| L'ho rivisto per la prima volta da tempi non sospetti (ero molto piccolo, non ricordavo quasi nulla).
Due parole sull'autore, personaggio a dir poco singolare:
John Milius, sceneggiatore e regista di Conan, è uno degli artisti più originali e sottovalutati della New Hollywood anni '70 e '80. Grande amico ed assiduo collaboratore dei più celebri Spielberg, Lucas, Scorsese, Coppola, De Palma, è meno citato per due motivi principali; primo, malgrado abbia diretto una manciata di pietre miliari del periodo, è soprattutto un eccezionale sceneggiatore, ruolo troppo spesso sottostimato (a mio parere l'unico che abbia importanza pari a quella del regista assieme forse a quello di direttore della fotografia, in ogni caso dieci spanne sopra attori, costumisti, effettisti ed autori di colonne sonore); secondo, il buon Milius è politicamente…interessante. Considerato dai più un reazionario ("Zen fascist" il termine da lui stesso adoperato), risulta fastidioso in un ambiente asettico come quello della Hollywood di Spielberg e Lucas. Ora, è per me difficilissimo parlare della poetica di un autore senza sconfinare in un discorso di matrice politica (argomento giustamente bandito sul forum), ancor di più quando si tratta di un'ideologia come quella di Milius. Così, per farla breve, la mia opinione è che quest'ultima somigli a una versione maggiormente ludica ed affabulatoria di quelle dei colleghi Sam Peckinpah e Walter Hill, forse persino più viscerali, certo non assimilabili a gretti guerrafondai come John Wayne o Charlton Heston, poco inquadrabili e difatti sistematicamente ostracizzati dal sistema hollywoodiano. Chiarite le ragioni per cui il nome di Milius non occupa spesso le prime pagine (neppure dei quotidiani specializzati), citiamo qualche lavoro e diciamo due parole su contenuti e poetica.
Da regista, John Milius ha lasciato il segno in particolare con: - Dillinger (buon noir diretto con mestiere, certo non la quintessenza del suo cinema ma prima e valida dimostrazione della sua dimestichezza con ritmi ed equilibri del film d'azione)
-Il Vento e il leone, cupo apologo dai delicatissimi connotati politico - razziali, magistralmente realizzato, una stoccata dritta nello stomaco a chi idolatra Milius perché sfegatato dei suoi presunti ideali (qui parteggia nettamente per il personaggio Arabo come chiaro segno che la sua ricerca del grandioso e dell'ineluttabile prescinde da colori, confini e partiti politici, e non per niente Conan è un rozzo guerriero delle steppe)
-Un mercoledì da leoni (recuperatelo se non l'avete visto, folli!), l'esempio più puro della sua inusuale retorica, affresco epico ed istantanea di un'epoca intera. Non esistesse questo, Point Break neppure l'avremmo visto. Un capolavoro ed il suo miglior film.
-Conan, naturalmente
Eppure è come sceneggiatore che il suo contributo alla storia del cinema da straordinario si fa inestimabile. Ed è anche e soprattutto da questi film, ovviamente figli dei rispettivi registi ma chiaramente portatori della firma di Milius, che si desume la sua poetica, senza naturalmente prescindere da quelli da lui diretti.
Ecco i miei favoriti. Sparateveli tutti.
-Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo! (titolo Italiano imbecille di Dirty Harry), di Don Siegel.
-Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, di Sydney Pollack
-L'uomo dai 7 capestri, di John Houston.
-Apocalypse Now (!!!), di Francis Ford Coppola.
-1941 - Allarme a Hollywood, di Steven Spielberg
-Geronimo, di Walter Hill.
Per quanto riguarda Conan il barbaro, si tratta senza dubbio di una delle massime manifestazioni del talento di Milius per l'epica. Nel personaggio di Robert Howard (ma soprattutto nella fluida e plastica potenza dei disegni del grande John Buscema per la versione a fumetti) il regista trova il giusto respiro, quello della ballata o del poema. Con l'eccezione di qualche effetto speciale il film di Milius è ancora poderoso e non cede nulla neppure sul piano ideologico, non cadendo nell'anacronismo e dimostrando così la propria non-appartenenza (o al massimo anagrafica) al cinema d'azione muscolare degli anni '80. Conan ha radici ben più antiche. Non un capolavoro, ma grande e capace di turbare. Il primo quarto d'ora è magistrale, così come l'uso di paesaggi e spazi naturali. Persino la voce narrante non stona. Certo il miglior fantasy della decade.
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