Più che altro -necroposting immane, lo so- il primo libro ha il giusto bilanciamento fra supercazzole scientifiche, fantastico e verosimiglianza: potremmo dire che è un racconto di fantascienza, dove predomina la seconda parte della parola, con un pizzico della prima.
Secondo il mio parere, il primo libro riesce a catturare l'attenzione perché non è d'azione: ci sono molti tempi "morti", in cui i personaggi parlano oppure cercano di comprendere cosa stia accadendo, e devo dire che i segmenti migliori credo siano quelli dhe coinvolgono i ritornati, i cadaveri infettati che tornano dai loro cari per infettarli a loro volta.
C'è quel misto di orrore e pietà che caratterizza molta della produzione di Del Toro, un aspetto che poi va a perdersi man mano che il racconto procede, per esaurirsi del tutto nel terzo libro, dove l'elemento fantastico entra così prepotentemente nella storia, da risultare fuoriposto.
L'origine degli Antichi e del Padrone nell'arcangelo caduto Azrael cozza inelegantemente con l'impostazione scienitifica del primo e in parte del secondo libro, al punto che sembra di leggere due racconti differenti.
Il che è un peccato, dato che la prima parte della storia, dall'atterraggio dell'aereo alla morte del professore, riesce a risultare credibile, con tanto di dati che vengono rivelati sulla biologia dei vampiri e sul loro modo di propagarsi...paradossalmente, uno dei concept meno sfruttati (o comunque sfruttati poco) dal racconto è Quinlan.
Non avrei voluto metà del terzo libro su di lui, però trovo che il rapporto che lo lega al Padrone meritasse un approfondimento decisamente più ampio di quanto è risultato alla fine.