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MUTAZIONE NATURALE: progettazione della creatura, CONTENUTI SPECIALI DI ALIEN RESURRECTION

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view post Posted on 3/2/2008, 01:38
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Alien el octavo pasajero

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>CD SPECIALE ALIEN RESURRECTION
>>PRODUZIONE
>>>MUTAZIONE NATURALE: progettazione della creatura

Ho scritto le interviste riguardanti questa sezione del cd speciale su alien resurrection spero apprezzerete la lettura lunga ma molto interessante che svela alcuni particolari sui quali abbiamo già meditato.

ALEC GILLIS: alien effects creator

Io e Tom avevamo lavorato insieme ad Aliens, il secondo film della saga di Alien. lavoravamo insieme per Stan Winston, che era il realizzatore degli effetti meccanici della creatura per quel film qualche tempo dopo abbiammo aperto una societa nostra e Ci hanno affidato glie effetti della cratura di alien 3.
Era abbastanza logico che ci affidassero agli egffetti di alien la clonazione
ci sentiamo molto fortunati a poterci passare il tetsi da un film all'altro
in effetti esclusa Sigoruney Weaver siamo i veterani di più lunga data della serie.


SIGOURNEY WEAVER: co-producer:

è da tre film ormai che collaboro con Tom Wooddruff e Alec Gillis
si occupano degli effeti della creatura. Spesso è Tom quello dentro il costume.


TOM WOODRUFF. JR.: alien effects creator

il cambiamento più profondo apportato all'alien è stato il volerlo rendere più furbo e crudele.
per far questo a livello progettuale, occorre cercare più linee direzionali, angoli più acuti e introdurre molti elementi artistici.
per esempio, questa volta la calotta è più a punta. Anche il mento è più appuntito e sporgente. Abbiamo esagerato le spalle.
Alcuni elementi della cassa toracica sporgono di più e aiutano a ridurre le forme intorno.
E' un continuo processo di perfezionamento: ogni volta affini qualcosa.

ALEC GILLIS: alien effects creator

Gli alien che nuotano costituivano un'altra difficoltà progettuale.
Abbiamo lasciato che il fatto che dovessero nuotare influenzasse in qualche modo la progettazione delle nuove creature guerriere.
Abbiamo aggiunto una lama a forma di pinna in fondo alla coda.


TOM WOODRUFF. JR.: alien effects creator

Cera un aspetto particolare dei guerrieri che nuotavano: dovevano apparire sulla superficie dell'acqua e avere quei quattrot tentacoli, quei tubi che spuntano dalla schiena, dietro la testa.
Abbiamo aumentato la grandezza delle vertebre, anche verso la coda, perché si vedesse la coda che dava la spinta nell'acqua.
In realtà nel film non lo si vede nuotare così, in superficie.
E' quasi sempre sott'acqua, fino a quando non emerge.


ALEC GILLIS: alien effects creator

Il processo di progettazione di una creatura in un lungometraggio parte sempre dalla sceneggiatura.
Io e Tom la leggaimo, poi confrontiamo gli appunti, ci facciamo venire qualche idea e definiamo quella che secondo noi è l'essenza del personaggio che stiamo creando e la prospettiva, ovvero cosa distingue questo film dagli altri che abbiamo curato.
Una volta concordato quale direzione vogliamo seguire, cerchiamo di capire qual è quella che vorrebbe seguire il regista.


JEAN PIERRE JEUNET: Director

Sono dei bravi ragazzi. Mi piacciono. Hanno fatto un lavoro eccezionale. Sono dei veri professionisti. Mi piaciono molto.


ALEC GILLIS: alien effects creator

Sapevamo qual era lo stile dell'alien che era stato usato in precedenza e anche come migliorarlo.
Ma volevamo dargli una nuova impronta per vivacizzarlo un pò.
Dopo i primi incontri, abbiamo cominciato a fare bozzetti e disegni delle varie forme della creatura.
Poi siamo passati alla fase di scultura in cui abbiamo realizzato sculture in scala ridotta, ovvero dei prototipi, e costruito scaffali interi di piccole sculture da sottoporre a Jean-Pierre.
Alcune dovevano servire solo da fonte di ispirazione.
Il tutto è stato fatto come preparazione alla scultura a grandezza naturale e ha condotto alla produzione della pelle di gomma o di silicone, dei meccanismi e, in ultima istanza, alla fase di verniciatura e all'interpretazione sul set.


TOM WOODRUFF. JR.; alien effects creator

Ci sono vari elementi dell'alien che il pubblico conosce e che vuole poter riconoscere, e bisogna attenercisi.
Ma comunque c'è una certa libertà che consente di apportare alcune modifiche alla scultura, ai materiali, al modo in cui è meccanizzata, al modo in cui mi muovo nel costume per differenizarla un pò, pur restando fedeli al tipo di effetti che il pubblico si aspetta di vedere nell'alien.


PITOF: visual effects supervisor

Tome e Alec non volevano che Jean-Pierre vedesse l'alien prima che fosse pronto.
e facevano bene.
Quindi Jean-Pierre non ha mai vistso foto dell'alien prima cheh il costume fosse pronto.


JEAN PIERRE JEUNET: director

Ricordo il primo giorno che abbiamo visto l'alien sul set durante le prove.


PITOF: visual effects supervisor

Naturalmente aveva visto i modellini in miniatura e tutto il resto, ma il vero alien... la prima volta che l'ha visto era quello definitivo.


JEAN PIERRE JEUNET: director

C'era Tom dentro il costume ed è comparso sul set.


PITOF: visual effects supervisor

Abbiamo cominciato a fare delle prove con la macchina da presa e le luci.


JEAN PIERRE JEUNET: director

C'era un silenzio assoluto.


PITOF: visual effects supervisor

Sembrava un vero alien. Eravamo tutti strabiliati.


JEAN PIERRE JEUNET: director

Avevamo la pelle d'oca. Era incredibile.


PITOF: visual effects supervisor

Faceva un pò paura, perché sembrava davvero un alien. Era forte.

JEAN PIERRE JEUNET: director

Sono molto bravi con i pupazzi azionati elettronicamente,il costume e tutto il resto.
Sono dei professionisti. Io li adoro.


ALEC GILLIS: alien effects creator

I facehugger e le uova erano elementi essenziali dei film precedenti e il nostro compito è quello di aggiornarli e di adattarli agli anni '90.
I facehugger sono stati realizzati in vari modi.
Alcuni erano semplici facehugger di gomma molle da muovere in certe direzioni e da lanciare e contro cui Sigourney Weaver poteva lottare, per esempio.
Uno aveva una coda tutta attorcigliata che poteva essere usata per stringerle il collo.
Avevamo facehugger interamente meccanici manovrati da diversi tecnici fuoricampo che azionavano alcune leve per far funzionare le dita e gonfiavano camere d'aria per far agitare le sacche.
Avevamo anche dei burattini di grande effetto.
C'erano dei burattinai che infilavano le mani nel corpo dei facehugger con dita meccaniche che si estendevano dalle loro dita.
Così abbiamo creato l'effetto delle creature che escono zampettando dalle uova schiuse.
I risultati migliori si ottengono sempre dalla combinazione di varie tecniche.
Quanto alle uova... All'inizio Jean-Pierre ci aveva confessato che secondo lui nei film precedenti le uova sembravano un pò meccaniche. Pensava che si aprissero e basta.
Quindi ci siamo impegnati al massimo per migliorare i meccanismi, e abbiamo creato uova con 25 movimenti diversi, contro i quatto dei vecchi modelli, incluso il movimento ondulatoirio lungo i bordi dei petali, così anche quando l'uovo era dritto e fermo prima della schiusa, si poteva vedere un leggero moviemnto. il corpo si controceva tutto. l'apertura dei petali avveniva in tre diversi segmenti dei petali stessi.
c'eran camere d'aria e un organo all'interno, che si contorcevano e una guina che si staccava prima che la creatura balzasse fuori.
Ci siamo presentatai sul set con circa sette tecnici che azionavano quei cosi.
Abbiamo girato e Jean-Pierre era estasiato.
Ci ha detto, attraverso l'interprete: "Non pensavo che sarebbe stato possibile. Grazie".
Perciò sapevamo di aver fatto centro.


TOM WOODRUFF. JR.; alien effects creator

Alcuni aspetti del ciclo vitale degli alien erano già stati visti.
Questo era il quarto film, per cui volevamo creare qualcosa di nuovo.
Dei vari stadi, il chestburster è probabilmente quello che si vede per meno tempo.
In pratica è una creatura attiva che fuoriesce dall'organismo ospite sventrandolo.
Poi sparisce e non lo si vede più.
Si possono fare un'infinità di cose con una creatura simile in quel breve lasso di tempo.
Anche in questo caso abbiamo utilizzato materiali che non avevamo mai potuto usare.
Abbiamo impiegato nuove e sottili pelli traslucide per dare alla creatura un aspetto da stadio larvale di essere vivente.
Sembra molto più viva.
L'abbiamo araticolata al punto da renderla molto convulsa, molto vivace, per creare un effetto di maggiore impatto mentre fuoriesce dall'ospite.
forse si nota anche qualcosa di diverso, ma forse è solo a livello subconscio.
Stavolta si capisce che è una creatura vivente.


JEAN PIERRE JEUNET: director

Nella sceneggiatura, quella in cui Ripley sparisce nel nido era una scena d'azione.
io ho preferito modificarla per creare un qualcosa di strano, più strano del mondo di Giger.



TOM WOODRUFF. JR.; alien effects creator

La tana della vipera era importante in termini di trama.
Era qualcosa di totalmente nuovo, ma che avevamo sempre avuto in mente: "se gli alieni catturassero Ripley, dove la porterebbero?".
Sapevamo di dover realizzare qualcosa di terrificante.
Alla fine abbiamo creato un ambiente enorme, un set di sei metri per se che si animava.
C'erano tentacoli e code e un paio di alieni in costume che trascinavano Ripley per il nido.
Credo che a un certo punto ci fossereo 25 o 30 tecnici là sotto.
In alcuni casi, erano solo persone che reggevano parte della scultura di gomma e la facevano ondeggiare per animarla.
Altri erano buratt8inai che manovravano un tentacolo. Io ero dentro un costume.
Io uscivo da un buco e la trascinavo giù. In realtà lei scendeva su un montacarichi.
Quindi c'era moltissimo movimento nella scena.
La cosa bella era che tutto era possibile.
Potevi creare movimenti distinti. Non occorreva sovrapporli.
Non era mai una sola creatura che faceva qualcosa, ma era un insieme di piccole sacche in movimento che davano vita al tutto.

ALEC GILLIS: alien effects creator

Era un impresa tecnicamente complessa, perché di solito non ci viene chiesto di creare un intero set.
Era un set di sei metri per sei che era una scultura vivente.
Abbiamo lavorato su una scala ben più grande del solito.
E' sempre difficile coordinare 25 o 30 tecnici addetti al movimento.
E' un impresa coordinarne così tanti.
Per l'azione ci siamo basati su Sigourney, perché era lei il fulcro della scena e tutto quello che facevamo noi, anche se sullo sfondo, doveva farle da corollario.
E' una visione simbolica di Ripley che sprofonda nel mondo degli alien.
Perciò abbiamo parlato con lei di qulai sarebbero le sue emozioni nella scena e di come adattare i nostri ritmi.
Sono cose che magari non risultano evidenti su pellicola, ma che colpiscono a livello subliminale.
Alla fine funziona.
Secondo Sigourney, è una delle immagini più memorabili di tutta la saga.
E a noi fa molto piacere.
E' estremamente difficile dire quali siano le cose che abbiamo fatto che hanno reso i personaggi più reali, perché in realtà è un insieme di cose.
E' raro che un film ti consenta di sperimentare tutto il potenziale dell'animatronica.



TOM WOODRUFF. JR.. alien effects creator

Per l'inizio del film, quando si vede che il processo di clonazione riesce, abbiamo costruito due repliche: una di Ripley adulta e una di Ripley bambina di circa dieci anni.
Ho pensato di procurarci delle foto di Sigourney da piccola e basarci su quelle, affinché il pubblico potesse riconoscere alcuni tratti somatici.
L'idea era che l'inquadratura della bambina di dieci anni diventasse un primo piano e che poi ci sarebeb stato un morphing al computer fino alla Ripley adulta.
E' interessante, in termini di crescita fisica di una persona, vedere una Sigourney Weaver bambina che cresce e diventa adulta.
Avevamo un sacco di foto che ci aveva dato Sigourney r poi il reparto casting ci ha trovato una bambina che le somigliava.
Le abbiamo fatto un calco del corpo e della testa e l'abbiamo riscolpito.
Poi abbiamo preso il calco della testa di Sigourney che avevamo usato in Alien 3, abbiamo riscolpito il corpo del modello, aggiiunto la testa di Sigourney e poi rifinito il tuto con un materiale che sembrava vera pelle umana.


ALEC GILLIS: alien effects creator

Essendo il quarto film, avevamo già vari stampi della testa di Sigourney e li abbiamo usati per i calchi di argilla così non abbiamo dovuto fargliene altri.
Abbiamo fatto un calco di una controfigura, aggiunto la testa e riscolpito dove necessario, poi abbiamo creato delle repliche di silicone e le abbiamo aerografate aggiungendo dettagli per renderle realistiche.
Poi hanno fatto il morphing al computer da una all'altra.
E' un morphing così graduale e leggero che quasi non lo si nota fino a quando finisce.
Poi ci si rende conto di cosa è successo. E' un effetto molto bello e delicato.
Nel film ci sono altri effetti in scala minore di cui siamo fieri.



TOM WOODRUFF. JR.; alien effects creator

Nella creazione dei cloni venuti male di Ripley eravamo liberi di determinare lo stadio di ciascuno.
L'idea non era di mostrare una progressione. Non c'è mai stato un legame fra un clone e quello successivo.
Ma abbiamo deciso che sarebbe stato interessante far capire che, a ogni tentativo, si otteneva un clone cresciuto, di maggiori dimensioni.


ALEC GILLIS: alien effects creator

Ne abbiamo discusso con Jean-Pierre e abbiamo deciso che era essenziale che si percepisse il phatos di quei cloni.
Era importante vedere che soffrivano, così si capiva che quel che stavano facendo gli scienziati era evidentemente sbagliato.
Credo che il settimo clone sia il più elaborato di tutti perché implicava il truccare Sigourney.


TOM WOODRUFF. JR.: alien effects creator

Per il numero sette abbiamo dovuto ideare qualcosa di così viscerale e orripilante da rendere comprensibile che Ripley volesse farlo morire.


ALEC GILLIS: alien effects creator

E' stato divertente creare quel personaggio, proprio perché era un personaggio. Non era una semplice gag, era pieno di pathos.
Per me la scena più bella del film è quella in cui si confronta con se stessa.
quella che spuntava era Sigourney: era su un piano inclinato e da un buco del tavolo usciva la sua testa.
Sopra le abbiamo montato un corpo di silicone meccanizzato che era in grado di respirare e aveva uno stomato dilatato che si muoveva a scatti.


TOM WOODRUFF. JR.: alien effects creator

Dovevamo fare in modo che in un tempo brevissimo sullo schermo risultates evidente che quel coso non doveva essere vivo,k che non doveva vivere un momento di più, cosiché Ripley, uccidendolo, gli faceva fare una fine migiore che non lasciandolo in vita.


ALEC GILLIS: alien effects creator

Jean-Pierre aveva ben chiaro come dovesse essere il newborn.
Riteneva che dovesse somigliare più a un umano che a un alien.
A un certo punto si pensava che dovesse avere il volto di ma sarebbe stato difficile, perché avremmo dovuto fondere la faccia orribile di un mostro con il volto di una bella donna.
O deformi il volto di lei per falro somigliare al mostro, e allora non è più una bella donna, o deformi il mostro per farlo somigliare alla donna, e allora non è più un mostro.
E poi non volevamo che ricordasse Sil in Specie mortale.
Era appena stato fatto, perciò perché sfruttare quell'idea? credo che Jean-Pierre volesse tendere più verso l'umano.
Ha preteso che avesse gli occhi, perché voelva la loro espressività, e anche che provasse sentimenti.
E questo ha infuenzato molto lo sviluppo del newborn.


JEAN PIERRE JEUNET: director

Chris Cunningham aveva fatto dei bozzetti molto carini, ma erano impossibili da realizzare, perché le gambe erano esilissime.
Era impossibile anche perché dopo bisognava costruire la macchina.
Non sono del tutto soddisfatto del newborn, per via di alcune scelte che abbiamo fatto perché doveva anche recitare, muoversi e avere tutta una serie di espressioni.


TOM WOODRUFF. JR.: alien effects creator

Avevamo fatto dei bozzetti di altre creature aliene, per sviluppare il look del guerriero.
Ce n'erano parecchi e un giorno Jean-Pierre è passato e ne ha visto uno che aveva fatto Chris Halls.
L'ha guardato e ha detto:
"E' lui. Potrebbe essere lui il newborn".
Ci abbiamo messo parecchio per catturare l'essenza che Jeunet aveva visto nel disegno e trasferirla in forma scolpita.


JEAN PIERRE JEUNET: director

Ad alcuni non piace il suo naso e la sua espressione, perché ha un'aria molto triste.
Ma come altro avremmo potuto renderlo? Dovevamo narrare una storia e poi non era creato al computer, era un pupazzo.
Io ero molto soddisfatto, perché poteva recitare con Sigourney e abbiamo girato alcune scene in cui lui è l'attore e lei l'attrice.
Avevamo bisogno che fosse espressivo.


ALEC GILLIS: alien effects creator

Il newborn è uno dei più complessi pupazzi azionati elettricamente mai realizzati.
Servivano nove tecnici per farlo muovere.
Era azionato da un sistema idraulico, la faccia era dotata di servocomando e per farlo funzionare usavamo anche sistemi di motion control e il computer.
Ma la cosa più incredibile è che in realtà è un personaggio.
Credo che una delle cose che Jean-Pierre cercava di realizzare in questo film, e che ci entusiasmava di più, era il fatto che il newborn non fosse solo una macchina omicida.
Voleva che, in quanto personaggio, avesse uno spessore maggiore.
E questo spessorfe gli deriva dal DNA umano che è stato inserito in questa creatura.
Quindi ha un lato umano, non solo nelle fattezze, ma anche nell'interpretazione.
Parlando del personaggio con Jean-Pierre e Sigourney, io e Tom siamo arrivati alla conclusione che, in realtà, dovesse sembrare più che altro un bambino.
In una versione orribile, ma era così che avrebbe dovuto comportarsi.
Quando esce dalla sacca gestazionale della regina, si guarda intorno sconcertato e urla per chiamare la madre.
Ma quando le arriva vicino, la guarda e le strappa via la faccia, la uccide.



TOM WOODRUFF. JR.: alien effects creator

Si nota subito qualcosa di diverso.
Non appena lo vedi, ha le fattezze di un alien.
Ma quando ti guarda, improvvisamente ti rendi conto che ha una dimensione nuova.
Alcuni dicono che questo lo rende ancor più raccapricciante.
Ora ha gli occhi, si vede quando capisce che tu sei una potenziale


]ALEC GILLIS: alien effects creator

I genitali del newborn sono stati un problema.
Jean-Pierre era stato chiarissimo: doveva avere dei genitali e dovevano essere a metà fra quelli di un uomo e di una donna.
Noi abbiamo ideato qualcosa di disgustoso che rispondesse alla sua richiesta.
Ma la fox era un pò a disagio e lui la stava un pò tenendo a distanza.
A un certo punto è tornato da noi e ci ha detto che doveva far togliere i genitali al computer, perché: "Erano troppo anche per un francese".
Noi gli abbiamo risposto: "Ok".
Sarebbe stato fantascito se avessimo trovato un modo per coprirli.
Non ho osato chiedere quanto abbiano speso per far togliere i genitali.
 
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predator jungle hunter
view post Posted on 3/2/2008, 12:59




interessante
 
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xenotja
view post Posted on 17/5/2013, 09:52




Bello e interessante... Credo cheti abbia portato via un sacco di tempo.:-)
 
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Aesìr
view post Posted on 17/5/2013, 13:52




Forse se fosse somigliato a Sil sarebbe stato meglio...
 
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3 replies since 3/2/2008, 01:38   284 views
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