io sto con gli ippopotami |
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| Giaguaro (a sinistra) e leopardo (a destra) Il ritorno del ghepardo in India ?Sul sito Tutela Fauna ho trovato un paio di articoli,il primo del 20 ottobre 2009 e il secondo dell'8 novembre 2010,su questo progetto.
Cosa ne pensate ? Ci sono stati degli sviluppi ?
Il primo articolo del 2009: Si può immaginare il ritorno del ghepardo in India ?
Un convegno internazionale ha discusso i pro e i contro di un ambizioso progetto ideato dal Wildlife Trust of India (WTI): il ritorno del ghepardo in India, paese da cui era stato cancellato una sessantina di anni fa (20/10/09)
L'incontro in Rajasthan ha visto la partecipazione di associazioni conservazioniste, esperti mondiali e autorità per valutare la fattibilità di un progetto quanto mai ambizioso in un paese come l'India e che non manca di suscitare grandi perplessità.
L'India sta perdendo le Tigri, ha una popolazione di Leone asiatico ad altissimo rischio (ed è anche l'unica al mondo), una popolazione umana in continua espansione che stritola gli ultimi spazi vitali per la fauna selvatica: come può pensare di aggiungere una popolazione di un altro grande predatore?
Secondo Jairam Ramesh, Ministro dell'Ambiente e delle Foreste, “è una cosa che dobbiamo a un animale il cui stesso nome deriva dal Sanscrito e che una volta era molto diffuso nel nostro paese. Dobbiamo quantomeno discutere tutti gli aspetti di un possibile “Cheetah Reintroduction Project”. Personalmente ritengo che ci permetterebbe di recuperare e valorizzare una parte della nostra straordinaria storia naturale ma occorre innanzitutto che ci sia il consenso degli esperti."
Durante il convegno sono stati discussi diversi problemi legati a questa possibile reintroduzione: la disponibilità di habitat e prede adatte, il possibile conflitto con l'uomo, la gestione del progetto, la provenienza degli esemplari da reintrodurre.
Secondo il WTI la reintroduzione avrebbe effetti positivi indotti come un aumento del livello di protezione delle aree di prateria che sono normalmente sottostimate nei progetti di tutela ambientale: questo si tradurrebbe quindi in un effetto benefico su altre specie animali tipiche di questo territorio. Un effetto ben noto legato alla reintroduzione e tutela di “flagship species”, ovvero di specie simbolo che permettono di aggregare sforzi e risorse di cui beneficiano anche altre specie non altrettanto visibili.
Secondo alcuni esperti, considerando gli ambienti adatti e la densità di popolazione, esistono aree in cui effettivamente il ghepardo potrebbe essere reintrodotto con successo a condizione che venga garantita una specifica gestione a tutela delle aree. È stato comunque rilevato che un approfondimento di questa analisi è indispensabile per poter identificare con certezza le aree con maggiori probabilità di successo.
Per quanto riguarda il reperimento dei ghepardi, la scelta dovrebbe cadere sull'Africa. Il ghepardo indiano e quello africano sono stati “divisi” circa 4.500-5.000 anni fa, un periodo troppo breve per poterli considerare effettivamente animali geneticamente diversi o addirittura sottospecie. Si consideri che il leone africano e quello asiatico sono separati da 100.000 anni mentre il leopardo africano e quello asiatico da ben 170.000 anni.
Al contrario è stato sconsigliato l'utilizzo di ghepardi dall'Iran in quanto il paese non dispone che di una popolazione di un centinaio di animali che non deve essere indebolita. Negli ultimi 60 anni il ghepardo si è estinto in ben 15 paesi e bisogna quinndi prestare particolare attenzione a non indebolire ulteriormente le popolazioni superstiti.
Sull'onda di un certo ottimismo circa la fattibilità del progetto, le principali associazioni conservazioniste passeranno ora alla fase di definzione più dettagliata dell'iniziativa per sottoporla all'approvazione delle autorità.
Articolo del 2010 il Wildlife Institute of India e il Wildlife Trust of India hanno ndividuato le tre migliori aree di reinserimento risultanti dalle 7 prese in considerazione e valutate sulla base della disponibilita’ di risorse alimentari, dimensione dell’habitat e attitudine delle popolazioni locali.
Il report “Assessing the Potential for Reintroducing the Cheetah in India”, del Dr Y V Jhala, del Wildlife Institute of India si basa sull’idea che la reintroduzione di grandi carnivori sia non solo una strategia sensata per proteggerli, ma anche per ripristinare gli habitat. Il ghepardo è l’unico grande carnivoro che è stato estinto in India gia’ da tempi storici a causa della caccia eccessiva.
Il formidabile successo economico dell’India rende ora disponibili le risorse economiche necessarie per gestire questo progetto e l’appoggio delle autorita’ politiche è completo. C’è anche un filo di orgoglio linguistico, dato che il termine inglese per ghepardo, cheetah, è derivato proprio dal sanscrito ‘chitraku' che significa “macchie”, un chiaro riferimento al carattere distintivo del mantello del ghepardo.
La speranza è che come le tigri contribuiscono a tutelare le foreste e il leopardo delle nevi gli ambienti montani, il ghepardo possa fornire la motivazione per proteggere preziosi ambienti aperti di pianura.
Sulla base dell’analisi, il rapporto conclude raccomandando come aree prioritarie il Kuno-Palpur Wildlife Sanctuary, il Nauradehi Wildlife Sanctuary in Madhya Pradesh e il Shahgarh Landscape di Jaisalmer, in Rajasthan.
Il Kuno Palpur Wildlife Sanctuary è parte della regione del Sheopur-Shivprti, è la seconda area per ampiezza (6.800 km2) ed è una delle aree migliori per la reintroduzione grazie agli investimenti fatti in passato per l’introduzione del Leone asiatico. Puo’ sostenere 27 ghepardi che potrebbero arrivare a 32 con l’aggiunta di alcune aree limitrofe.
Il Nauradehi Wildlife Sanctuary (1.197 km2) si trova nello stato del Madhya Pradesh e potrebbe supportare 25 ghepardi. Per migliorare le possibilita’ di successo, 23 villaggi andrebbero spostati.
Il Shahgarh landscape si trova al confine col Pakistan, separato da questo da una recinzione che andrebbe estesa per comprendere circa 4.000 km2 di territorio. Cica 80 insediamenti stagionali di nomadi andrebbero rilocalizzati. Non vi è una grande varieta’ di prede, ma l’area puo’ supportare 15 ghepardi con un potenziale di 40.
La reintroduzione del ghepardo, supportata da una forte volonta’ politica e da risorse economiche adeguate, potrebbe avere una ricaduta benefica sulle economie locali attraverso il turismo e dare una motivazione e un obiettivo alla tutela delle aree desertiche e alle steppe, di solito abusate.
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