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| eri sera sono andata a vederlo, alla fine del film ho detto che avevo bisogno di un pò di tempo per farmi un idea esatta del film, e per poter capire se mi fosse piaciuto o no. In realtà ero partita già sapendo che nel film ci sarebbero state citazioni ad altri film di cui alcuni appocalittici, ma sotto sotto mi aspettavo qualcosa sulla lunghezza d'onda di 28 giorni dopo. Il film in sostanza non è brutto, non concentara l'attenzione sul fenomeno dell'infezione ma sulle conseguenze delle misure prese per isolarla ed evitare la sua esplossione a livello mondiale. Le autorità mettono in quarantenna la scozia promettendo aiuto quando in realtà milioni di persone vengono lasciate morire senza alcun assistenza sociale ne medica.
Un muro alto nove metri e controllato da mitragliattrici automatizzate viene eretto attorno a tutto il confine, non sono autorizzati voli uscenti ed entranti nella zona. Tutta questa vicenda viene dimenticata, i civili credono che oltre quelle mura non ci siano superstiti, ma il governo già da tre anni rileva tramite i satelliti movimenti nella zona, e quando il virus fa improvvisamente ritorno nelle strade un equip viene incaricata di accedere alla zona e di recuperare la provabile cura che ha salvato le persone dentro il perimetro isolato.
E qui il film pone l'attenzione sul degrado di ogni forma di moralità ed ordine sociale, le persone che ci sono nell'area avevano perso ogni speranza di poter uscire dalla zona, credevano che oltre a quelle mura non esistesse un mondo popolato da altre persone, erano violente e cannibali, organizzate fondamentalmente in due gruppi, uno guidato da un leader folle che decide di sfruttare la protagonista come passaporto verso quel mondo che non avrebbe mai visto altrimenti, ed un altro guidato dal padre, un medico incaricato di sviluppare un antidoto e rimasto imprigionato in quell'inferno il giorno in cui i cancelli furonno sigillati. Abbandonatosi alla sua follia questo medico smise di condurre le sue ricerche, creo una zona in stile medioevale e convinse i suoi figli e la sua gente che non esisteva nulla al di là del muro.
Da quello che ho visto la protagonista del film non si riduce alla solita eroina buona disposta a fare qualunque sacrifcio pur di salvare l'umanità, lei ha un carattere forte e deciso i sacrifici non se li autoimpone, ma le sono imposti dal fatto, sa che sua madre provabilmente è morta dentro quelle mura (per via del virus, di fame, o mangiata), ed è alla ricerca del suo passato, ma alla fine del film sembra perdere ogni speranza di intercettare le sue radici, sceglie di rimanere nella zona in quarantenna e porta come trofeo ai "selvaggi" la testa del loro precedente capo, constatando che queste persone hanno perso ogni forma di civiltà e legame affettivo. vedere il finale per capire.
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