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Servizio sul film ALIEN resurrection di Roberto Taddeucci, Alien Resurrection: la clonazione di Ripley

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view post Posted on 17/6/2007, 14:31
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Principe dell'alveare

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Fonte articolo: www.fantascienza.com/magazine/servizi/cinema/
autore: Roberto Taddeucci

Nel 1993 la 20th Century Fox incaricò il giovane sceneggiatore Joss Whedon di scrivere un copione per continuare la serie Alien. Whedon, allora 29enne, era conosciuto alla compagnia per avere creato per il cinema il personaggio di Buffy l'ammazzavampiri e sarebbe in seguito diventato un autore di culto per la televisione grazie a serie televisive come Buffy (appunto) e Angel. Dalla sua serie di FS Firefly è stato tratto un film che vedremo nei cinema nel 2005, intitolato Serenity. "Scrissi un trattamento" ricorda Whedon "e alla Fox si dimostrarono interessati e mi dissero che sarebbe piaciuto loro farne un film, ma dovevo metterci dentro Sigourney Weaver. Che era morta. Per cui ne scrissi uno nuovo."

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Whedon risolse il problema della precedente morte di Ellen Ripley ricorrendo all'utilizzo della tecnica genetica della clonazione. Sigourney Weaver (da ora in poi SW) era coinvolta a livello produttivo sin dal terzo film ma non si aspettava di dover tornare di fronte alla macchina da presa: "Non mi aspettavo che le cose andassero in questo modo. Pensavo che se ne sarebbe fatto un quarto, ma senza di me, senza Ripley. Invece mi riportarono indietro dalla morte, contro la mia volontà, e tutti i casini sarebbero ricominciati di nuovo! In effetti non interpretavo più Ripley, ma una Ripley nuova e migliorata." A parte la sfida di tornare ad interpretare il personaggio che l'aveva resa famosa e affrontarlo secondo una prospettiva tutta nuova, pesarono sulla sua decisione probabilmente anche gli 11 milioni di dollari che la produzione le offri per tornare a comparire nella serie, più una percentuale sugli incassi. Ancora una volta l'attrice viene accreditata sin dai titoli di testa anche come co-produttrice.

Così come successo per i tre film precedenti i produttori affidarono la regia ad un autore emergente e promettente. La scelta iniziale fu per il britannico Danny Boyle (Trainspotting) ma a seguito del suo rifiuto si optò in modo decisamente inaspettato sul francese Jean Pierre Jeunet, acclamato per i suoi personalissimi film culto (in Europa) Delicatessen e La città dei bambini perduti, ma totalmente sconosciuto al grosso pubblico d'oltreoceano. Jeunet fu il primo ad esserne sorpreso: "Perché vogliono me?" si chiese, "sono molto occupato e non voglio fare un film hollywoodiano." Da parte della produzione si trattava di una scelta decisamente coraggiosa ed originale e non priva di rischi. Jeunet era un grande appassionato dei precedenti film della saga ma tra l'altro non parlava praticamente inglese, per cui sarebbe stata davvero un'impresa ardua: gestire per la prima volta un grosso film come questo con tutta quella serie di difficoltà legate alla barriera linguistica con i collaboratori, dal cast tecnico a quello artistico. A Wynona Ryder (Edward mani di forbice) fu affidato un nuovo personaggio, quello della meccanica Annalee Call. Il resto del cast era composta da una serie di bravi caratteristi, tra i quali Ron Perlman (recentemente Hellboy) nel ruolo di Johner, il piccoletto Dominique Pinon, un fedelissimo di Jeunet scelto per il ruolo del paraplegico Vriess, e Brad Douriff, veterano del genere essendo apparso in classici come Dune, X-files ed in seguito Il Signore degli Anelli. Il 19 novembre 1996 negli studi della Fox di Los Angeles iniziarono le riprese di Alien — la clonazione (Alien Resurrection), il primo a non essere girato in Inghilterra. Le riprese con la troupe principale si conclusero il 24 aprile dell'anno successivo. Agli attori venne consegnata non una vera e propria sceneggiatura ma una sorta di via di mezzo tra uno storyboard ed un copione, con immagini disegnate dell'inquadratura sulla sinistra e i dialoghi e le note sulla destra della pagina. Un metodo di lavoro decisamente strano, ma non certo senza una sua logica e praticità.

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La scoperta della nuova realtà della rinata Ripley è uno degli aspetti più interessanti del film. Al centro della storia c'è la scoperta della nuova identità di Ellen, suicidatasi duecento anni prima e per qualche ragione riportata indietro dalla morte. La sua condizione è peraltro assolutamente unica perché le cellule ematiche conservate utilizzate per lo sviluppo del suo nuovo corpo contengono anche tracce del DNA dell'alieno che le stava crescendo dentro prima di morire. Nel cargo mercenario che la trasporta la donna ha modo di far buon uso della sua estrema forza e abilità con il resto dell'equipaggio. Tali abilità quasi sovrumane emergono anche nella sequenza della sfida a pallacanestro. Un numero enorme di ciak fu necessario per girare il momento in cui Ripley si allontana camminando dal canestro, lancia la palla di spalle e centra incredibilmente il cesto. La palla stessa esce di campo per un attimo ma la scena è stata veramente girata senza far ricorso a trucchi o effetti speciali.



Per i responsabili degli effetti trucco degli alieni, la Amalgamated Dynamics di Alec Gillis se Tom Woodruff Jr, c'era anche il compito di cercare di rendere i nuovi aliens leggermente diversi (c'è DNA umano in loro adesso) e ancora più malvagi e spietati. Nonché, forse proprio in virtù del nuovo tratto "umano", estremamente aggressivi anche tra di loro. "Volevamo rendere le creature più feroci e più aggressive" dice Gillis, "per cui abbiamo spostato indietro la fronte e spostato in avanti il mento, dando loro un aspetto più malvagio. Le zampe hanno adesso tra punti di snodo e anche la coda è stata modificata e ha adesso una struttura con una sorta di lame che permette loro anche di nuotare. Speriamo di aver migliorato l'apparenza degli aliens, senza rendersi irriconoscibili rispetto ai primi tre film." Un'altra sequenza chiave che ha richiesto un gran lavoro da parte degli specialisti degli effetti speciali è quella nella quale Ellen entra nella stanza dove sono conservati gli altri suoi cloni, tentativi non riusciti da parte degli scienziati di riportarla in vita. In essi le sue caratteristiche umane sono mescolate in modo vario con quelle aliene, con risultati spaventosi e grotteschi. "La scena coi cloni è veramente incredibile. Mi piace quando tocchiamo tematiche legate alla scienza e portiamo il pubblico in posti che di solito di sognano solamente. E' quando la serie funziona veramente" dice SW, il cui corpo è stato usato come modello per le varie clonazioni abortite e che appare comunque interpretando anche quello più sviluppato, cosciente, che sdraiato sul tavolo le chiede di ucciderla. La scena richiama quella con il capitano della nave del primo film, e va ricordato che quando Alien la clonazione uscì nelle sale quella scena non la si era ancora vista in quanto era stata tagliata dal primo montaggio cinematografico del film di Scott.



Un altro dei punti più spettacolari e avvincenti del film è quello della fuga subacquea degli umani, inseguiti dagli aliens. Per girarlo era stata costruita una profonda piscina nei teatri di posa e sono occorse diverse settimane per completare le riprese necessarie. Sia SW che Wynona Rider concordano nell'affermare che girare questa parte è stata una delle cose più faticose e difficili della loro carriera. Tom Woodruff Jr tornò ad indossare (cosi come fatto in Alien 3, di cui ci siamo occupati su Delos n. 92) una tuta che riproduceva le fattezze aliene e anche per lui si presentarono le difficoltà legate alla sicurezza di girare sequenze riprese sottacqua, senza poter respirare e oltretutto senza poter vedere molto, visto il cappuccio/testa aliena che gli copriva la visuale. Furono girate scene da varie angolazioni, molto dure dal punto di vista fisico, ma alla fine nessuna di queste fu usata. La tecnologia dell'animazione computerizzata stava in quegli anni prendendo piede e gli animatori dei Blue Sky Studios (gli stessi che hanno realizzato i titoli di testa di Star Trek Voyager) furono alla fine coloro che fornirono tutte le immagini che si vedono degli alieni che nuotano sottacqua cercando di catturare gli umani in fuga. I fluidi movimenti degli esseri furono basati su filmati di iguane marine e sono decisamente convincenti, contribuendo in modo decisivo all'efficacia del risultato finale. Per creare le altre immagini generate al computer furono ingaggiate l'americana Digiscope e la francese Duboi. Per il film si utilizzarono anche dei modellini in scala, tecnica sempre meno usata ma ancora con indubbie potenzialità, costruiti dalla Hunter/Gratzner Industries. Complessivamente le sequenze con effetti visivi speciali risultano di eccellente qualità sebbene nella loro realizzazione non sia stata coinvolta nessuna delle ditte più note, come la ILM o la Digital Domain. Il supervisore degli effetti speciali è il francese Pitof (vero nome Jean Christophe Comar), già in precedenza collaboratore di Jeunet e successivamente arrivato alla regia in proprio, per film come Vidocq e Catwoman.

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Nel finale Ripley e la nuova Regina assistono entrambe alla nascita del nuovo bambino alieno, uno dei momenti più controversi e criticati del film. Il nuovo nato è un ibrido per metà alieno e per metà umano, alto e dal teschio oblungo e scheletrico ma con occhi inequivocabilmente umani. La donna, nonostante il sentimento di tenerezza che in qualche misura la lega a lui, decide di ucciderlo perché non vuole che finisca trasportato sulla Terra e sottoposto a esperimenti in qualche laboratorio. La scena ha varie pecche: il look della nuova creatura non è certo tra i più convincenti e anche in fatto di logica ci sono varie incongruenze. Ripley raccoglie con la mano il sangue dell'alieno e lo lancia verso il finestrino che da sull'esterno della nave. La sua carne non si corrode, il vetro del finestrino si. C'è poi il solito vecchio problema della decompressione: sia Ripley che (Ryder) morirebbero all'istante nell'esplosiva decompressione di un ambiente pressurizzato posto a contatto col vuoto assoluto dello spazio, ma a Hollywood si usa trattare la situazione con una sorta di forte vento che invece è del tutto non scientifica. Ma tant'è: l'errore è stato fatto tante e tante volte ma continua ad essere riproposto. Finale truculento col baby alien che viene risucchiato orrendamente attraverso un piccolo buco nel cosmo, creando una sorta di fontana sanguinolenta che sembra uscita da un film della serie Nightmare. Il film è in effetti in assoluto il più gore della serie. Sul versante musicale nuovo cambio della guardia, con John Frizzell che subentra col compito di sostenere con le note le atmosfere volute da Jeunet. Lo fa in modo egregio, componendo un soundtrack funzionale ed efficace e concedendo anche un doveroso tributo al grande Jerry Goldsmith (recentemente scomparso), riproponendo il suggestivo Ripley's Theme da lui composto per il primo Alien.



Il film fu presentato in prima mondiale a Parigi il 6 novembre del 1997. Gli incassi finali del film ammontarono, nel mondo, a 160 milioni di dollari. In totale la serie ha accumulato oltre 600 milioni di dollari di incassi, e questo limitandoci ai soli introiti provenienti dalla vendita dei biglietti al cinema. Bisogna poi aggiungere le vendite di videocassette e DVD, più i diritti sul merchandise, videogiochi, diritti di trasmissioni prima da parte delle emittenti satellitari infine da parte delle emittenti televisive commerciali. Dal punto di vista dell'accoglienza della critica il film fu accolto molto meglio in Europa che non negli USA. In Italia Lietta Tornabuoni su La Stampa si soffermò in particolare sulla scena della stanza dei cloni, che evidentemente l'aveva colpita in modo particolare: "Il corpo sconnesso, gonfio, tagliato e ricucito, dagli organi spiazzati e dalle funzioni invertite, dal candore cadaverico, sta fra altri mostri ibernati: umani non umani, esseri con tre bocche o senza occhi, con la coda o con un rostro al posto della faccia, sono i prodotti o la materia prima degli atroci tentativi di creare combinazioni tra genetica umana e genetica aliena, compiuti da medici eredi del dottor Mengele, lo sperimentatore assassino dei Lager nazisti." Sul film più in generale: "L'attualità della quarta puntata della serie non è rappresentata dalla clonazione, tema prediletto dai talk show televisivi, ma dallo stile del nuovo regista, già autore insieme con Marc Caro di due film esemplari sulla decadenza e sulla degradazione del mondo, Delicatessen e La città dei bambini perduti. Jean-Pierre Jeunet ha immaginato l'astronave come un ammasso di ferraglia da prima rivoluzione industriale; il suo direttore della fotografia Darius Khondji ha scelto tonalità scure, nero o marrone profondo, e un procedimento all'argento che aveva già adottato in Seven o in Io ballo da sola." Emanuela Martini su FilmTV scrisse un'ottima recensione che si concludeva con queste condivisibili parole: "Jeunet, pur apertamente disinteressato alla parte action del film (che è infatti la più debole), si è trovato a casa propria nei cunicoli tecnologici-fatiscenti della base spaziale Auriga, tra i cloni mal riusciti, i mostri da laboratorio, nel vivaio di alieni "impiantati" negli umani. Il film è segnato dal suo senso nerissimo del grottesco e, naturalmente, dalla presenza dominante di Sigourney Weaver, eroina tornata dal regno dei morti, ormai "mutata", disseccata e cupa, capace di un rapporto quasi carnale con l'alieno (che, in fondo, è carne della sua carne). La sua ostinazione a proteggere l'umanità (lei che non è più umana) la consegna quasi alla tragedia."

Abbiamo già avuto modo di accennare al fatto che la longevità commerciale della serie non si regge solo ed esclusivamente sugli incassi cinematografici ma anche su un'attenta strategia di riedizione e integrazione per completisti architettata nel corso degli anni dalla divisione Home Video della 20th Century Fox. Nel dicembre 2003 è stato distribuito un cofanetto con ben 9 DVD che offrono veramente tanto materiale tutto da gustare per gli alien-dipendenti. Vi è inclusa anche una edizione speciale di questo quarto capitolo della serie, che dura all'incirca 8 minuti in più rispetto a quella che fu distribuita nelle sale. Come ci tiene a specificare il regista non si tratta di un director's cut vero e proprio, dal momento che Jeunet stesso si ritiene del tutto orgoglioso e soddisfatto della versione originale, piuttosto di un qualcosa in più che potrà essere divertente per i fans. Inizialmente c'è una scena aggiunta subito dopo i titoli di testa, alcune sequenze che sono un po' più lunghe e che permettono di delineare meglio i personaggi. Verso l'inizio uno scienziato mostra alla rinata Ripley la fotografia di una bambina, suscitando in lei dolorosi "ricordi". Anche la scena nella cappella tra Call e Ripley è estesa ed in coda c'è anche un finale alternativo nel quale vediamo la nave Betty atterrare sulla Terra, nelle vicinanze di una Parigi post-apocalisse.

Dunque Ripley, morta e resuscitata contro la propria volontà, è adesso arrivata sulla Terra. Si parla da anni del progetto di portare a conclusione la sua vicenda con un quinto e finale capitolo. In varie occasione la stessa SW ha dichiarato di aver avuto alcune conversazioni preliminari addirittura con Ridley Scott. Solo il tempo dirà se le cose procederanno e si concretizzeranno. Nel frattempo la Fox ha proceduto su un binario parallelo producendo una versione cinematografica del cross over fumettistico Alien vs. Predator, il cui successo al botteghino potrebbe in un certo senso anche essere d'intralcio alla realizzazione dell'ultima avventura dell'eroina originaria Ripley. Ma non è detta l'ultima parola. Dal canto nostro la speranza è che SW torni ancora una volta a vestire i panni della sopravvissuta spaziale che l'ha resa famosa, offrendoci una resa dei conti finale che sarebbe anche una più che doverosa chiusura del cerchio per una delle serie cinematografiche di fantascienza più note e apprezzate.

Edited by Alien Queen - 26/8/2012, 16:40
 
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view post Posted on 23/6/2007, 00:47
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Alien el octavo pasajero

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non l'ho letta tutta quando avrò più tempo provvederò ma mi è caduto l'occhio sulla parte in cui dice che Ripley usa il sangue dell'alieno per corrodere il finestrino attraverso il quale l'alieno vienere risuchiato, eppure a me è sembrato che quel sangue sia il suo, che lei si ferisca volontariamente con le fauci del newborn per poi utilizzare il sangue nel modo in cui si è visto, se invece il sangue dovesse essere dell'alieno ma non penso anche perchè non vedo in che modo possa averlo ferito in quella scena il motivo per cui Ripley non verrebe ferita sarebbe dovuto al fatto che il sangue dell'alieno ha un acido molecolare più debole rispetto a quello degli xenomorphi, così è più simile a quello acido di Ripley 8 che per tale motivo non risentirebbe degli effetti negativi dello stesso, tuttavia ora che ci penso se il newborn avesse sangue acido parte dello scafo sarebbe dovuto essersi corroso durante la sua cruente morte.... interessante....
 
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Alienmorph
view post Posted on 23/6/2007, 17:50




E così Whedon aveva scritto anche un altro plot senza la banalissima idea della Ripley clonata? Serebe interessante sapere cos'aveva scritto originariamente... non sono un gran fan di Buffy ma sto apprezzando le sue storie degli X-men e sarebbe curioso sapere come aveva organizzato il ritorno degli xenomorfi senza clonazione.
 
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2 replies since 17/6/2007, 14:31   150 views
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