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2° racconto a turni - Il drago, Sìlfae, Seezer, alien_queen, vinny mascella, WòóÐWã®ð, Dantès182

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view post Posted on 13/10/2009, 12:06
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Alien el octavo pasajero

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REGOLAMENTO



Lo scopo è quello di scrivere insieme un racconto divertendosi e facendo coesistere vari stili in un unico contesto. Ciascun utente dovrà personalizzare la parte di storia di sua competenza aggiungendo i colpi di scena che preferisce e le situazioni o personaggi che desidera. Non essendo un gdr non bisogna necessariamente interpretare un personaggio, nel senso che una persona al primo turno può descrivere un predator mentre magari nel secondo turno inizia a parlare di un gruppo di umani e così via.
Alla fine di ogni post l'utente dovrà indicare un insieme di oggetti o situazioni che l'utente successivo dovrà necessariamente includere nel proprio racconto.
Per ovvi motivi pratici ogni post dovrà avere una lunghezza limitata altrimenti l'iniziativa rischia di avere durata breve.
Per ragioni di chiarezza ciascun utente dovrà aspettare il proprio turno per postare ma qualora mancasse un utente questo salta il turno.

CITAZIONE

PARTECIPANTI

Sìlfae
Seezer
alien_queen
vinny mascella
WòóÐWã®ð
Dantès182


CITAZIONE

PREMESSA STORICA



La vicenda andrebbe collocata verso la fine dell’Alto Medioevo (900 per intenderci). La società è divisa in oratores(sacerdoti), bellatores(nobili), laboratores(tutto il resto), a camera stagna ovviamente. La borghesia non esiste ancora, solo pochi e isolati ricchi mercanti. Le città sono ancora in decadenza in Europa, in Inghilterra idem, ma solo nei vecchi territori ormai abbandonati dai romani (il sud dell’isola). La vicenda dovrebbe svilupparsi su un feudo. La divisione è netta: castello/palazzo fortezza con foresta privata sul retro, case popolari sul davanti con annessi campi coltivati. Feudi di maggior grandezza riscuotono messi e materiali da più paesi e campagne. I re, quando ci sono, hanno scarsissima o nessuna influenza sui propri nobili, che si fanno guerra tra loro piuttosto spesso. Siamo anche all’alba delle Crociate.
La corte è composta da un lord (barone, conte, marchese, duca) con la sua dama(eventuale) e i suoi cavalieri, nobili di minor rango, elite di un esercito composto per la maggior parte da villici armati o da mercenari a seconda dei casi. La corte è anche affollata da messi, servi, ancelle, paggi, maggiordomi, guardie(non cavalieri); solitamente tappezzato con arazzi con raffigurazioni cristiane o battute di caccia, tappeti, mobili di legno pregiato, in netto contrasto con le capanne di legno e fango dei poveri. Non si pensi tuttavia, come a volte accade, ai pomposi e strafarzosi abiti della corte francese settecentesca o di quella inglese vittoriana: nessuno indossa parrucche, le femmine si truccano appena, i maschi per niente, non esistono gonne a ombrello, i merletti sono quasi inesistenti. Gli abiti dei nobili si differenziano da quelli del popolo perché composti da tessuti pregiati, dai colori sgargianti, ma rimangono relativamente semplici, senza fronzoli.
Andiamo agli armamenti: la balestra non si è ancora completamente diffusa in Europa, di polvere da sparo neanche a parlarne, non esiste neanche la corazza a piastre completa che verrà inventata agli inizi del 1300. I soldati normali si vestono con corazze di cuoio e solo raramente cotte di maglia, riservate per lo più ai cavalieri, i quali possono permettersi protezioni di cuoio a strati, bluse decorate col proprio stemma, elmi, guanti d’arme, scudi e spade. Da ricordare anche che gli inglesi hanno sempre contrapposto truppe leggere alla pesante e resistente cavalleria francese, facendo largo uso fino al XV secolo della loro arma nazionale: l’arco lungo, uno spaventoso aggeggio alto più di due metri che richiedeva una decina di anni di addestramento. E’ stata recentemente introdotta la spada a una mano e mezza, gli spadoni a due mani non esistono ancora, entreranno in uso a metà del XIV secolo con la decadenza degli scudi e le nuove leghe per le armature.
Siamo negli anni di gloria della chiesa cattolica, bigottismo, superstizione e persecuzione regnano sovrani; siamo all’alba dell’era dell’Inquisizione. La medicina si basa sull’influsso delle stelle e filosofia è sinonimo di scienza naturale. In Inghilterra, più distante da Roma, permangono ancora rimasugli della precedente cultura celtica uniti alle influenze vichinghe, tra cui sacrifici rituali di animali e l’aruspicina lasciata dai romani. Tanto per dirne una: il fatto che Re Artù avesse un mago di corte non era un particolare spuntato così dal nulla e molti nobili si affidavano a consiglieri che si diceva possedessero poteri arcani.

CITAZIONE

PREMESSA MITOLOGICA



I draghi in Inghilterra erano notoriamente diversi dagli altri occidentali, in quanto privi di arti e ali, simili a enormi serpenti, se non per le bocche mostruose, le corna ramificate e gli spuntoni lungo la schiena. Essi nascevano come piccoli e molli vermicelli senza occhi, ma dotati di denti acuminati (a differenza degli Alien, erano neri alla nascita e giallastri da adulti, e sempre a differenza degli Alien, rimanevano senza arti). Una delle leggende più conosciute su cui si può imperniare l’inizio del Racconto è questa: il bambino del lord pesca il verme ad un fiume, quando questi lo morde, lo butta nel pozzo, ivi cresce fino a diventare adulto, avvelenando le acque alla sorgente e infine emergendo. Lungi dall’attaccare umani, si limitava a ridurre a distese fangose i campi di grano, seccando le piantagioni con la sua bava velenosa e feriva mortalmente il bestiame, poiché, ghiotto di latte, stritolava le mucche con le sue spire e ne spremeva le mammelle con le fauci. Si potrebbe utilizzare questo evento come ossatura, ovvero: questo è ciò che è pervenuto a noi, ma in realtà non si potrebbe credere che i draghi, la cui descrizione è distorta dal passare del tempo, non fossero xenomorfi? Ovviamente no, ma facciamo finta.
Per un motivo qualsiasi un uovo è finito in Galles (verdi vallate, rigidi inverni, alte scogliere eccetera eccetera), viene casualmente trovato e ha inizio la “pestilenza” con gli svariati tentativi, sensati o meno, di lord e consiglieri di mettere tutto a posto. Considerato il periodo storico, direi che un Alien (niente regine o predalien) è più che sufficiente e, se proprio bisogna far apparire i Predator, che sia nell’epilogo e non come cacciatori. Considerato l’inizio, l’elemento del tossico e l’affinità con l’acqua, suggerirei anche di far nascere l’Alien da qualcosa di nuovo, magari che lo renda anfibio, oppure da una mucca e fare un Runner.

CITAZIONE

SCHEDA PERSONAGGI

Georg - astrologo (vivo)
Dietrich - allievo di Georg e amante di Elisandra McFinn (vivo)
Drach (Corvo di Brenville) - alchimista (?)
Orlando - aiutante improvisato di Drach (vivo)
padre Armand - priore del monastero della contea (vivo)


Bartolomeo - biandante (morto)
Wolfrick - oste (vivo)

Trevon McFinn - conte (vivo)
Lorrain McFinn - terza figlia del conte (viva)
Elisandra McFinn - primogenita del conte (viva)
sir Alan - attendente del conte (vivo)





CITAZIONE

INIZIO RACCONTO




Georg, il vecchio astrologo, aveva previsto che quella notte numerose comete avrebbero attraversato il nero cielo stellato. La neve aveva continuato a cadere imperterrita per tutto il giorno, annunciando l’inizio di un rigido inverno e gli allievi di Georg avevano pregato e scongiurato in ogni momento di libertà dai loro studi affinché quella sera l’aere sopra le loro teste fosse sgombro. Fortunatamente per loro fu così. Assiepati sugli spalti della vecchia e cadente torre ovest, si stiracchiarono nei loro pastrani, mettendo mano a pergamene e strumentazione.

Wolfrick, l’oste del paese, aveva disposto i tavoli della taverna all’aperto, fatto accendere un fuoco dai suoi famigli e trasportato alcune botti del suo vino migliore, trovandosi pronto all’arrivo dai campi degli esausti contadini.

Il Conte Trevon McFinn, avvisato per tempo dall’astrologo, aveva fatto allestire un’intera balconata del castello, racchiudendola in una gabbia di legno e tessuti, in modo da poter guardare lo spettacolo al caldo, seduto in poltrona, insieme alle sue cinque figlie.

Drach sollevò lo sguardo dal bancone ingombro di ampolle e pergamene e osservò il cielo brontolando raucamente, nella sua vecchia e cadente capanna al limitare del feudo.
“Idioti...”
Non per niente era chiamato il Corvo di Brenville.

Gli occhi di tutti si sollevarono, quando le prime scie iniziarono a tagliare il nero manto notturno, trattenendo il respiro.

Lo yaut’ja fuggitivo controllò la strumentazione: la nave madre si stava avvicinando, presto sarebbe stato tracciato. No, non sarebbe tornato in stasi. Un fascio di comete! Era la sua occasione per seminarli. Pilotò la piccola astronave nella scia ghiacciata, inoltrandosi verso la testa. La nave madre era ancora sullo schermo, stava rallentando. Non l’avevano trovato. Doveva rimanere nascosto nella scia finché non se ne fosse andata. Era ferma. Stavano scandagliando il settore, ma lui era al sicuro, giusto?
Guardò dietro di sé il cilindro di vetro in cui era contenuto l’uovo, ne avrebbe fatto volentieri a meno; sicuramente era stato lasciato lì per caso. Quanto ancora doveva aspettare?
“Crrrr..”
I valori cambiavano, la nave vibrava.. era rimasto troppo a lungo, stava andando in avaria. Lo yaut’ja provò disperatamente a rimettere in sesto i motori e a distaccarsi, anche a costo di essere intercettato, ma i comandi non rispondevano più.

Alcuni contadini fuori dell’osteria, aprirono lentamente la bocca e sbatterono più volte le palpebre.

Lord Trevon si alzò e andò ad affacciarsi alla balaustra del balcone.

Drach inarcò un sopracciglio e poggiò il coperchio sul calderone, rimanendo immobile.

Georg si strinse la mano al petto, annaspando, mentre l’enorme masso infuocato precipitava roboante verso la terra, lasciando una nera scia di fumo dietro di sé. La nave si schiantò nel fiume Yain, a poche miglia di distanza dalla città, provocando un’onda d’urto talmente forte da staccare le impalcature del balcone e i tavoli dell’osteria.

Il cilindro arroventato schizzò via nell’esplosione e, a contatto con l’acqua gelida del fiume ghiacciato, si spaccò, lasciando scivolare lentamente il suo contenuto nell’oscurità.



Edited by Sìlfae - 25/8/2010, 19:59
 
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view post Posted on 1/8/2010, 14:08
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Bartolomeo cercava disperatamente di tranquillizzare il suo destriero. Piegati dal freddo e dalla fame avevano continuato il loro cammino verso un luogo sicuro e accogliente e ormai la meta era vicina, si scorgevano le mura del castello. Tuttavia il viandante non aveva fatto i conti con il cielo, quello stesso cielo che gli aveva scagliato incessante il gelo, strappandogli via moglie e figlia, ora, come a prendersi gioco di lui vomitava luce e fuoco. Quelle sfere demoniache sembravano così vicine. Il cavallo s'impennò, costringendo l'uomo a rilasciare le redini, perdendo il controllo e rovinando a terra. Bartolomeo si piegò su un fianco cercando di calmare il dolore, mentre con un braccio proteggeva il volto per non essere tramortito dalla furia del suo cavallo. Quando aprì gli occhi però l'animale era ben lontano, una macchia nera nella distesa ghiacciata che pian piano sbaniva in lontananza.
L'uomo si ricompose lentamente, ora era completamente solo, avrebbe continuato il suo viaggio a piedi. Qualcosa catturò la sua attenzione, poco lontano da lui scorgeva una sagoma in fiamme, sebbene l'istinto gli imponesse di dirigersi verso il castello, la malsana curiosità prese il sopravvento piegando la ragione. Mentre i suoi calzari sprofondavano nella neve, Bartolomeo si domandava ansioso quali arcani segreti un frutto del cielo avrebbe potuto svelargli.
La Yaut'ja striscio fuori dalla navicella rantolando, era ferito gravemente e non sarebbe sopravvissuto, ma non poteva permettere che si imposessasero dei suoi averi, ne che il suo pericoloso carico potesse fuggire, ignaro che questo era già fuori dal suo controllo. Carezzo il suo bracciale da polso quando scorse una figura avvicinarsi cauta. I loro sguardi si incrociarono per un momento, lo Yaut'ja premette alcuni pulsanti dal suo bracciale, mentre pian piano la vista gli si annebbiava. Bartolomeo era spaventato, assistì alla scena senza cogliere il significato di ciò che la creatura stesse facendo. Lentamente si inghinocchiò vicino al corpo divorato dal dolore e avvicinò il suo volto a quello della creatura che ora muoveva leggermente le fauci. "Cosa diavolo sei tu?" chiese avvicinando una mano alla fronte dell'animale. Ma i loro corpi non arrivaronno mai a toccarsi, un enorme esplosione li accolse in un abbraccio mortale.

Edited by alien_queen - 10/8/2010, 13:29
 
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Sìlfae
view post Posted on 1/8/2010, 14:49




"Più vicini, attenzione, dico!"

Georg si guardò un'ennesima volta indietro, sul gruppo di apprendisti portatisi dietro per quella inusuale scampagnata. La notte prima si era sentito quasi mancare, vedendo l'abbacinante stella cadente apparentemente diretta verso il castello non l'aveva mai fatto sentire così vicino alla morte. Da quanto gli avevano raccontato gli altri allievi, l'esplosione nel fiume Yain non era stata l'unica, non molto tempo dopo, nella stessa nottata, un secondo incredibile scoppio aveva scosso le mura del castello e i cuori dei cittadini.
In quel momento però non poteva sentirsi più felice: con il giorno, la sicurezza della scorta assegnatagli dal lord e la certezza di una futura scorta pressoché illimitata di campioni d'etere. Merviglioso, davvero meraviglioso. Capitava a proposito per il suo prossimo trattato sulle sfere celesti, l'esperienza e lo studio sui campioni l'avrebbe sicuramente influenzato in maniera positiva.

Uno degli apprendisti più avanti raggiunse finalmente la cima dell'avvallamento e indicò la vasta porzione di terreno esplosa insieme allo yaut'ja fuggitivo.

"Maestro! Venite ad osservare..."

---------------

Molto più distante, nelle profondità del lago, il cilindro, incrinato dagli improvvisi sbalzi di temperatura e pressione, si spaccò e l'acqua vi penetrò prontamente.
Qualcosa si agitò all'interno, emettendo gorgoglii soffocati, scivolando rapidamente fuori e guizzando via, sempre più a fondo, spingendosi con la lunga coda e aiutandosi con le otto gracili zampe.
 
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view post Posted on 1/8/2010, 15:36
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Alien el octavo pasajero

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Georg fece raccogliere ai suoi apprendisti piccoli frammenti carbonizzati sparpagliati lungo il suolo, ma il suo entusiasmo iniziale iniziava a scemare, sebbene stessero settaciando da diverse ore il terreno non trovaronno niente di veramente interessante. D'un tratto scorse una sagoma ricurva che arrancava verso di loro compiendo piccoli faticosi passi. Sospirò accigliato mentre si preparava a un confronto verbale poco gradito. Già qualche giovane allievo sghignazzava. Non era un segreto infatti l'inamicizia che Georg e Drach nutrivano l'uno nei confronti dell'altro, ed erano anni che non perdevano occasione per cercare di umiliarsi pubblicamente, uno avvalendosi dei suoi studi, l'altro della sua improvabile magia.
"Drach cosa ci fate qui? non avete nulla di meglio da fare?" .
Il vecchio piantò il suo bastone sul terreno. "Potrei rivolgervi la stessa domanda".
Georg iniziò a spazientire. "Su via non ce niente per voi qui tornatevene nella vostra capanna a mangiar rospi". Ma la provocazione non ottene il risultato sperato, qualcos'altro aveva catturato l'attenzione di Drach. "Oh grande astrologo, siete abilissimo nella contemplazione degli astri ma il vostro occhio non si cura altrettanto dei fenomeni terrestri" Disse Drach puntando il dito verso il fiume.
L'astrologo incrociò le braccia dinanzi al petto con forte dissapunto. "Immagino che il vostre fine intuito sia giunto là dove il mio ha fallito" asserì con aria di sfida.
"Perlapunto si. Se dovete cercare qualcosa è al fiume che dovete volgere le vostre attenzione. Qualcosa è ivi contenuto".
"Ma che cosa andate farneticando?". Georg fece segno ai suoi allievi di fermarsi "Coraggio torniamo indietro, per oggi abbiamo fatto abbastanza". Fissò un ultima volta il vecchio poi gli volse le spalle mentre si dirigeva verso il proprio cavallo.
Drach invece si diresse verso la riva del fiume.

Qualche ora dopo poco distante dalla sponda scorse un cervo sventrato. Il vecchio si avvicinò per esaminare la carcassa. Un occhio poco esperto avrebbe pensato a un attacco da parte di un predatore, tuttavia la cosa veramente strana era che le costole dell'animale erano piegate verso l'esterno, come se qualcosa avesse lotato per fuoriuscirvi. Drach meditò mentre con lo sguardo seguiva una scia di sangue che per un tratto segnala il manto ghiacciato sino a sparire improvvisamente. "Qualunque cosa tu sia, porterai disgrazie a questo regno".


 
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Sìlfae
view post Posted on 1/8/2010, 16:26




Il vecchio alchimista sosta ancora qualche minuto, pensieroso, quindi finalmente si alza, sbuffando.

"Bah, vecchio barbogio.. avesse mandato almeno un paio dei suoi apprendisti..."

Senza aiuti non aveva modo di recuperare qualcosa dal fiume ghiacciato e chiedere aiuto sarebbe stato allo stesso modo un quantomai fastidioso problema. Interrompere lì la ricerca tuttavia era un'ipotesi incontemplabile.

Drach si sbatacchiò le vesti e si avviò nuovamente verso il villaggio. Qualche curioso da abbindolare si trovava sempre, magari alla taverna ci sarebbe stato qualche avventuriero in cerca di soldi facili. Quanto inesistenti.

-------------

"Mia signora, ritengo che vostro padre preferirebbe vedervi in refettorio con padre Armand."

Lorrain McFinn terza figlia, del conte Trevon, saltò in groppa al suo purosangue, senza badare alle insistenze dell'attendente di corte.

L'uomo provò ad avvicinarlesi e prese gentilmente il cavallo per le briglie.

"Non potreste attendere per una..?"

"Sono pienamente consapevole dell'umore di mio padre, sir Alan, ma non vedo alcun motivo per non dare un'occhiata alla stella. Di cosa dovrei aver timore? La collera di Dio non si è già placata? Si accontenterà che ne veda i frutti."

Prima che il servitore possa ribattere, la giovane donna scartò bruscamente, lasciando il cortile del castello al trotto.

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Oggetti e Situazioni: Tavolo, cavallo, fiume, Lorrain.

Edited by alien_queen - 1/8/2010, 19:44
 
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view post Posted on 1/8/2010, 19:17
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Alien el octavo pasajero

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Drach teneva tra le mani tremolanti un bocale di birra. Mentre la sorseggiava correva col pensiero a quella povera bestia squartata. Non riusciva a darsi pace, sapeva in cuor suo che qualcosa di profondamente malvaggio avrebbe segnato il destino di quel castello portando morte e disperazione. D'un tratto un gruppo di mercenari fece irruzione in taverna cantando a squarciagola.
Il vecchio scruttò il gruppo ma scartò subito l'idea, necessitava di personaggi meno in vista, qualcuno la cui mancanza non si sarebbe sentita nel caso le cose fossero volte al peggio. Il suo sguardò perlustrò l'intera sala, e ricadde su un uomo solitario che consumava in silenzio la sua cena. Al vecchio ci volle poco per decidere che poteva essere la persona adatta a lui. Si diresse a passi incerti verso il tavolo dell'uomo e senza troppe cerimonie prese posto.
L'uomo non si curò della sua presenza, non alzò neppure lo sguardo dal piatto. Ora teneva in mano un tozzo di pane e ripuliva quanto vi rimaneva della sua cena. Le sue mani non erano curate, erano le mani di colui che ogni giorno sostiene tante fatiche, certamente non di un nobile. La sua pelle presentava diverse macchie e una brutta cicatrice segnava il suo collo. Provabilmente frutto di una rissa si estendeva fin sopra la clabicola.
Drach si schiarì la voce. "Stò cercando un aiutante... Un cacciatore di demoni disposto a catturare una presenza oscura venuta dal cielo...". L'uomo alzò lo sguardo incuriosito dalle parole del vecchio "Buon uomo state delirando". Il vecchio sorrise un momento poi proseguì "Davvero credete che il cielo ci ha scagliato addosso la sua furia senza un motivo? presto la nostra ora sarà giunta, ma noi possiamo... dobbiamo combattere i demoni mandati sulla terra!". L'uomo scrollò le spalle alzandosi "Signore questa non è una battaglia che mi riguarda, io sono qui solo di passaggio". Il vecchio ancora cercava le parole giuste per avvindolare l'uomo ma questi raccolse la sua sacca e si diresse verso l'uscita velocemnte.
"Ehy tu!" Disse un uomo dal fisico tozzo. Drach si girò a guardarlo. "Ho sentito cosa dicevi... Beh non so a cosa dai la caccia ma se sei pronto a pagare io sono l'uomo giusto per te". Drach rimase per un attimo in silenzio poi annuì con la testa. "Bene andiamo".

Lorrain era piuttoto eccitata, non sapeva ancora cosa l'aspettava, ma era curiosa di vedere cosa fosse precipitato vicino al castello. Giunta al punto dell'impatto scese dal cavallo e scruttò la superficie, tuttavia non vi erano praticamente più traccie dell'accaduto, la forte nevicata di quel giorno aveva coperto buona parte dei segni dell'esplosione. La ragazza delusa pensò di tornare indietro quando delle urla richiamarono la sua attenzione. Sin da molto piccola era stata coraggiosa. Coraggio e curiosità scorrevano a pari passo nelle sue vene, per cui non si tirò indietro dinanzi al pericolo, rimontò sul suo cavallo e si diresse verso il fiume.
Due delinquenti stavano assalendo una donna che disperata implorava pietà. Resasi conto del pericolo Lorrain costrinse il cavallo a frenare bruscamente, ma ormai era stata avvistata, uno dei due uomini si avvicinò velocemente e iniziò a tirarla per un braccio. La ragazza non potè contrastare tanta forza e cadde tra le braccia dell'aggressore. Questi era disgustoso, sudato e sporco cercava di baciarla. La ragazza iniziò a urlare a sua volta e a divattersi. Le mani luride dell'uomo iniziarono a strappare le sue vesti e lei poteva ben poco contro quel bifolco. D'un tratto venne costretta a terra, entrambe le braccia erano bloccate da una sola mano dell'uomo dietro la schiena, che tentava di sollevare le sue vesti. Lorrain continuava a urlare disperatamente e volgendo il viso alla sua destra vide l'altra donna a terra mentre veniva posseduta dall'altro aggressore. D'un tratto una creatura enorme saltò sull'uomo.



disegno di Elder predator



Brandendolo per la testa lo sollevò da terra e poi lo avvicinò a se. In quel momento di terrore Lorrain fu liberata dal suo agressore e potè correre verso il proprio cavallo. Una volta in groppa vide la creatura rilasciare il corpo privo di vita dell'uomo, e avventarsi sulla donna che come pietrificata ancora giaceva a terra tremolante. Lorrain non seppe come intervenire e quando la creaturà uccise anche l'altro uomo per poi volgere lo sguardo verso di lei trovò una forza incredibile nelle gambe e comandò il suo cavallo di portarla lontano da lì. Da quel luogo di morte.

per il prossimo utente: scialle, corona, tradimento, omicidio.

Edited by alien_queen - 22/8/2010, 13:51
 
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Sìlfae
view post Posted on 1/8/2010, 21:10




"Mio signore..."

La schiera di servi s'inchinò rispettosamente, mentre l'attendente porgeva al conte McFinn mantello e corona.
Il robusto uomo di mezza età si sitemò pelliccia e ornamenti, avviandosi verso la sala del trono. La nottata così promettente si era risolta in maniera pessima: non solo il disastro provocato dalla stella cadente, ma anche tutte le conseguenze. Il popolo era agitato, spaventato, voleva consigli e supporto; la chiesa era già stracolma, il conte sperava solo vi sarebbero state poche lamentele, sopportava dover amministrare gli affari dei villici.
In aggiunta a tutto, Lorraine era di nuovo uscita da sola. Non che fosse così importante, certo, le voleva bene, era una delle sue preziose figlie, ma era pur sempre una figlia e ciò costantemente angustiava il vecchio lord. Doveva ammogliarle, trovare un buon partito per la primogenita, darle in cura la più piccola e, perché no?, spedire al convento le rimanenti, non avrebbe certo potuto disfare la contea in eredità.

Aveva già perso quell'occasione d'oro con il conte di Devonshire, quella maledetta strega della ex-lady McFinn era stata in grado di privarlo contemporaneamente del miglior partito d'Inghilterra, nonché della possibilità di farsi impiantare almeno una volta il seme di un maschio. Sporca traditrice, quel bigotto del vescovo non aveva nemmeno acconsentito al ripudio; fortunatamente il "non più erede" di Devonshire aveva pensato a rimediare al posto suo. Peccato non avesse più un'eredità e un titolo per qualificarsi come un partito adeguato per Elisandra: era piaciuto subito, a Trevor McFinn.

Quei pensieri l'avevano indisposto ulteriormente, forse sarebbe stato meglio rimandare al pomeriggio per ricevere i postulanti.
Non ha ancora terminato di formulare il pensiero che un servo entra visibilmente agitato nell'anticamera.

"Mio signore.. vostra figlia..."

Sconvolta, disperata, quasi delirante; Lorraine cade in ginocchio e si stringe alle gambe del padre. Il conte McFinn è basito, la situazione è talmente insolita che non inizialmente non sa cosa rispondere.

"Suvvia, figlia mia, cosa vi è accaduto?"

Uno dei servi alle spalle della ragazza reggeva lo scialle che aveva portato con sé quella mattina, ridotto a brandelli.
Il lord corrugò la fronte.

"Una bestia feroce vi ha aggredito?"

La ragazza continua a strofinarsi disperatamente su di lui, piangendo.

"Un mostro.. un drago.. il diavolo!"

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Per il prossimo utente: tracce, neve, relitto,.

 
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view post Posted on 2/8/2010, 21:29
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Wolfrick lucidava il bancone dell'osteria con una certa energia, mentre fischiettava un motivo popolare. Le sue mani grasotelle erano illuminate dalla luce tremolante di una candela la cui cera iniziava a colare pian piano lungo i bordi. D'un tratto l'uomo alzò lo sguardo vedendo entrare un gruppo di uomini armati. Erano soldati reali ed erano piuttosto accigliati.
L'oste raddrizzò le spalle mentre il gruppo si avvicinava.
"Signori in cosa posso servirvi?" chiese depositando il panno unto di cera che teneva ancora in mano.
Un giovane di bel aspetto lo interpellò ansioso. "Dite avete notato qualche soggetto strano?... poco raccomandabile?... qualche straniero... Hanno aggredito..." D'un tratto una forte spinta fece zittire il giovane, un suo compagno lo squadrò severo poi rivolse lo sguardo a Wolfrick "Dunque?". Wolfrick riflettè un attimo "beh sapete" disse strofinandosi la testa calva "Di gente qui ne passa, non presto l'occhio a tutti quanti". Un altro uomo lo squadrò minaccioso "Non ci fate perdere tempo e rispondete alla domanda. Qualcuno di estremamente pericoloso potrebbe agirarsi nei dintorni".
Ora Wolfrick si sforzò di ricordare. "Beh sapete, molti delinquenti passano da me, è un ristoro per gli ubriaconi questo. Ma ora che ci penso ieri ho visto uno straniero, ha parlato con il vecchio corvo, poi è andavo via di fretta, mi sembrava un uomo onesto, ma non si può mai sapere".
"Sapeve dove sia diretto?". L'oste inarcò le sopraciglia "Non saprei dirvelo non ho avuto occassione di parlarvi, però potete riconoscerlo facilmente se lo incontrate, ha una grande cicatrice sul collo."
Gli uomini si guardarono per un attimo, poi il più anziano fece agli altri un cenno con la testa, e il gruppo si allontanò velocemente. L'oste sospirò riprendendo a pulire il bancone.

Drach camminava con al seguito il suo improvabile aiutante. "Vedete le traccie ormai sono scomparse, la neve le ha completamente inghiottite, eppure sono convinto che un essere malvagio si sia liberato qui". Marcus non prestava particolarmente attenzione al vecchio, pensava solo alla ricompensa. L'idea di tramortirlo e prendersi i denari lo aveva stuzzicato diverse volte da quando erano partiti in direzione del fiume. "Vecchio ce un gran freddo qui, spero per voi che questo mostro, questo provabile drago esista....". Drach sorrise "Esiste esiste dobbiamo solo stanarlo...".

Qualche metro più in là di dov'era precipitato il relito una creatura giaceva in silenzio. Una viscida sostanza ricopriva la sua pelle. Ella sembrava non sentire il morso del freddo, si muoveva agilmente tra la neve dirigendosi verso le posenti mura del castello. Percepiva le sue prede, la loro vitalità, e il suo istinto le imponeva di mietere quelle esistenze.

per il prossimo utente: lapislazuli, amante, segreto, aberrazione.

Edited by alien_queen - 22/8/2010, 13:55
 
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Sìlfae
view post Posted on 3/8/2010, 13:11




Dietrich prese dolcemente il viso di Elisandra tra le mani e la baciò ancora.

"Forse.. forse dovrei andare..."

La dama lo abbracciò languidamente.

"Oh, Dietrich, mio padre si sta occupando di Lorraine.. non abbiamo nulla da temere."

Concluse la frase con un sorriso, protendendosi nuovamente verso l'amante. Lei ormai aveva quasi trent'anni, lui invece era così giovane...

"Sì, Lorraine.. cosa le è successo?"

A quella frase la dama si ritrae, imbronciata.

"Deliri e vaneggi.. perché dobbiamo sprecare il nostro prezioso tempo per lei? Eh?"

In quel momento un sommesso bussare fa sussultare entrambi; Elisandra indica con lo sguardo l'armadio, riassettandosi e tirando verso di sé le coltri del letto.

"Sì?"

In risposta giunge la voce soffocata di un paggio.
"Maestro Georg sta cercando gli apprendisti!.."

La dama, ormai ricompostasi, fa cenno a Dietrich di abbandonare il nascondiglio improvvisato.

"Hmm. Un'occasione sprecata."

Dietrich afferra il pastrano e la bacia frettolosamente sulla guancia.

"Ce ne sarà un'altra..."

Richiuse con cautela le porte delle stanze private della primogenita del Conte, l'apprendista si rivolge annoiato al paggio, iniziando a camminare a grandi passi verso la torre.

"Cosa vuole ora il vecchio gufo?"

"Egli sta dialogando con padre Armand, vuole che i suoi novizi prendano appunti e riportino come dibattito per..."

"Lascia stare: ho capito."

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"E' la collera di Dio! La collera di Dio..."

Il prete agitò le braccia per dare enfasi alle proprie parole, fronteggiando l'altrettanto vetusto astrologo.

"Egli ha visto codesto mondo peccaminoso ed ha sguinsagliato il Flagello!.."

Intorno a loro, seduti sui numerosi banchi disposti intorno alla circolare stanza della torre, gli apprendisti di Georg prendevano appunti, riempiendo la sala dello scricchiolio delle penne d'oca su pergamena.

"L'aggressione della nobile McFinn è un segno! Presto le tenebre caleranno sulla contea e le bestie dell'abisso colpiranno gli empi!"

L'astrologo sbuffò, con aria altezzosa, continuando a puntargli contro il lapislazzuli che aveva tra le dita.

"Quello che affermate è privo di senso, frate, da tutti è risaputo che il drago è creatura infernale e diabolica, mentre tutto ciò che si trova a più di cento spanne dal suolo sia unicamente composto da idilliaco materiale etereo.. e tale rimane quando torna da noi."

Agita ancora una volta il lapislazzuli davanti agli occhi del frate, a titolo indicativo.

"Da un simile luogo talmente perfetto, invero nessuna aberrazione potrebbe mai provenire."

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"Sì, è un'aberrazione.. caduta dalle stelle..."

Drach continua a borbottare tra sé, arrancando nella neve. Si sono accampati da un giorno ormai sulle rive del fiume, ma ancora niente di nuovo.
Di notte hanno sentito degli strani rumori, qualcosa che raspava, entrava e usciva dall'acqua, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di controllare; il mercenario si era ripromesso che quella notte sarebbe rimasto di guardia sul fiume.

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Per il prossimo utente: Pozzo, sangue, "veleno".
 
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Seezer
view post Posted on 5/8/2010, 15:06




Poco distante dall'accampamento, un mercante fa trascinare il proprio carro da due cavalli, che assetati e infreddoliti arrancano.
L'uomo non si sentiva sicuro a interrompere il viaggio in quel punto della foresta, di notte, ma i cavalli erano di altro parere, e d'altra esigenza.
Fermò il carro a pochi metri dal pozzo ivi trovato, e vi si avvicinò per attingervi. Prese il secchio, e con la fune lo calò gentilmente nel fondo.
Una volta percepito il peso dell'acqua, l'anziano mercante tirò verso di se il secchio, senza troppa forza, e se ne riappropriò.

Ma non era acqua ciò che aveva raccolto.

Il secchio era completamente rosso, rosso sange, die cui era pieno.

Inorridito da quella scena lugubre, l'uomo innalzò un urlo di terrore, e fece per correre via, verso il prorpio carro ora mezzo di fuga.
Ma qualcosa si destò nel pozzo. Qualcosa si stava come arrampicando, graffiando sulle paeti che, che facevano eco.
L'uomo, inorridito dal sangue rovesciato dal secchio, rimase girato, immobile, non capendo cosa stesse succedendo, ma poi vide qualcos'altro oltre al sangue.
Una bocca emersa lente e inosrabile dal pozzo, e si alzava, per uscire. Lentamente, vide una lunga, lungghissima testa emergere, e guardarlo, ricoperto di sangue.
Il "Demone", fece per guardarlo, inizialmente come se non gl iimportasse. L'uomo lo guardava.

"sei..il..diavolo?"

La creatura, senza nemmeno fiatare, eseguì un potentissimo scatto serpentino che prese in pieno il malcapitato, rovesciando a terra il carico e spaccando il carro stesso.
I cavalli sbraitavano e l'uomo rantolava, ma non poteva urlare con la gola mangiata via.
Le bestie scapparono terrorizzate, e il demone e la sua preda, scomparvero nel pozzo.

La vena d'acqua collegata a quel pozzo era ormai contaminata di un veleno irreparabile, fatto di carcasse umane e dei demoni che li mangiano, presto tutti avrebbero constatato.

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Drach fissava timoroso il fiume, non capendo cosa si muovesse nell'acqua, ma inconsciamente pensava comunque a comuni bestie, quando però qualcosa attirò la sua attenzione.

Urla, urla maschili, eccheggiare nel cuore nero della foresta illuminata dalla luna, poi nulla, il silenzio.

Egli osi voltò di scatto, riconoscendo un pericolo poco distante, benchè ignoto.

Poco dopo, vide due cavalli correre terrorizzati. Trascinavano un carro rotto e dalle merci dismesse. Seguendo le orme di quei cavalli, si poteva capire da dove fossero venuti.

Ma il gruppo l'avrebbe fatto?

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Per il prossimo utente: Spade, archi e freccie, fuoco, croce cristiana, merci sparpagliate.
 
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view post Posted on 5/8/2010, 20:02
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Alien el octavo pasajero

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Lorrain fissava in silenzio il suo volto riflesso sullo specchio. Aveva un aria molto stanca. La giovane allungò le mani tremolanti verso una bacinella colma di acqua riposta davanti a lei e ne raccolse un pò per rinfrescarsi il viso. Lentamente stava riaquistando serenità. Erano diverse notti che non riusciva a prendere sonno, e a lungo col pensiero era corsa verso quei terribili e sanguinosi avvenimenti. Prima di allora mai aveva visto la morte trascinare via con se un uomo, ne aveva mai incontrato il male.
Il terrore e un forte senso di impotenza avevano lasciato posto alla frustrazione e alla rabbia. Il padre non le aveva creduto, nessuno aveva creduto alle sue parole. Tutti pensavano che si trattasse di folli vaneggiamenti. Pazza, l'avevano presa per pazza. Ora provabilmente il padre pensava di chiuderla in un convento per liberarsi di quella figlia tanto disgraziata quanto sfortunata. Lorrain strinse i pugni e si diresse verso la porta, provò ad aprirla ma si accorse che era chiusa a chiave. Prigioniera, era prigioniera nella propria dimora. "Dannazione" imbeì colpendo con i pugni il legno massiccio. Se voleva uscire, doveva farlo per altre vie, pensò mentre con lo sguardo volvega alle ampie finestre. In fondo lei si trovava solo al primo piano e diversi rampicanti ramificatisi per anni potevano rendersi complici della sua fuga.

Dietrich sfregava le mani nella speranza di scaldarle, mentre attendeva assieme al gruppo di studiosi il suo maestro. "Dannazione ma quanto tempo gli ci vuole?" chiese un ragazzo dai ricci capelli rosastri. Un suo compagno lo spinse con forte disaprovazione "Modera i toni, sei nella casa del signore!". Il giovane che era stato spinto fissò per un attimo il crocefisso appesso alla parte. "Sarà ma io stò congelando". Passarono diversi minuti prima che lo scrichiolio di una porta catturasse l'attenzione di tutti i presenti. Greog si diresse velocemente verso il gruppo, il suo volto era molto serio. "Signori vi chiedo di riordinare i vostri appunti e di consegnarmeli entro domani sera. Ora siete liberi di andare". Mentre i ragazzi si ritiravano mormorando tra di loro Dietrich fu trattenutò da Greog. "Ti prego di rimanere qui ancora un pò". Quando la stanza fu ormai sgombra il maestro si sentì libero di parlare.
"A quanto pare il corvo aveva ragione, pare che il cielo abbia portato con se una creatura misteriosa che si agira fuori dalle mura del castello, ho bisogno di qualcuno di fiducia che mi aiuti nella ricerca del mostro". Dietrich annuì con la testa. "Ma maestro, credete ai vaneggiamenti di un prete?"
"La superstizione popolare, e la religione non hanno mai annebbiato la mia mente. Tuttavia alcuni strani accadimenti mi hanno convinto a fare un controllo. Partiremmo dottina all'alba. Solo noi due".

Drach e Orlando erano riusciti a placcare i cavalli sbizzarriti e li avevano legati vicino al loro rifugio per la notte. Gli animali nella corsa avevano disseminato diversi biberi che Orlando non aveva mancato di raccogliere. I due ora seguivano in silenzio le tracce sulla neve, queste conducevano a un pozzo.
Drach si fermò a qualche passo dal pozzo mentre Orlando si sfregava la testa sconcertato "Mio Dio quanto sangue". "Forse ci siamo, abbiamo trovato al tana del mostro". Orlando non osava muovere un passo di più, mentre ora il vecchio si affacciava all'imboccatura. "Presto ho bisogno di luce, dobbiamo accendere un fuoco". Le sue mani rugose tentavano di tirare la corda per sollevare il secchio inghiottito dalle viscere del pozzo. D'un tratto qualcosa strattonò violentemente la corda sbilanciando il vechio che cacciò un urlo mentre si ancorava come megliò poteva. Passarono pochi attimi, una enorme sagoma sgusciò fuori dal pozzo. Il vecchio indietreggiò incerto e caddì a terra, contemplò la creatura implorando aiuto. Ma il suo aiutante si diede rapidamente alla fuga. Mentre correva, e il sangue pulsava nelle sue tempie sentiva le urla strazianti del vecchio affievolirsi man mano.

Qualche ora più tardi un gruppo di uomini si vestiva e preparava i propri armamenti. Spade, archi, frecce erano le uniche difese a loro disposizione. Ma nessuno di loro si fece scoraggiare.

per il prossimo utente: escrementi, battaglia, amore, ratti.

Edited by alien_queen - 5/8/2010, 21:40
 
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Sìlfae
view post Posted on 6/8/2010, 07:16




Lord McFinn aveva deciso di inviare un drappello di soldati per chiarire la faccenda. Le persone continuavano a sparire e l'avvelenamento dell'acqua del pozzo rappresentava un grave problema per il villaggio. Il diavolo non pareva avere remore o debolezze, attaccava sia di giorno sia di notte e riusciva a raggiungere con facilità il villaggio senza che nessuno riuscisse ad avvistarlo, ritirandosi poi verso il fiume con il suo bottino di carne e lasciando solo la macabra scia di sangue su erba e neve come monito per i sopravvissuti.

Il numero di ratti aveva ripreso a crescere, i popolani erano tormentati di notte dal continuo rosicchiare e pregavano di non addormentarsi, col timore di riaprire gli occhi e scoprirsi all'Inferno. Gli escrementi di quelle bestie immonde venivano trovati sparsi ovunque, ma sempre soprattutto intorno al pozzo. Nessuno aveva più il coraggio di recarvisi né di raggiungere il fiume e così i popolani soffrivano la sete e le piantagioni non curate appassivano e s'inselvatichivano.

In pochi giorni la contea si stava lentamente trascinando verso la distruzione.

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Georg aveva rimandato l'uscita di qualche ora e Dietrich ne aveva approfittato per fare una fugace visita ad Elisandra; si amavano segretamente ormai da quasi due mesi, non molto dopo l'arrivo di Dietrich al castello.

"Non seguirlo, ti prego, lascialo andare da solo.. non potrei sopportare di vederti perdere il senno o la vita..."

Il ragazzo le carezzò il viso dolcemente, provando a sorriderle, incerto.

"Non temere, mia cara, ci saranno gli uomini di tuo padre. Useranno l'acciaio e il fuoco, e noi rimarremo lontano, al sicuro..."

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I militi avevano disposto un circolo di torce intorno al pozzo, presidiandolo con alcuni arcieri, mentre altre sentinelle avevano cominciato a perlustrare il fiume. A tratti scagliavano sassi sulla nera superficie, gridando per cacciare gli spiriti inquieti.

Si accorsero dell'aggressione solo al cambio della guardia, quando scoprirono che cinque di loro fossero misteriosamente scomparsi.
Avevano serrato i ranghi, stringendo le lance e preparandosi al peggio, mentre uno di loro tentava di accendere un fuoco. Le luci del pozzo erano troppo lontane e per quel gruppo ricognitore lo scontro con la bestia stava per cominciare.

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Per il prossimo utente: Urla, fuoco, pozzo.
 
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Seezer
view post Posted on 8/8/2010, 13:35




Non solo gli arcieri fissavano il pozzo con le armi tratte. La tensione e la paura appesantivano l'aria al punto da far soffocare, e il tanfo che usciva dal pozzo sembrava venire dall'inferno. Pochi speravano di tornare a casa vivi, o con tutti gli arti attaccati al corpo.

Tuttavia la devozione per il regno e per le proprie famiglie, convinsero molti a restare, mentre altri sembravano pronti a scappare urlando, magari ancor prima fosse successo qualcosa.

passarono svariati minuti, e del demone nessuna traccia. Gli arcieri cominciarono a guardarsi reciprocamente, mostrando perplessità. Tuttavia qualcosa doveva pur esserci la dentro.

Uno degli arcieri, fece un cenno di testa a un compagno spadaccino.
"Tu! stana la bestia, cosicchè il suo ventre sarà delle nostre freccie"

L'interpellato rispose all'ordine, tentennando.
"O il mio delle sue fauci, nevvero?"


L'aricere non rispose ma mostrava impazienza, qualcuno lo doveva pur fare, tutti lo pensavano.

Armato di spada e scudo, dunque, un altro uomo ancora, senza dire nulla, corse di qualche metro verso il pozzo, per poi avvicinarsi piano e a scudo tratto.


Colpì la pietra del pozzo con la spada, per un paio di volte, al fine di irritate il demone e farlo uscire allo scoperto, ma niente rispose.


Poi rinfoderò la spada, e gettò nella profonda cavità una pietra, ma nulla accadde.

"datemi del fuoco, vedremo se ancora se la sentirà di farci perdere tempo."

All'uomo fu data una torcia, che immediatamente fu gettata nel pozzo, ma non si sentì il rimore dell'acqua.

Perplesso l'uomo si facciò al pozzo, incurante del pericolo e sbigottendo tutti per il suo coraggio. La toricia si era incastrata in un cadavere e rivelava la massa di acadaveri e di sangue posta sul fondo.

"Dunque è questo immonda tana a ridurre tutti alla carestia, bene bene.."

L'uomo si allontanò dal pozzo, facendo passi all'indietro per non darli le spalle, e tornato dai compagni, fece rapporto.

"La dentro vi si trova morte, tanfo e veleno, ma nessun demone."

Gli arcieri abbassaron ole freccie e i guerrieri le lancie. Nessuno capiva più che stesse succedendo, e molti di loro non l'avrebbero mai capito.



Dall'alto caddero delle foglie.

Poi la sciagura.

Uno degli arcieri fu scuarciato sulla faccia e scaraventato giù dal proprio ramo, poi accadde la stessa cosa a un altro, in un istante.

Gli uomini colpiti urlavano e il rumore delle loro ossa eccheggiavano nella foresta ma nessun oancora coapiva cosa gl iavesse colpiti.

Tutti divennero pronti a combettere contro l'oscurità della che tanto favoriva i demoni, e si ritirarono tutti sul fuoco, dove la vista ancora era nitida.


ma non ebbero il tempo che l'ultimo della fila spirò in colpo di coda, e il demone rivelò le proprie fattezze al resto del gruppo. Uno degli arciero lo aveva sulla linea di tiro, ma esitava.


"Un..un..un..DRAGO!!"

In reazione all'urlo di paura dell'uomo il "drago" saltò addosso al più impaurito e prima che gli altri potessero avvicinarsi o reagire e fu poi scagliato proprio contro il fuoco, sparpagliando tutta la legna sulla neve, spegnendo la luce.

"Non possiamo affrontare un drago da soli! sparpagliatevi, tronate al castello e riferite il pericolo!!"

Lo stesso uomo che senza paura sbirciò la bocca dell'inferno, ora gridava la ritirata e tutti erano ben lieti di darli retta. In più, era risaputo dalle leggende che nessun uomo comune può abbattere un drago con lancie di ferro e scudi di cuoio. Ci voleva un esercito, o un eroe. Loro non avevano niente di simile in quel momento.

Ognuno cominciò a scattare in una direzione diversa, lasciandosi alle spalle il gruppo, ma confondendo il mostro su quale direzione prendere.

Ma non sapevano che il drago avesse abbastanza velocità per la maggior parte di loro.

Il guerriero che aveva annunciato la ritirata, si prese alla lettera e stringendo fortissimo la propria spada e i lproprpio scudo, cominciò a correre più forte che poteva, in una direzione a caso.

Sentì un irlo agghiacciante, un rumore metallico di una corazza che si spacca, poi un altro urlo, di dolore e morte.

Poi un altro, fortissimo

Un altro, e un altro, e un altro ancora.

Le urla di anime perdute, poi il silenzio.

Chi l'aveva seminato? Chi era sopravvissuto?

Se fosse stato solo lui, sarebbe venuto il suo turno, a mano che la creatura non fosse sazia dei suoi compagni.


Smise di nevicare.

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Per il prossimo utente: Superstite/i sconvolto/i, rapporto orale, Il re
 
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view post Posted on 10/8/2010, 13:29
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Alien el octavo pasajero

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"Mio signore non sono dicerie popolari, l'ho visto! ho visto con i miei occhi il mostro, il drago", il soldato era affannato, e lurido. Sconvolto riportava i fatti a Trevon.
"Dove sono i tuoi compagni?" chiese il conte sfregandosi gli occhi tanto pensieroso quanto preoccupato. "Non saprei, a un certo punto ce stato il caos, ci siamo dovuti ritirare non so se vi siano altri superstiti".
Trevon annui con la testa "A questo punto non resta molto altro da fare, dobbiamo mobilitare tutti i nostri uomini e uccidere una volta per tutte questa belva".
Georg ascoltava in silenzio. Aveva rimandato la sua partenza con l'asistente Dietrich perché conscio che la presenza di così tanti uomini avrebbe allarmato la creatura, e non gli avrebbe permesso di coglierla di sorpresa tendendole una trappola. Sebbene il suo campo fossero gli astri, bramava poter catturare il drago e studiarlo, magari sottoporlo al suo volere, a ora, se voleva agire, doveva farlo prima che le truppe si mobilitassero.
Dun tratto un servitore apparve sulla soglia della porta "signore..." asserì tenendo lo sguardo basso. "perdonatemi se vi interrompo. Ma si tratta di vostra figlia Lorrain." il conte parve preoccupato "Vogliate scusarmi" disse a Georg e al combattente lasciando la sala.
Georg approffitò dell'occasione per avere maggiori informazioni. Poggiò una mano sulla spalla dell'uomo e chiese in tono confidenziale "parlatemi di questo drago, descrivetemelo ..."

Dietrich teneva gli occhi chiusi e respirava affanossamente, abbandonandosi al piacere donato dalla sua amante. La dona lo rendeva schiavo del suo gioco d'amore, a suo piacimento afferrava e rilasciava la sua spada d'amore. L'avvolgeva tra le sue labbra carnose, e a tratti lo stuzzicava con la punta della lingua roteandola in tutte le direzioni. Dietrich teneva tra le mani la testa di Elisandra che continuava a muoversi incesantemente, una cascata di capelli dorati a tratti coprivano il suo volto.
Dietrich fu pervaso da un indiscribivile brivido di piacere, Elisandra percepì piccole contrazioni mentre un ondata di calore pervadeva la sua bocca. La dona si drizzo lentamente mentre con le mani carezzava l'addome del giovane con aria compiaciuta. Egli continuava a tenere gli occhi chiusi e cercava di riprendersi dall'ectasi che lei gli aveva donato.
"Vi amo" riuscì a sussurrare mentre lei si sdraiava al suo fianco. "Lo so" rispose divertita giocherellando con le dita sul suo petto.

"FUGGITA?!?" Trevennon era irato "com'è possibile? quando?" il servitore impallidì dinnanzi a tanta collera "Mio signore... io... non lo so". "Basta questo è troppo! recatevi preso il re, ditegli che abbiamo bisogno di tutti gli uomini dotati di senno per uccidere la bestia prima che sia lei a sterminare noi. Ma prima formate una squadra per recuperare mia figlia!. Parteciperò anch'io alle ricerche" il servitore tentennò un attimo. "subito!".

per il prossimo utente: grotta, schelettro, infezione, esterminio.
 
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Sìlfae
view post Posted on 10/8/2010, 17:58




Lorrain provò per l'ennesima volta a far collidere le due pietre focaie, inginocchiata a terra su una torcia.
Emette finalmente un gridolino di soddisfazione, vedendo le scintille attecchire sulla stoffa arrotolata. Aveva abbandonato il castello usando uno dei tanti passaggi segreti di cui era venuta a conoscenza da piccola, giocando con le sue sorelle.
Non era pazza, non poteva esserlo.

Impugnò la torcia e si addentrò nella grotta.

L'aveva visto, i suoi occhi non potevano averla ingannata, era reale.

Lo scroscio del fiume riecheggiava nell'antro; non era molto lontana. L'avrebbe provato a tutti, sarebbero stati costretti a crederle.

La grotta era talmente buia che riusciva a stento a vedere dove metteva i piedi, la luce della torcia la circondava, ma non si espandeva più di tanto, lasciandola in un'inquietante e silenziosa coltre nera.

"Chi è là?"

Niente, solo il gocciolio dell'umidità.
Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene, a lasciar perdere. Però non poteva, doveva dimostrare di avere ragione, soltanto allora si sarebbe potuta calmare.

Il suo piede smuove qualcosa.
Lorrain sobbalza e fa un passo indietro, puntando la torcia davanti a sé.
Si morde la lingua per non urlare, mentre la figura accartocciata di uno scheletro si delinea sotto i suoi occhi.
Non è completamente decomposto, vari filamenti di carne e tendini collegano le ossa tra loro; siede scompostamente sul fianco roccioso della caverna. Avvicinando cautamente la torcia, la ragazza scopre che quel corpo è più insolito di quanto avesse creduto: una specie di strana sostanza mucosa lo infetta, dal busto fino alla testa, ricoprendolo quasi interamente.

Il conte McFinn, in armatura e in groppa al suo cavallo da battaglia, lascia il castello in testa ai suoi cavalieri, scortati dai cacciatori e i militi. Erano stati preparati in tutta fretta e avevano risposto con incertezza alla chiamata del lord. Per quanto quegli ultimi giorni fossero stati tutt'altro che lieti, le storie su draghi e demoni non si erano ancora fatti largo nell'aristocrazia guerriera, rimasta fino ad allora rinchiusa al sicuro nella fortezza.

Trevon McFinn tirò a sé le redini, mentre uno dei cacciatori a piedi gli indicava la piana circostante il pozzo.

"Dio Onnipotente.. è un massacro..."

I corpi delle guardie giacevano nelle più orribili posizioni, macchiando l'intera piana di sangue; ad alcuni erano state strappate le viscere, che ancora fuoriuscivano penzolanti dal ventre, ad altri era stato tentato di staccare la testa, riducendo il collo ad un ammasso di carne maciullata; molti presentavano il torace o le cosce trapassate da parte a parte e i segni di profonde artigliate.

"Rimanete compatti e riaccendete dei fuochi! Rispediremo quella creatura all'Inferno da cui proviene..."

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Per il prossimo utente: armatura, sangue acido, ratti
 
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33 replies since 13/10/2009, 12:06   1096 views
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