| XD bellissimo !!!! " e' logico !!!! veniva da Berna, era piccolino e l'hanno chiamato Bernini "
eccovi una piccola ricerca fatta da me tra wikipedia e libri che ho
« Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire. » Antonio De Curtis, in arte Totò
Totò, nome d'arte di Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, più noto come Antonio De Curtis, è stato un attore, poeta e paroliere italiano. Soprannominato "il principe della risata", è considerato uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Nato come Antonio Vincenzo Stefano Clemente e adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas – il padre naturale, Giuseppe De Curtis, lo riconobbe legalmente soltanto nel 1937 – nel 1945 il Tribunale di Napoli gli permise di aggiungere vari cognomi e alcuni predicati nobiliari come parte del nome e gli riconobbe anche diversi titoli nobiliari. Sicché Totò divenne: Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e d'Epiro, conte e duca di Drivasto e di Durazzo, anche se sul pronao della cappella della sua tomba, nel Cimitero di Santa Maria del Pianto a Napoli, l'incisione recita solo Focas Flavio Comneno De Curtis di Bisanzio - Clemente.
Nacque nel rione Sanità, in via Santa Maria Antesaecula, al secondo piano del civico 109, da una relazione clandestina di Anna Clemente con Giuseppe de Curtis che, in principio, non lo riconobbe. L'assenza della figura paterna pesò molto, anche in seguito, sul carattere dell'attore, tanto che nel 1933, già famoso sui palcoscenici italiani, si fece adottare dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, in cambio di una rendita.
Studiò al collegio Cimino senza ottenere la licenza ginnasiale: la madre lo voleva sacerdote, ma, incoraggiato dai primi successi nelle piccole recite in famiglia, e attratto dagli spettacoli di varietà, nel 1913, a soli quindici anni, iniziò a frequentare i teatrini periferici esibendosi in macchiette e imitazioni del repertorio di Gustavo De Marco con lo pseudonimo di Clerment.
Proprio su questi palcoscenici di periferia incontrò attori del calibro di Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo e i musicisti Cesare Andrea Bixio e Armando Fragna. Dopo il servizio militare, svolto ad Alessandria durante la prima guerra mondiale, si esibì ancora come macchiettista. Su questi palcoscenici, spesso improvvisati, con orchestre di second'ordine e comprimari raccogliticci, Totò imparò l'arte dei guitti, ossia di quegli attori - napoletani e non - che recitavano senza una sceneggiatura ben impostata, arte alla quale Totò aggiunse caratteristiche tutte sue: una conformazione particolare del naso e del mento - frutto di un incidente giovanile col precettore del ginnasio - movimenti del corpo in libertà totale, da burattino snodabile, e una comicità surreale e irriverente, pronta tanto a sbeffeggiare i potenti quanto a esaltare i bisogni umani primari: la fame, la sessualità, la salute mentale.
Totò spaziò in tutti i generi teatrali, con oltre 50 titoli, dal variété all'avanspettacolo, alla "grande rivista" di Michele Galdieri, passando per il cinema, con 97 film interpretati dal 1937 al 1967, visti da oltre 270 milioni di spettatori, un primato nella storia del cinema italiano, e la televisione con una serie di 9 telefilm diretti da Daniele D'Anza, poco prima della scomparsa, ormai ridotto alla quasi cecità per la lunga esposizione ai fari di scena che lo aveva costretto nel 1957 ad abbandonare il palcoscenico.
Grande maschera nel solco della tradizione della Commedia dell'Arte, accostato di volta in volta a comici come Buster Keaton o Charlie Chaplin (nettamente superiore a loro a parer mio), conservò fino alla fine una sua unicità interpretativa che risaltava sia in copioni puramente brillanti, sia in parti drammatiche, interpretate alla fine della carriera, con maestri del calibro di Alberto Lattuada o Pier Paolo Pasolini.
Totò morì nella sua casa dei Parioli il 15 aprile 1967 all'età di 69 anni, stroncato da una serie improvvisa di tre infarti.
Le sue ultime parole furono, secondo Franca Faldini: "T'aggio voluto bene Franca, proprio assaje", sebbene secondo la figlia Liliana disse: "Ricordatevi che sono cattolico, apostolico, romano".
La sua salma fu vegliata per due giorni da tutte le personalità della politica e dello spettacolo giunte a commemorarlo e a rimpiangerlo. La Faldini raccontò un episodio amaro: il sacerdote che venne nella casa dei Parioli in cui avevano vissuto insieme per 15 anni accettò di benedire la salma ancora calda di Totò soltanto se ella, vedova "biblica", fosse uscita sul pianerottolo.
Il 17 aprile 1967 il feretro partì tra ali di folla per Napoli, sua città natale, dove si svolsero i funerali solenni di fronte a una folla traboccante, valutata in circa 200.000 persone, che lo accolsero fin dall'arrivo dell'auto al casello autostradale, poi il suono delle campane salutò per l'ultima volta Totò. Alcune persone furono colte da malore per lo spavento di vedere lì, in mezzo ai funerali, Totò vivo; l'uomo che tanto assomigliava al principe era in realtà l'attore Dino Valdi, per molti anni controfigura di Totò.
L'orazione funebre venne tenuta da Nino Taranto: « Amico mio, questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi, la tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli, che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l'hai onorata. Perché non l'hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso questa malinconia che l'avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l'allegria di un'ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha bisogno. I tuoi napoletani, il tuo pubblico ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l'ultimo "esaurito" della sua carriera, e tu, tu maestro del buonumore questa volta ci stai facendo piangere tutti. Addio Totò, addio amico mio, Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori, e che non ti scorderà mai, addio amico mio, addio Totò. »
Peppino De Filippo, impossibilitato a partecipare, inviò un telegramma da Salsomaggiore Terme. Fu sepolto a Napoli nella tomba di famiglia del Cimitero di Santa Maria del Pianto accanto ai genitori e all'amata Liliana Castagnola.
La figlia Liliana raccontò che un guappo del Rione Sanità, nel suo quartiere, volle fare una sorta di secondo funerale, da tenersi il 22 maggio, pochi giorni dopo il trigesimo; nonostante la bara fosse vuota, c'era la stessa folla acclamante e piangente di qualche giorno prima.
A distanza di decenni i suoi film riscuotono ancora grande successo, e molte delle sue memorabili battute e gag-tormentoni sono spesso diventate anche perifrasi entrate nel linguaggio comune.
che posso dire.... da napoletano vado orgoglioso di aver avuto un paesano cosi... grazie "principe" per aver fatto ridere la mia napoli e le persone a me care ... e ragazzi scusate il dialetto ma.... "principe, sper' che da mo' a cient' ann' pozza venì la 'n'gopp' a me fa' doje risate cu' vuje, almeno truvamm' coc 'cos' e positivo int' a sta' mort " =) ... ripeto scusate il dialetto arcaico ma ci voleva
Edited by vinny mascella - 19/5/2011, 11:38
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