| Comunque, il delirio che è venuto fuori negli ultimi tempi è la streumentalizzazione della solita isteria di massa che colpisce ogni epoca, bene o male: nel 1500 c'erano le epidemie di balli frenetici, nell'anno domini 2020 etcetera, ci sono il politicamente corretto e la cultura della cancellazione (che praticamente è un ossimoro, ma vabbè...).
Detto ciò, trovo che sia una delle azioni peggiori che un docente possa fare (prendo l'ambito scolastico, ma il discorso si amplierebbe al panorama cinematografico, fumettistico, dell'arte in senso generale, della moda, e così via):
-primo, non si rende giustizia ad una delle colonne portanti della produzione letteraria occidentale, che ha influenzato moltissimi lavori che magari oggi sono esaltati come alfieri del politicamente corretto (anche solo per parlare del viaggio dell'eroe, o della tragedia della figura profetica, bisogna scomodare Omero, o quantomeno la produzione tragica greca);
-secondo, si fornisce un'educazione (anche se non mi sembra il termine corretto) incompleta e di parte: il fatto di voler eradicare le parti scomode dalla letteratura, e di converso dalla storia, è un'azione bieca e perfino infantile. Ha la stessa legittimità dei genitori che nascondono al bambino il male del mondo: così non si protegge il bambino dal contatto con il lato oscuro della società umana, semmai gli si fa un torto. Egualmente, si vogliono portare più autori afro-americani, latini ecc, nel panorama scolastico? Legittimo, sono d'accordo, ma condannare Omero perché nell'Odissea si parla di un eroe misogino e violento, vuol dire mandare in malora quasi tutti la produzione successiva che si è affermata in occidente (non parlo dei classici orientali, perché non voglio dilungarmi in campi in cui non sono ferratissimo, però anche quelli seguono impostazioni simili, vedi l'Heike Monogatari, che a grandi linee è un romanzo cavalleresco nipponico);
-terzo, non è così che si applicano gli strumenti della critica letteraria, perché se tu critichi Omero (tanto per fare l'esempio), allora io posso argomentare e criticare gli autori politicamente corretti: se siamo in regime democratico, la mia opinione varrà quanto la tua. E comunque, quegli strumenti vanno rivolti a tutti gli autori che un corso propone, altrimenti gli stessi vengono presentati come dogmi di fede, e torniamo a non poter dire che è la terra a ruotare attorno al sole, e non viceversa...non so se mi spiego;
-quarto, l'azione è performante nei confronti delle menti giovani, che ancora non hanno sviluppato strumenti critici autonomi. Non voglio dire che i giovani sono stupidi, però un imprinting simile li porterà a guardare con sospetto tutto ciò che non rientra nel politicamente corretto, ovvero negli indici approvati dalla politica, cosìcché opere come il Mein Kampf verrebbero bollate subito come libri da rogo, mentre andrebbero lette criticamente, capendo quali contenuti abbiano, cosa avesse in mente l'autore, e perché fossero idee pericolose per la società. Non parlo di innalzamento a capolavoro letterario, ma nemmeno di una demonizzazione a-critica. La critica letteraria avrebbe il compito, come lo studio storico, di restituire le emozioni di un'epoca, la sua mentalità, anche i suoi lati negativi, ma senza demonizzare quanto di negativo c'è in essa, perché a quel punto si è di parte.
Spero di essere stato chiaro, nonostante il papiro, ma è un argomento che mi sta a cuore.
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