lol: Angosciante.
 
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view post Posted on 8/6/2017, 23:26




ho trovato la mia vittima!
ciao fulci ;)


egg


asc_aliens_colonial_marines_1

Attached Image: egg

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view post Posted on 8/6/2017, 23:29
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DITA CONSUMATE

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:lol:
 
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view post Posted on 11/6/2017, 16:53
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DITA CONSUMATE

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Capitolo 2: Nelle regioni della follia
La Sinossi:



Cora e Jasper ripercorrono insieme alcuni dei momenti più tremendi della loro disfatta, il momento in cui lo squadrone di ED capitanato dal maggiore Jackie è stato condotto nella missione che li ha portati alla brutale decimazione.
Il momento in cui Clifford ha cercato di abusare di Cora e di terminarla...

Edited by Fulci Forever - 11/6/2017, 19:05
 
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view post Posted on 12/6/2017, 20:26

CAMPIONE DELLA SPECIE

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Complimenti per l'idea, l'ambientazione e l'incipit: aspetto il secondo capitolo ^_^
 
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view post Posted on 12/6/2017, 21:35
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DITA CONSUMATE

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Stasera comincio a scrivere, domani finisco.
Perdonate, ho fatto tardi e voglio fare una cosa fatta abbastanza bene. ;)

Grazie dei complimenti Lucius.
 
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view post Posted on 13/6/2017, 22:19
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DITA CONSUMATE

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Ci siamo, raga. Io ci ho messo tutti i sentimenti. L'odio per esempio. Tanto per citare Groucho di Dyd. :P

Capitolo 2: Nelle regioni della follia


“Credimi, Cora, non te lo dico per farti preoccupare per il mio stato mentale, ma mi sento come se avessi distrutto io il mondo.
So che non eravamo solo noi della squadra Komodo a cercare di salvare il salvabile, la missione a New York che abbiamo intrapreso era solo una tra le tante richieste agli ED.
Però questo non mi aiuta, Cora, mi sento più di merda ogni giorno che passa e soltanto a te devo il fatto che non mi sono ammazzato”.
Cominciare così un dialogo non è incoraggiante, lo so , ma Cora mi ascolta e non smette di tenermi stretto a sé. Mi guarda con i suoi occhi verdi senza smettere di puntarli sul mio viso tirato, alla ricerca di un sorriso o di un barlume di serenità.
Non sono sereno e mi dispiace, mi sento terribilmente in colpa. Mi viene da star male quando lei comincia a piangere: il suo perfetto viso ovale si bagna di lacrime artificiali che sembrano acqua sporca ma hanno il loro effetto su un uomo innamorato e devastato dalla disperazione.

Lei mi accarezza in quel modo inconfondibile, simile a quello di una donna adirata che ha appena deciso di fare pace con te.
“Non sono preoccupata per il tuo stato mentale, sciocco. Sono preoccupata per te, per quello che può succederti. Vuoi aspettare a fare questa cosa, non te la senti? Posso fare tutto quel che desideri. Se ora non te la senti, ti posso capire. Davvero. Basta che la pianti di piangere, perchè come vedi, Jasper...”
Io cerco di voltare la testa e di non guardarla, ma sono obbligato a farlo quando lei mi prende la testa tra le mani e mi bacia. Sento le sue lacrime sfiorare le mie, si uniscono in un delirante balletto di tristezza.
“Detesti quando mi abbandono così, lo so benissimo, Cora. Ti amo e non ti rendi conto di quanto vorrei evitare di farmi vedere da te quando mi sento così...”
“Shhht. Non devi dirmi così, io ti accetto per come sei , dovresti saperlo ormai.” dice lei, tappandomi per un attimo la bocca con una mano.
“Scusami, sul serio, Cora, non intendevo dirti niente di male. Mi stai dando coraggio anche se ti lasci trascinare dalle mie fisime e dal mio stato d'animo. Okay, riprendiamoci entrambi.” le rispondo, sfiorandole i capelli castani.
Sbuffando mi lascio andare nel suo gelido ma dolce abbraccio.
“Ci sto!” replica decisa lei, sorridendo leggermente. “Ma ti voglio ancora con me, per un po'.”
“Okay, poi mangiamo, ti va?”
“Invitiamo anche lui alla cenetta romantica?” chiede sogghignando Cora, indicando la stanza poco più avanti. La più vicina al posto di comando.
Lì giace ciò che rimane del nostro capitano Jackie Soncarf, ridotto ad un ammasso di latta, di gran lunga inferiore alla mia donna. Era stata una creazione amatoriale, fatta in fretta e furia, quando io e lei abbiamo portato il nostro capitano nella navetta di supporto una volta perse le speranze. Una volta perso tutto.
Al povero Jackie erano state strappate entrambe le gambe dal mostro più temibile di tutti, probabilmente la creatura aliena più malvagia: colei che comanda nel regno dei demoni!

“Non so, Cora! Non so se lui potrebbe capire perchè rivango questa storia con te!” dico con voce quasi alterata mentre lei si prepara a gustare una bella scatoletta di ravioli al formaggio. Cibo esclusivo per i robot della FutureDream Corp, non so quanto possa essere effettivamente appetibile visto che sono fatti con scarti di magazzino delle aziende vecchie in disuso.
Mi accingo a raccontare il tremendo passato, allora, lasciando che Cora mi osservi attentamente per capire se sto per ricominciare a lamentarmi, spingendola di nuovo allo sconforto.
“Calma, tesoro! Non succede niente, no? Siamo qui io e te, riattiveremo il capitano più tardi.”
Lei smette di assumere quell'espressione da triste bambola rotta e io così posso sfogarmi senza paura di farla star male.

***

Era il 13 agosto del 2239. Quel giorno che non scorderò più. Il giorno che mi ha costretto a cambiare: da uomo razionale e pragmatico sono finito per divenire una marionetta in preda alla paura e al fato privo di misericordia.
Sorvolavamo i cieli di una livida New York, oppressa dallo smog e da una spaventosa desolazione che non lasciava addito a visioni pacifiche e alla sensazione di intraprendere una missione come le altre.
Nell'aria si respirava l'odore putrido della morte e del pericolo, io e gli altri componenti della Squadra Komodo lo capimmo ben prima.
Io, Cora, il nostro capitano Jackie Soncarf, Clifford la testa calda, Clayton il precisetto, Sonia la bomba sexy, Barbara la secchiona e nerd del gruppo, Jackson Peterson e Phil il fanatico di armi.
Un gruppo eterogeneo che si guardava amichevolmente in cagnesco , in quel momento, per sopravvivere alla tensione . Si prospettava uno scontro da incubo e così è stato.
Mi volevano bene e al contempo mi odiavano tutti, mi stavano appresso per prendermi in giro sulla storia di Cora. Phil e Clifford pensavano che portare con sé una ginoide da compagnia non fosse un buon modo per sopravvivere e portare a casa la pellaccia.
A bordo della Olygarch la situazione era tesissima, come lo erano i pochi dialoghi tra di noi.
Quando scendemmo fu anche peggio: vedemmo tutti lo spettacolo dell'orrore profilarsi di fronte ai nostri occhi protetti dai caschi anti inquinamento.
Eravamo tutti armati di fucili al plasma e granate incendiarie, eppure fummo scioccati dalla visione.
Resti bruciati appestavano la terra, la città non era che un enorme ammasso di cadaveri umani e rottami di veicoli.
Appesi ai pochi grattacieli rimasti c'erano centinaia di corpi che si dimenavano per il terrore e per le sofferenze che pativano.
Clifford urlò qualcosa come “Porco cazzo!” , imprecazione che io avevo sempre trovato un tantino infantile ma in quel momento non replicai, figurarsi se lo feci quando mi permise di vedere attraverso le lenti del suo visore.
Meno male che non era previsto di avventurarsi nel nucleo cittadino, ma solo sull'isola di Manhattan.
Lanciai un urlo e maledissi l'intera razza aliena. Mentre alcune linee di dialogo poco chiare scaturivano dai nostri mini-terminali in linea diretta con il QG, fui mio malgrado costretto a coprirmi la faccia.
Cora si precipitò al mio fianco e in quell'istante Clifford e Phil non ebbero certo voglia di schernirmi.
I corpi sui grattacieli e sulle altre costruzioni rimaste in piedi erano quasi tutti di gente morta: i più fortunati erano deceduti quando i piccoli alieni nei loro corpi erano usciti sfondando i loro toraci in preda agli spasmi; altri erano stati fatti lentamente a pezzi dall'acido molecolare o dalla loro schifosa bava, che aveva avviluppato i loro corpi inermi una volta intrappolati per l'incubazione. Altri ancora erano morti soffocati perchè si erano rifiutati di fare da terreno di coltura per gli alieni. Le cose a forma di scorpione che la Compagnia chiama “facehugger” avevano lasciato che alcune vittime si abbandonassero ad un crudele soffocamento, impedendo loro di perdere i sensi. I più combattivi, deliranti per paura di morire, avevano strappato le bocche dei mostri a morsi, ma dato che non potevano muoversi in alcun modo si erano ritrovati a farsi sopraffare da quegli insetti grotteschi, che non esitavano ad ucciderli chiudendo le loro teste in una morsa a prova di respiro.
Era un autentico delirio di urla e lamenti strozzati a viva forza.
Clifford mi strappò il visore di mano, Barbara fece per spiegarmi che non era andata come previsto. Il QG era stato chiaro nella sua breve comunicazione distrurbata da strani suoni sussurranti. La Terra era finita in mano agli xenomorfi e alla loro dittatura della morte senza senso.
Andammo allora tutti assieme sul luogo della missione, ansiosi di fare a pezzi un po' di carne di insetto.
Si trattava di farsi strada all'interno di un gasdotto nel bel mezzo dell'isola, una costruzione nera e lugubre come la notte che incombeva.Era questione di fare pochi passi e fare un'irruzione da manuale, un po' come quelle dei marines coloniali ai tempi degli avamposti alieni da bonificare.
Si era di nuovo in guerra, come tante altre volte nella storia dell'uomo, ma stavolta era per salvare noi stessi da un'altra razza. Non alieni, ma demoni assassini senza sentimento. Perlomeno era così che la vedevo io. E la penso ancora così, quando mi sveglio da incubi in cui vedo Cora sopra di me, tramutata in un folle mostro sibilante.

Entrammo. L'aria intorno a noi puzzava di morte. Cora non smetteva di fissarmi dritto negli occhi, chiaramente non aveva la paura di un umano dentro di sé ma era curiosamente sconvolta da ciò che vedeva. Strati di materiale grigiastro e appiccicoso erano un tutt'uno con le pareti e dappertutto l'odore era rivoltante.
Avanzavamo lentamente in fila indiana , obbedendo all'ordine del capitano, che ci voleva tutti in grado di aprire il fuoco al minimo segno di pericolo.
Quando oltrepassammo un cadavere con il torace sfondato, tutti ci rendemmo conto di essere vicini al nido.
Cora lanciò un rapido sguardo sulla canna del suo fucile. Su quei nuovi modelli era montato non solo il mirino al led ma anche l'indicatore di movimento che segnalava il numero di munizioni residue e l'eventuale presenza nemica.
Sonia fu la prima a cadere in trappola, non smetto di farmi tormentare dalle sue urla disperate.
Un forte sibilo sopra le nostre teste ci annichilì per un lunghissimo secondo.
La mia adorata Cora non fece in tempo ad avvisarci del pericolo sempre più vicino, quando Sonia volò verso il soffitto del corridoio insanguinato, urlando qualcosa di irripetibile con voce sofferta.
Una grossa coda, appuntita come una lama, la trafisse tra le gambe e le aprì l'addome come burro, lei finì per sbattere le braccia ai fianchi. Smise di reagire invano e si limitò a contorcersi per il dolore mentre il suo torturatore la annientava.
Piangeva, agonizzava mentre ci guardava con occhi imploranti. Ci chiedeva di aiutarla e noi non facemmo niente. Non potemmo quando il mostro, muovendo la testa oblunga, costrinse la nostra amica a guardare la morte in faccia.
Aprii il fuoco sulla cosa, ma purtroppo cadde morta solo quando riuscì a uccidere la Palmer, che ormai non gridava nemmeno più.
Con orrore vedemmo morire la ragazza, prima la morte le strappò il casco con le sue mani simili a rasoi.
Poi l'alieno la baciò, chiudendole il respiro, ammorbandola con il suo. Denso e fetido. Un bacio mortale della sua lingua dentata, che le asportò prima la parte inferiore della faccia, poi le aprì la gola con un micidiale affondo.
Così di Sonia non rimase che un corpo completamente sventrato, privato della testa. Che ci fissava mezza spiaccicata. Come per rimproverarci della nostra vigliaccheria.

La Terra era ormai finita e noi stavamo per perdere le nostre vite, ma anche la nostra umanità.

P.S Da ora in poi vi avviso: se vedete modifiche recenti è perché scrivo di getto e gli erroracci ortografici li noto dopo. Segnaletemeli se li vedete , mi fate un favore! :ohk55z.gif:

Edited by Fulci Forever - 16/6/2017, 00:16
 
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view post Posted on 14/6/2017, 16:02

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Azione tosta e dura, complimenti ;)
 
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view post Posted on 14/6/2017, 16:03
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DITA CONSUMATE

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Momento più interessante?
Scusa, è che ho sempre la fissa di fare ste domande. :D

Ad ogni modo grazie.
Dalla prossima volta niente sinossi perché mettendole potrei fare un torto a qualcuno : a sto giro non è successo tutto quel che mi promettevo di far succedere. :D
Ma è solo rimandato, devono ancora succedere tante cose "belle", temo ;) :P
Poi appena ho un attimo passo in rassegna tutte le altre cose, comprese le tue, Lucius.

Edited by Fulci Forever - 14/6/2017, 17:24
 
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view post Posted on 14/6/2017, 19:35




allora, letto e gustato a pieno il secondo,posso dirti che mi sono divertito a leggerlo , qui i personaggi sono caratterizzati molto bene e gli xeno fanno il loro sporco e incredibile lavoro, molto splatter e il finale pieno di scene sanguinolente e truculente, la mia parte preferita é stata il finale

un 10 tondo tondo
 
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view post Posted on 14/6/2017, 20:27
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DITA CONSUMATE

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Di Cora non dici niente? :P

Che voto generoso però! Thanks!
 
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