CITAZIONE (NenaDrug @ 24/5/2010, 19:44)
E' quasi impossibile scegliere.
Personalmente, mi sentirei di togliere il "quasi". A simpatia, voterei Parker con la stessa
nonchalance con la quale mi loggo; a razionalità... non saprei, non saprei proprio.
Entrambi i personaggi di Parker e Dillon compiono una
Bildung all'interno delle opere che vedono le loro gesta. Parker, cioccolatinoso capo ingegnere della Nostromo, dal rapporto litigarello con la commissaria di bordo, si presenta come ganzo manzo, tosto dalla punta della bandana sino alla punta del lanciafiamme, dal fare un tantino
bullshit (cit. da novellizzazione afferente). Gli eventi lo portano a maturare: accetta e rispetta Ripley quale suo nuovo ufficiale comandante, rischia disperatamente la vita al fine di cercare di aiutare la collega (Lambert) in difficoltà (per usare un eufemismo), ha un momento di
spleen quando il suo più stretto collega nonché amico ha il proprio incontro con la Grande Mietitrice (qui nei panni di un Grande Drone), gli ribolle il sangue quando Dallas viene abbracciato dall'alieno. Occhio, la reazione di Parker, in quel momento, non era tanto di paura quanto di rabbia ed inca**atura, di frustrazione per non aver saputo comunque fronteggiare lo sconosciuto in maniera adeguata, e tutto questo in casa propria, dove l'alieno avrebbe dovuto in teoria sentirsi più insicuro e, come tale, più facilmente soggetto a scivoloni. Ed invece no: sono i Nostromo
men a fungere da Chappi ambulante per il zannuto ospite.
Nel momento in cui si immola, Parker è cosciente che sta per ricevere un bacetto un pelino troppo deciso da parte dell'alieno? Probabilmente sì. Dopo esser stato testimone di quel che l'alieno è in grado di fare, dubito che Parker potesse esser così frescone da credere veramente di avere qualche possibilità di successo di difendere Lambert
e sfuggire lui stesso al drone. Ed è qui che Parker diventa un personaggio vincente oltre ogni ragionevole dubbio: segue il suo istinto. Non si sforza di restare per compiere un gesto tanto nobile quanto insensato, non si sforza di esser altruista: nel suo intimo, nel suo animo, lo è, altruista e signore. Forse è proprio in quel momento, più che in qualunque altro, che dimostra di essere un vero duro.
Dillon segue un
iter non diversissimo. Da giusto
leader spirituale che sa ponderare e che sa comprendere/tollerare/consigliare, accetta Ripley nella mascula comunità. La accetta,
non la accoglie. Ergo, si limita a tollerarla. Sa che nonostante il proprio volere, Ripley rappresenterà un brutto banco di tentazione per i suoi confratelli (ed, infatti, momenti di erototensione non mancheranno). Dillon è anche colui che dimostra una certa logica di ragionamento: se la dà velocemente che finché Ripley sarà viva, l'alieno che infesta i sozzi corridoi di Fiorina non cesserà di esistere, ed uccidere. In questo, nel rifiutarsi di spezzarle il collo, non è altruista, bensì pratico. Col tempo (non molto, a dir la verità), impara a stimare Ripley. Nella novellizzazione, Dillon commenta che se avesse conosciuto prima una donna come la nostra, forse non sarebbe mai finito quale ergastolano nel buco del c*lo dell'universo (cit. da una frase della stessa Ripley nella versione romanzata). E poi muore per consentire a Ripley di vivere abbastanza da far morire la baby-regina. Dillon si spoglia, nel farlo: togliendosi gli occhiali, dimostra di possedere il coraggio di affrontare l'alieno faccia a faccia, senza schermi, senza artificiosità. La propria carne contro l'esoscheletro. Anche Dillon è un signore di fronte al quale abbassare gli occhi.
Come dicevo all'inizio di questo mio
post,
no puedo elegir.