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Gli dei di Lovecraft

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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 30/1/2011, 11:59




Estratto dal Necronomicon; scusate vado un po' di fretta quindi non sono ben sicuro di ciò ch ho selezioneto.
Tuttavia, avrei dovuto scivere pseudo-lovecraftiane, poiche il Maestro non ha mai per così dire "ordinato" il suo pntheon, questa è opera di autori quali Derleth.

Ma ora... lasciate ogni speranza o voi ch'entrate perchè...

Cthulhu

Non è morto ciò che in eterno può attendere
E col passare di strani eoni anche la morte può morire




Il Grande Cthulhu è l’unico degli Dei Esterni (N.d.A. Sìlfae, lo so! Sto semplificando!) che viva in mezzo agli uomini.
Millenni fa le creature che aveva condotto con se (“Esseri piovra”, “Cthulhoidi”, Progenie di Cthulhu” o che dir si voglia) avevano edificato una città (R’lyeh); ma a causa di movimenti terrestri la città finì inabissata.
Tuttavia, grazie ai suoi poteri, la creatura continua a vivere negli abissi, superando la morte, sognando in eterno e parlando nella mente degli uomini, fino al giorno “in cui le stelle saranno di nuovo allineate”. Ancora oggi per il mondo si aggirano gli adepti di quest’infernale liturgia da esso creata, che dovrebbe presagire al Risveglio.
Della vita e della morte il Grande Cthulhu rappresenta gli orrori.
Si ritiene che sia una personificazione del principio noto in fisica come "Morte termica" dell'universo.

SPOILER (click to view)
Esistono esseri ed approssimazioni di esseri di cui ormai noi non sospettiamo neanche l’esistenza perché dimenticati da ere immemorabili. Esistono dei che, quando si manifestano nel nostro mondo, sono al di là di ogni concepibile abominazione. Esistono dei che superano i secoli e le ere non perché sono al di fuori ed al di sopra del tempo come noi ci divertiamo ad immaginare le divinità di questo nostro mondo ma perché il corpo con cui si manifestano è al di là della morte, al di là di ogni decomposizione e putrefazione immaginabile senza però che la vita - in qualche blasfema forma - le abbia abbandonate. Esistono dei che hanno vinto la morte subendola ed accettandone tutte le conseguenze fino alle più rivoltanti. Esistono dei che in questa raccapricciante forma possono rimanere come addormentati (per noi sarebbero morti e dimenticati) per eoni senza fine finché qualcuno o qualcosa non li richiami ad una nuova vita di terrore per gli uomini e ad una nuova attività di caos diabolico con cui manifestano la loro vera natura.


Epiteti: Cthulhu grande, Cthulho morto, Ctulhu blasfemo, blasfema divinità, signore del profondo, bestemmia vivente, dio infame, diabolico scorpione, il signore del sole che muore, osceno cadavere, abitatore del profondo, chi ha superato la morte, cadavere vivente, cadavere che dorme in R’lyeh, colui che afferra, colui che trafigge.

Aspetto: Di quest’essere si sa che è di immani dimensioni, il capo è simile ad un polpo, di colori tetri e decomposti, con un fetore ripugnante. Sopra denti simili a quelli delle lamprede i suoi occhi morti finnano il tutto e il nulla. Cthulhu è dotato di arti sui quali si trascina sul terreno, lento ma inarrestabile, e si muove con spaventosa agilità in mare; è inoltre fornito di due ali membranose.

SPOILER (click to view)
La sua manifestazione che gli Esseri antichi ebbero la sventura di conoscere si presenta come un’enorme sacca flaccida e viscida simile alla testa di un ciclopico polipo alta come una montagna e larga quanto il chiostro della moschea. La pelle è elastica e molle e, sotto di essa, si vede agitarsi l’interno informe dell’osceno corpo: sembra la pellicola che si forma sul latte che sostiene una pagliuzza ma lascia vedere i
movimenti del latte sottostante. Quello che, invece, del latte non ha è il colore e l’odore. Al posto del sereno bianco del latte troverete infatti una sintesi rivoltante dei colori dei cadaveri in ogni stadio della decomposizione dal giallo verdastro malaticcio al grigio bluastro fino alle orrende e indefinibile sfumature degli umori che trasudano dalle tombe e che vengono dai loro abitanti. Il piacevole odore del latte è invece cancellato e travolto da tutti gli olezzi più pestilenziali e abominevoli che possono essere esalati dalle tombe evitate degli appestati e dei lebbrosi e delle sepolture aborrite dei peggiori necromanti
In cima all’oscena montagna sta issata una testa su una specie di corto collo. La testa è alta e larga come una tozza torre ed è contornata da tentacoli duri, elastici e cerchiati che somigliano ad enormi tubi di trachea: la loro forza deve essere prodigiosa. I tentacoli finiscono con una specie di bocca con tre denti simili a quelli delle lamprede di un colore rosa sanguinolento. Tra i tentacoli si spalancano occhi liquidi e fissi che, anche se sembrano senza sguardo e come morti, vedono ed osservano tutto quello che capita loro davanti. […] Sulla parte bassa della sacca viscida che gli fa da corpo si allungano tozzi tentacoli più larghi
dei pilastri della moschea che dirige qua e là e che usa come zampe e mani ed artigli ed estende e
ritrae a seconda delle sue diaboliche necessità. Con queste approssimative estremità il grande Ctulhu avanza sulla Terra con una andatura che può sembrare incerta e quasi patetica e traballante: guardatevi però dal pensare che, per questa apparenza, sia facile arrestare il suo cammino perché in realtà, nonostante barcollamenti e cadute, non esiste forza umana che possa sperare anche soltanto di rallentarlo. Sventurato anzi chi pensasse di poterlo fermare perché sarebbe meglio per lui che si gettasse da solo nella fossa dei serpenti […] Con queste stesse estremità il grande Cthulhu si muove con ben altra sicurezza in mare.[…]
Cthulhu è capace di sollevarsi dalla terra e di percorrere i cieli con lunghissime ali membranose formate ognuna da molti tentacoli piatti simili ad enormi, interminabili rotoli di pergamena che agita caoticamente.”
Caratteristiche: Cthulhu è vino e morto allo stesso tempo, in quanto è al di là di concetti quali la vita e la morte, delle quali rappresenta gli aspetti peggiori.

SPOILER (click to view)
E pregate con tutte le vostre forze di non essere voi sotto lo sguardo cadaverico eppure vivo di questo orrendo dio che è vivo soltanto perché è al di là della morte e morto perché al di là della vita e possiede la potenza e le capacità della vita e della morte insieme e di ambedue conosce ogni malignità.


Invocazione: “Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn. Uull lvuuw uejoob Cthulhu lluaab’oii kth’lhii quoaa. Uull”

Qui sotto è riportato l’effetto dei poteri di Cthulhu sugli umani, nel punto ove la sua presenza è più forte: nella sua tomba di R’lyeh blasfema:

SPOILER (click to view)
“In un lampo ho una visione. Mi vedo nel corpo di una formica; cammino sulla sabbia e davanti a me ho l’imbuto del formica-leone. So che sul fondo si nasconde una minaccia orrenda ma sono come attirato dal centro dell’imbuto. Le pareti di sabbia sembrano scorrere verso il basso e scomparire silenziosamente al centro dove però non si vedono fori. Continuo a fissare le pareti: le vedo scorrere senza movimento.
Il formicaleone è l’infame Cthulhu.
Le pareti scivolano verso il centro: non le vedo muoversi ma so che stanno discendendo lentamente, inesorabilmente finché, vengono inghiottite dal centro.
Sotto c’è Cthulhu.
Non vedo più altro. Il cerchio alla testa si stringe: sento un ronzio crescente. Continuo a fissare spasmodicamente il centro dell’imbuto come se sapessi che da lì sta per uscire qualcosa che cerca me. O forse sono io che devo andare: Cthulhu mi aspetta, Cthulhu mi chiama.
Il ronzio mi sta spaccando la testa: mi sembra di avere uno sciame di mosche impazzite intrappolate nel cranio. Non lo sopporto più.
Devo andare.
Cthulhu sta chiamando la mia mente.
Devo andare.
Cthulhu vuole la mia mente.
Vado.

[…]

Capisco ora che sono arrivato sul punto di mettere la mia mente sull’innominabile altare di Cthulhu come offerta vivente perché la facesse sua e mi rendesse suo schiavo per sempre. E non sono ancora sicuro che non abbia avuto il tempo e la possibilità di farlo.”


Shub-Niggurath

"Iä! Shub-Niggurath! Il Capro Nero dei Boschi dalla Prole Innumerevole!"

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SPOILER (click to view)
"La massa grigia tremava e ribolliva, gonfiandosi costantemente; e da essa, in molteplici scissioni, venivano generate anatomie che strisciavano nella grotta in ogni direzione. C'erano cose come gambe o braccia senza corpo che fluttuavano nella melma, teste che rotolavano o pance con pinne da pesce che si dibattevano; e altri orrori o mostruosità malformate che si allontanavano dall'area della fossa. E quelli che non nuotavano rapidamente verso la riva, quando ricadevano nella pozza... venivano immediatamente divorati da bocche che si aprivano nella massa genitrice."
--Clark Ashton Smith, "Le sette fatiche"


Shub-Niggurath rappresenta la vita stessa, ciò che muove tutto il creato, l'origine di ogni cosa; in particolare incarna la spinta alla vita, il principio assoluto della fertilità. Può essere visto come antitesi dell'entropica distruzione di Azathoth.

Invocazione: "OTLMUJ ONXIJKU JIVCHIJ NIGGURATH UJNUBUAH WOQELAH. CTAAH TOHIITA IKWUBUTH NIGGURATH QWJT WIJLL YULC’JCUC TOHIJIA. CTAAH"

Azathoth
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E’ il più potente di tutti gli Dei Esterni. Un tempo si diceva che a questo potere equivalesse un’intelligenza, ma qualcosa di non meglio precisato l’ha fatto regredire .
Ora, in un luogo chiamato Corte di Azathoth, gli altri Dei gli danzano intorno, ma non per allietarlo, quanto piuttosto per mantenerlo nel suo stato vegetativo.

Epiteti: il Demone Sultano, Colui che non dev’essere nominato (talvolta confuso e comune con Hastur), il dio idiota, il dio cieco, il Caos Oscuro

Aspetto: Inconcepibile, per sua stessa natura.
Si dice che anche gli Altri Dei lo aborriscano e lo detestino.
La sua stessa manifestazione corrisponde ad un’altra divinità, Yog-Sothoth; in definitiva Azathot è il caos oscuro e non manifesto, Yog-Sothoth è il caos rivelato, che si presenta a noi in ogni aspetto.

Caratteristiche: L’abisso ultimo di ogni abiezione, in pratica l’essenza perfetta degli Altri Dei.
Nessuno sa cosa accadrà al suo risveglio: c’è chi dice che potrebbe pretendere la distruzione dell’universo, altri che questo non è che un suo sogno, e che al suo destarsi avrà fine.

SPOILER (click to view)
Le antiche leggende del Caos Primigenio, al cui centro brancica goffamente, cieco e idiota, il dio Azathoth, Signore di Tutte le Cose, circondato dalla sue inetta schiera di danzatori ottusi e amorfi e cullato dal sottile, monotono lamento d'un flauto demoniaco stretto da mani mostruose.


Invocazione: NON EVOCATE AZATHOTH!

SPOILER (click to view)
Ora che avete una pallida e lontana idea di cosa può essere il grande Azathoth non vi dovrete meravigliare se non troverete cantici ed evocazioni per lui. Il Caos totale non può essere nominato, il completamente altro non può essere evocato, il definitivamente e totalmente diverso, maligno e diabolico non può e non deve essere pensato. Ricordate che i titoli e gli attributi con cui vengono chiamati gli dei hanno sempre un significato anche se non sempre possiamo arrivare a comprenderlo fino in fondo. Non è a caso quindi che qualcuno ha chiamato Azathoth «Colui che non deve essere nominato» e guardatevi dal credere alla pietosa bugia per cui non nominarlo è soltanto segno di rispetto e di venerazione. Simili ridicoli segni possono andar bene per i nostri poveri ed inoffensivi dei della Terra ma hanno un significato ben più mostruoso per quegli abissi di terrore cosmico che sono gli Altri Dei.
[…]
Al dito mignolo della mano sinistra (o a quello che più o meno gli dovrebbe corrispondere) Colui che non deve essere nominato porta a volte un anello formato da un essere a forma di serpente avvolto in sette spire attorno al dito che ha, al posto della testa, un unico enorme artiglio con sette lunghe dita adunche. Questo mostro è vivo ma viene tenuto eternamente in quella posizione a meditare da una maledizione, un piccolo scherzo di Nyarlathotep che lo ha creato, gli ha dato vita e io ha così immobilizzato. Nell’artiglio, come una pietra nel suo castone, il drago porta un teschio umano. Ibn Schakabach dice che quel teschio appartenne a Zenig di Aphorat che ebbe l’ardire di voler vedere Azathoth. La storia non dice se riuscì nella sua impresa: quello che però sembra sicuro è che pagò in modo curioso la sua folle presunzione. Alcuni poi dicono anche che il drago che fa da anello non è altri che Zenig stesso costretto in quel corpo e tenuto in vita per l’eternità a reggere il suo teschio in balia della capricciosa volontà e delle curiose vendette del Caos cosmico su quelli che osano infastidirlo. Diceva poi Ibn Schakabach che in quella occasione tutti noi siamo stati ancora sommamente fortunati perché la follia di Zenig ha trovato Azathoth in una condizione particolarmente ben disposta: soltanto per questo la sua vendetta si è sfogata sul solo Zenig senza coinvolgere tutti noi ed il nostro mondo.



Per chi volesse leggersi la solfata lunga generale:
SPOILER (click to view)
In realtà la vera natura del mondo non è la bella architettura ordinata di sfere rotanti che i vostri filosofi immaginano ma una distesa sterminata di spazio caotico e fluttuante che si agita e si contorce come le onde e le correnti di un mare in tempesta. Ed in questi spazi, al di fuori della piccola logica umana, sono gli spazi stessi che hanno vita e danno forma a vortici e condensazioni e grumi di qualcosa che non è facile definire - e forse è bene che sia così - ma che si intuisce essere sempre al limite della manifestazione ai nostri miseri sensi umani.
Immaginate una stanza piena di vapori ed illuminata appena da una piccola lampada: i vapori si muovono agitati dall’aria, si condensano e si contorcono formando figure e approssimazioni di forme che siete sempre sul punto di identificare come qualcosa di conosciuto ma mai riuscite a farlo.
Provate ora a dilatare questa stanza fino a comprendere tutto il mondo ed a far coincidere i suoi muri con gli inconcepibili bastioni dell’universo; provate poi a rendere sempre più rarefatto il vapore fino a confonderlo con lo spazio stesso; eliminate infine la lampada ma attribuite allo spazio che si agita e si raggruma apetti di colori e suoni comprensibili per i nostri piccoli sensi o, se preferite, attribuitevi sensi per noi inconcepibili che vi mettano in grado di vedere e sentire i colori ed i suoni più pazzeschi: se sarete riusciti ad immaginare tutto questo andando al di là dei deliri più sfrenati dei più incalliti fumatori d’oppio avrete allora una pallida immagine di cosa realmente sia il caotico mare intorno alle piccole isole e la sconfinata cupola sopra le patetiche lampade.
Ora se vi tenete saldamente aggrappati alle vostre piccole certezze e non temete di perdere quel poco di tranquillità mentale che avete messo insieme cercherò di esporvi quello che pochi uomini hanno visto o anche solo intuito e nessuno ha visto senza perdere ogni lume di ragione.
Perché dovete sapere che esiste, diffusa nello spazio esterno e sua essenza stessa, una mente ed una volontà che Io animano e lo muovono. Questa mente e questa volontà sono quelle che qualcuno, senza rendersi conto di quello che diceva, ha chiamato «la Ragione del Caos» che arriva a prendere forma ogni volta che nel ribollire del calderone cosmico si definisce un vortice che forma un grumo di spazio: lo spazio esterno vive di questa continua creazione e dissoluzione di grumi e vortici che incessantemente si condensano, si agitano tentando di sopraffarsi l’un l’altro e di espandersi a spese dei vicini e si dissolvono solo per tornare a formarsi un po’ più in là. Nel momento in cui acquistano una parvenza di forma e di individuazione questi vortici condensano anche al loro interno una parte della Ragione del Caos diffusa nello spazio: in questo momento il vortice acquista anche una natura individuale e quasi personale.
Sono questi quelli che i pochi che ne conoscono l’esistenza e non sono definitivamente impazziti chiamano gli Altri Dei che vivono negli spazi esterni e non amano essere disturbati da preghiere o richieste o anche soltanto pensieri troppo insistenti.
Sono questi quelli a cui alludono alcuni antichi sapienti quando dicono, in modo altrimenti incomprensibile parlando di un demone, che «il suo nome è legione»: ora infatti è terribilmente chiaro perché.
Sono questi ancora quelli che le nostre piccole menti si ostinano a considerare maligni e diabolici mentre in realtà sono soltanto totalmente al di fuori della mente umana tanto da rappresentare realmente per noi l’ultima perfezione del terrore senza nome. Sappiate però che il terrore che ci ispirano non deriva tanto da una loro reale natura maligna secondo le nostre valutazioni ma dalla nostra coscienza del caos cosmico più completo, profondo e senza speranza di cui sono la manifestazione ed in cui il nostro piccolo mondo ordinato viene sballottato senza fine. Immaginate ancora il nostro piccolo mondo con i suoi pianeti e le sue sfere celesti che diligentemente ruotano l’una nell’altra e, fuori di questo, lo sterminato oceano del Caos che si agita ed, in esso, i vortici che si addensano e si dissolvono senza fine. L’unica parvenza di ordine e di logica che potete tentare di trovarvi, se vi regge la mente per contemplarlo abbastanza a lungo, è un lento ed incerto ma costante passaggio, man mano che ci si allontana dal nostro mondo, da vortici piccoli e relativamente stabili a vortici sempre più titanici ma instabili e sempre più violentemente agitati e privi di ordine e forma.
Già senza addentrarsi molto nel Caos - nessuno lo ha mai fatto ed è tornato indietro in grado di raccontarlo - si trovano vortici al di là di ogni possibile terrore immaginabile capaci di inghiottire intero il nostro mondo; in questi vortici, man mano che si formano e si addensano, si sente crescere la mente al loro interno e, con questa, una inconcepibile attenzione rivolta a chi, sotto qualunque forma, li stia osservando.
Già di fronte ai più vicini e più piccoli la mente umana che osa osservarli si ritrova in preda al terrore più folle perché si rende conto di essere a sua volta oggetto di mostruosa osservazione e attenzione da parte del Caos cosciente con sensi che vanno al di là della comprensione umana.
Alcuni dei minori di questi vortici penetrano spesso anche all’interno del nostro cosmo ordinato ed allora noi li conosciamo, tra l’altro, sotto forma di quelli che i sapienti latini chiamano spiriti degli elementi e si illudono di conoscerne la natura e di sapere come evocare e dominare: se soltanto sapessero di quale sterminato e mostruoso esercito essi sono le pressoché inoffensive avanguardie non vorrebbero avere più nulla a che fare con loro e se ne terrebbero accuratamente alla larga. Ma anche in altri modi essi compaiono in mezzo a noi perché ricordatevi che la loro natura non è altro che spazio raggrumato e dotato di una qualche mente diffusa: possono quindi entrare in tutto e attraversare tutto senza trovare ostacoli e impedimenti. Ogni cosa può essere abitata e animata da queste avanguardie degli Altri Dei e forse era proprio questo che voleva dire quell’antico sapiente che sosteneva che «tutto è pieno di dei».
. Forse era riuscito a vederli o quanto meno ad intuirne la presenza tra di noi; forse aveva intravisto qui nel nostro cosmo ordinato i piccoli vortici simili a nuvole che si addensano e si dissolvono, che entrano ed escono senza sforzo nei corpi visibili ed abitano in tutto quello che noi vediamo. Forse aveva anche intuito la loro natura di Caos pensante ed aveva preferito non avanzare oltre nelle sue ricerche, o forse non ne aveva avuto il coraggio: eppure non aveva ancora visto nulla di realmente spaventoso!
Ma state attenti anche a questi che sono i minori degli Altri Dei: state attenti perché i vortici di spazio che sono la loro natura tendono a diventare tanto più stabili quanto più vengono osservati e si dà loro attenzione. L’attenzione di qualcuno che li osserva infatti li aiuta a rimanere in vita e li fortifica: questo significa che dà loro la possibilità di consolidarsi e di accrescersi davanti a voi. Può accadere allora che davanti a voi che lo osservate un piccolo vortice all’inizio non più impressionante di un mulinello di sabbia nel deserto ingigantisca in pochi istanti fino a diventare un turbine capace di oscurare il cielo travolgendo tutto quello che trova sul suo cammino e di inghiottire con la sua volontà diventata ora mostruosamente potente la vostra piccola mente che
imprudentemente lo ha aiutato a crescere.
Quando ci si allontana dalle coste dell’isola poi i vortici diventano sempre più grandi, più instabili, più indefiniti ma anche - perché più grandi - più potenti nella mente e nella volontà che portano con sé ed in quella che noi chiamiamo malignità. Dal nostro piccolo punto di vista questo significa che aumenta il caos e che gli Altri Dei diventano sempre più maligni, potenti e idioti.
Ed anche questo era stato visto da qualche antico sapiente che aveva parlato dell’inferno e dei demoni che lo abitano ed aveva detto che, man mano che si sale nella gerarchia diabolica, si trovano esseri sempre più idioti e sempre più disprezzati dagli stessi demoni loro sottoposti: i valori del Male e del Caos sono l’inversione di quelli del Bene e del Cosmo. Anche qui però il sapiente aveva visto appena uno spiraglio della vera realtà ultima perché questi esseri non sono Limitati in un inferno qualunque ma abitano tutto lo spazio - sono anzi tutto Io spazio- dilatato oltretutto in misura inconcepibile rispetto al nostro piccolo e ridicolo cosmo di cui andiamo tanto orgogliosi e perché, ancora, questi esseri in realtà non sono cattivi secondo le grette regole che Arabi e Cristiani si sono inventate credendo di codificare il Bene ed il Male: sono invece il Male più completo in quanto capaci per loro stessa natura di dare l’angoscia più abissale e definitiva semplicemente perché sono il Caos cosmico sempre sul punto di irrompere in mezzo a noi per travolgere completamente e definitivamente ogni nostro fondamento e certezza e trascinarci in spazi che per nostra fortuna non riusciamo neanche lontanamente ad immaginare.
Appena fuori dalle ultime sfere del cosmo ordinato e tranquillo che conosciamo e che ci illudiamo sia «il mondo», dove comincia il regno incontrastato degli Altri Dei, esiste una fascia di spazio in cui regna UMR-AT-TAWIL, la soglia ed il guardiano della soglia.
I vortici che si formano in questa zona sono gli Altri Dei che, insieme, danno vita a Quello che i sapienti che Io hanno intravisto hanno chiamato UMR-AT-TAWIL cogliendo di lui la funzione più evidente per noi13. Chi si avventura negli spazi esterni infatti, appena è iniziato il suo cammino, si trova di fronte la porta dalla chiave d’argento, la porta sulla cui chiave è inciso il tremendo segno di Koth che apre e chiude14: apre gli spazi esterni per chi lo conosce e sa usarlo, chiude gli spazi esterni per chi non sa.
Ma infelice chi tentasse di passare la porta aggirando il segno: UMR-AT-TAWIL è la guida paurosa ma benevola per chi conosce il modo di operare e sa di poter sopportare la sua devastante potenza ma è anche il guardiano terrorizzante ed inesorabile per chi, per incoscienza o per ignoranza, tenta di passare senza sapere. Per questo sventurato la morte immediata sarà ancora una pietosa concessione ed una manifestazione di clemenza non meritata. Perché ricordate che è vero che c’è stato chi ha tentato di gettare uno sguardo oltre il Velo dell’Abisso ed accettare Lui come guida ma è anche vero che sarebbe stato più prudente che non avesse avuto nulla a che fare con Lui. E scritto infatti nel libro di Thoth quanto sia terribile il prezzo di un solo suo sguardo. Del resto non è molto probabile che quelli che passano riusciranno mai a ritornare: negli spazi che trascendono il nostro
mondo esistono infatti forme di oscurità che afferrano e rendono ciechi. La Cosa che si aggira nella notte16, il Male che sfida il segno più antico, la massa scura che sta di guardia al portale segreto che ogni tomba nasconde e che cresce con ciò che proviene dai loro abitanti, tutte queste malvagità, che già a noi poveri mortali di piccola fantasia sembrano il vertice ultimo del terrore, sono nulla in confronto a Colui che è Porta e Guardiano della Porta, Colui che guiderà il temerario oltre tutti i mondi nell’abisso dei divoratori innominabili. Perché questo è UMR-AT-TAWIL, il più antico, quello che gli antichi scribi che hanno osato parlarne hanno chiamato «l’Essere senza fine». Passato UMR-AT-TAWIL si apre davanti a voi la Porta finale. Attraverso questa si esce in quello è
veramente lo spazio esterno. Lì ogni ricordo di terra e cosmo, di ordine e logica è definitivamente irrimediabilmente lasciato indietro. Il Caos totale, completo e senza speranza è davanti a voi, dietro di voi, intorno a voi fino a limiti posti a distanze talmente inconcepibili da farvi credere che non esistano più limiti.
In questo spazio tre precetti dovete avere a mente se volete conservare qualche speranza di tornare ancora indietro in forma accettabile per voi e per i vostri simili.
Il Caos che vedete stendersi senza fine intorno a voi, e che ormai sapete essere vivente e animato e attento nei confronti dei folli visitatori, non è soltanto intorno a voi - cosa che già basterebbe a scuotere le menti più salde. Ricordate la sua natura di spazio pensante (anche se con una logica di caos per noi inconcepibile e mostruosa) e deducete da questo, se ne avete il coraggio, l’ultima conseguenza: esso è anche dentro di voi, anzi siete voi ad essere irrimediabilmente in lui e lui è padrone di dedicarvi le sue mostruose attenzioni. Pregate allora di avere con voi i vostri strumenti e di avere ancora fiato e lucidità mentale sufficienti per far vibrare le opportune parole di potere in modo da riuscire non a comandare gli Altri Dei (sarebbe follia completa e blasfema
presunzione illudersi si di poter comandare al Caos infinito e signore di tutto) ma almeno a destreggiarsi fra le ondate di potere titanico a cui sarete sottoposti E ricordate ancora che lo spazio esterno ha strane leggi che non sono quelle di questa terra. A volte potete pensare di aver percorso distanze enormi ma vi ritrovate al punto da cui siete partiti; altre volte, in quelli che a voi possono sembrare pochi istanti, scoprite di aver viaggiato per distanze inconcepibili. E importante che ricordiate bene questi fatti e che impariate a dominarli: esistono
infatti punti nello spazio esterno che è bene evitare perché sono le sedi preferite di vortici particolarmente spiacevoli da incontrare e pericolosi da trattare. Se non conoscete queste leggi e non riuscite a governarle correte il rischio di cadere nella dissoluzione finale che, si dice, sia capitata a Zenig di Aphorat17. Se infatti non sapete dove siete e dove state andando e soprattutto se non riuscite a dirigere voi il vostro viaggio vi può accadere di trovarvi davanti a quello che alcuni saggi chiamano il Centro dell’Infinito. In questo luogo dell’ultimo abominio, al di là di quelle che nel nostro linguaggio umano potrebbero essere indicate come le ciclopiche mura finali dell’universo, si trova AZATHOTH: se arrivate davanti a queste mura senza porte dovete sperare soltanto di morire in tempo e di essere definitivamente annullati ed inceneriti - credetemi se vi dico che è ancora la
sorte di gran lunga migliore che possa capitarvi e non chiedetemi di spiegarvi come lo so!
Un’ultima cosa dovete ricordare (ed anche qui ne va della vostra sanità mentale e forse anche della vostra vita): quando siete in viaggio in questo spazio esterno circondati ed immersi negli Altri Dei non vi voltate indietro perché esiste una quantità infinita di esseri che sono stati chiamati le Larve degli Altri Dei e che in realtà sono vortici in via di formazione che stanno per definirsi ed iniziare la loro effimera vita di caos ribollente o in via di decomposizione che lottano per conservarsi ancora in vita. Queste larve hanno una sete feroce di qualunque forma di energia vitale di cui possono arrivare ad impadronirsi ed un essere umano (che già rispetto a loro è comunque miseramente debole ed indifeso) per di più incerto dei suoi poteri e indeciso sulle sue azioni è per
loro una preda ridicolmente facile e molto ricercata per il suo interessante contenuto di potere mentale che li aiuta a crescere. Io non l’ho provato, anche se più volte ci sono arrivato vicino, ma vi posso assicurare per averne visti i mostruosi effetti su un mio compagno di visioni che non è affatto piacevole sentirsi afferrare e risucchiare la mente da qualcosa che non si vede ma dannatamente reale ed inevitabile perché è lo stesso spazio pensante con mente di caos. Forse la situazione migliore che può darvi una pallida idea di cosa si dovrebbe provare in casi simili è quella della mosca catturata dal ragno. Se qualche volta vi è capitato di vedere un ragno che ha preso una mosca e la tiene fra le zampe mentre la succhia lentamente avrete anche osservato che la mosca di solito non si muove, come se sapesse che non c’è altro da fare che aspettare la fine sapendo che è inevitabile e forse desiderandola come una liberazione. Se ora usate la vostra immaginazione, vi mettete al posto della mosca e provate a pensare che il ragno è invisibile e che non è fuori ma dentro di voi e che quello
che vi sta risucchiando da dentro non è il corpo — che sarebbe già orribile — ma la sostanza mentale e lo stesso spirito vitale, avrete appena un’idea di cosa può significare essere preda delle Larve degli Altri Dei.
Per la vostra salvezza, muovetevi soltanto quando siete molto ben sicuri dei vostri mezzi e della vostra sanità mentale e comunque ricordate sempre che negli spazi esterni esiste una quantità in-finita di esseri sempre pronti a trarre vantaggio dalla ignoranza presuntuosa o anche dalla semplice indecisione dei malcapitati visitatori.
Sono passati ormai moltissimi anni e da allora ho visto meraviglie ed orrori al di là dei sogni e degli incubi più deliranti ma ancora ho ben vivo nella mente il ricordo della mia prima uscita negli spazi esterni.
Per vostra fortuna non è possibile esporre con le nostre sole parole umane tutto quello che ho visto e provato; ecco però una parte di quello che annotai nel mio diario.
[…] Il mio cuore quasi si ferma quando, tra quelli che ho tentato di descrivere come vapori, compare come dal nulla una figura vagamente umana ma più grande e completamente ammantata ed incappucciata. Ero preparato a questo incontro e so Chi è: ciò non toglie che trovarsi davanti ad UMR-AT-TAWIL - la Porta ed il Guardiano della porta - e sapere che soltanto pochissimi esseri umani o non umani si sono trovati in questa situazione ed ancor meno l’hanno superata e sono tornati indietro con la possibilità e la voglia di raccontarlo rimane un’esperienza tale da far saltare ogni sicurezza e certezza. Adesso mi rendo conto che tutti i consigli, le raccomandazioni e le insistenze del mio maestro perché continuassi la preparazione e non mi facessi prendere dall’impazienza erano più che giustificati.
Non sono sicuro di aver recitato realmente a voce alta l’invocazione ad UMR-AT-TAWIL come tante volte mi Pero esercitato a fare ma in qualche modo devo averlo fatto.
Tutto torna silenzio e mi sembra di sentire intorno a me il pulsare dello spazio esterno come di notte, vicino al mare, si sente la risacca sulla riva. L’esperienza però è sconvolgente perché non si tratta di un mormorio ma di una vibrazione profonda e possente che forse non è neanche un vero rumore ma che può essere paragonata ad una specie di tuono modulato, un respiro titanico e ritmico che vibra all’esterno e, quel che è peggio, fa vibrare al mio interno le corde più profonde provocando una sensazione di potenza inconcepibilmente grande davanti a cui mi rendo conto di essere completamente senza difesa.
Ho superato la Porta finale e sono entrato nello spazio esterno.
Nel momento in cui stavo entrando ho appena intravisto dietro di me un ribollire di forme e approssimazioni di forme che vorrei cercare di dimenticare. Per tentare di darne un’idea si potrebbero definire esseri o animali o mostri deformi o parti di animali in vari stadi di composizione o di decomposizione ma animati di vita e movimento frenetico ed occupati a contorcersi, a dilatarsi, a coagularsi ed a sghignazzare senza fine e senza senso. Capisco bene che sto descrivendo questi esseri in termini umani: quando li vedo sono in realtà molto al di là dell’immaginazione umana ma è tutto quello che posso fare per descriverli. E forse è meglio così.
Una volta uscito si attenua e svanisce quel senso di vuoto che avevo provato e che mi aveva fatto dubitare anche di me, di chi ero.
Sono ormai nello spazio esterno.
La prima impressione che provo è una strana incertezza sulla natura e l’estensione delle mie sensazioni. Se dovessi descrivere quello che mi circonda secondo i nostri sensi normali dovrei dire essere immerso nell’oscurità, nel freddo e nel silenzio: forse se si potesse volare in una tomba penso che si proverebbe qualcosa di simile. Ma come nella tomba, se la si sa chiamare, esiste più vita quanto di solito gli uomini credono, anche qui mi rendo conto di riuscire a vedere ed a sentire con sensi che non sono i miei e che mi danno l’impressione di estendere dolorosamente e spasmodicamente il mio corpo. La consapevolezza di questo nuovo stato arriva improvvisa come se Qualcuno mi avesse aperto a forza un terzo occhio e mi avesse costretto a guardare e mi provoca una violenta ondata di disgusto e di nausea perché mi dà l’impressione di essere stato introdotto a forza in un corpo non mio. Il ragno non prova disgusto della sua condizione di ragno ma provate a pensare in
quale vertigine di orrore dovrebbe annegare chi si trovasse trasportato con la sua mente e la sua consapevolezza di uomo in un corpo di ragno: ecco, questa situazione forse può rendere un’idea della mia.
Superato comunque in qualche modo questo momento scopro di riuscire a vedere, nel nero più profondo, come delle gradazioni di oscurità alcune delle quali sembrano avere il potere accecante di lampi di luce come fulmini in un temporale notturno. Mi sembra di vedere con occhi che non sono i miei: la luce è tenebra e la tenebra è luce.
Quello che vedo e da cui sono circondato è un ribollire continuo, caotico e frenetico di esseri neri che si muovono e si agitano su un fondo nero. Alcuni di questi esseri si presentano come sfere di dimensioni variabili - per quanto in condizioni del genere è possibile apprezzare distanze e dimensioni da qualcosa di confrontabile ad un uomo fino ad esseri molto più grandi delle più grandi cupole di moschea che abbia mai visto. L’unico patetico paragone che mi viene in mente è un grande calderone di pece ribollente (come quelli usati negli arsenali dagli operai che riparano le navi)22.
Dovete però fare uno sforzo di fantasia per allargare il calderone fino al confini del mondo, calarvisi dentro ed immaginare la pece ribollente ed ogni singola bolla come dotate di mente, attenzione e volontà. Tutte si agitano, si contorcono, crescono e calano spesso inglobandone altre vicine e si dissolvono nel nulla per tornare a formarsi di nuovo. Capisco di essere in mezzo agli Altri Dei ciechi ed amorfi e fatti di nulla, eppure pensanti,
attivi e maligni. Ho un momento di panico totale perché, per quanto si possa essere preparati, trovarsi realmente fra gli Altri Dei è una esperienza che trascende ogni possibile preparazione teorica. Nel momento della loro massima espansione i vortici che sono gli Altri Dei sembrano avere come una iridescenza che si spegne lentamente quando iniziano a disfarsi e si accende di nuovo ogni volta che entrano in contatto fra di loro e guizza bagliori e colori incredibili che non sono di questo mondo quando vengono inglobati da altri più grandi. Se dovessi provare a descrivere il colore dominante di queste iridescenze - per quanto possa avere significato una simile descrizione – direi che quello più vicino nel mondo degli uomini è un grigio bluastro come la pelle del polpo in agonia.
Anche se l’immagine è ridicolmente inadeguata alla titanica maestà della scena forse una lontana idea si potrebbe avere pensando all’effetto che potrebbe fare una stanza appena illuminata piena di mucchi di quelle madreperle azzurre che vengono dalle isole del Mare inferiore23. Anche il silenzio della tomba non è più tale. All’unisono con l’agitazione dei vortici avverto ora una gamma infinita di suoni che potrebbero essere vagamente descritti come lamenti, rantoli, muggiti o tutto insieme e molto di più. A tratti sembrano sul punto di definirsi in qualcosa di simile ad un linguaggio ma mal, per fortuna, arrivano a chiarirsi definitivamente.
Ad un certo punto il terrore più folle si impadronisce di me: i suoni stanno effettivamente prendendo una inequivocabile rassomiglianza con qualcosa di conosciuto, una diabolica cacofonia di flauti che sembrava venire da distanze infinite eppure vicinissima e tale da conquistarmi lentamente con un suo fascino ipnotico e subdolo. So qual’è il significato dei flauti nello spazio esterno, so chi li suona e per Chi24. In questo momento ho visto vicina la fine del mio primo viaggio e di ogni possibile viaggio. Poi devo aver fatto qualcosa per riprendere il controllo del cammino, come tante volte mi ero preparato a fare, o forse è stato qualche intervento esterno che ha allontanato da me il pericolo finale. Comunque il suono dei diabolici flauti venne lentamente riassorbito nella selva di muggiti e lamenti che, nonostante l’angoscia che mi ispiravano all’inizio, in quel momento mi
sembrò piacevole e riposante. Un’altra sensazione devo annotare. Lo spazio esterno è freddo, di un freddo glaciale e inesorabile che ricorda le cripte più profonde e dimenticate ed è animato da venti maligni che
soffiano con rabbia isterica e, sembra, con diabolica consapevolezza, che gelano all’esterno ma, peggio di tutto, introducono il loro gelo mortale e senza scampo dentro il corpo fin nelle fibre più riposte come se fosse trasparente per loro e lo attraversassero senza difficoltà. Devo resistere al freddo ed al vento con la mia volontà per quanto piccola perché so quale è l’origine ed il significato del vento e del freddo: è il desiderio frenetico che gli Altri Dei manifestano di succhiare da me la mia sostanza mentale e la mia energia vitale e di impadronirsene per assimilarle e crescere. La somma dei loro infiniti sforzi e tentativi spasmodici ed isterici, anche se per mia fortuna senza risultato, mi provoca però questa sensazione di freddo mortale e di sconforto senza speranza: e già solo questo, a lungo andare, mi potrebbe riuscire fatale.
Su tutte queste impressioni sparse e frammentarie per quanto acute regna comunque con una intensità angosciosa e opprimente la sensazione orribile di essere davanti ad un numero infinito di presenze dotate di mente e di volontà, sempre mut evoli ed evanescenti ma non per questo meno reali e temibili, anzi tanto più temibili e terrificanti quanto più le osservo e mi rendo conto che la loro mente ragiona con le leggi del Caos che noi riusciamo a vedere soltanto come il Male cosmico più totale, completo, definitivo e senza scampo e speranza che mai mente umana riesca ad immaginare...Questa è una parte di quello che scrissi nel mio diario prima e subito dopo la mia prima uscita nello spazio esterno: poi per più di un mese non figurano altre annotazioni. In realtà non operai nulla rimanendo in meditazione e tentando di ristabilire il controllo della mia volontà e dei miei nervi: e vi assicuro che non fu un’impresa facile.
Ricordo che nel corso di queste meditazioni come in un lampo compresi il significato profondo di quella che fino ad allora mi era sembrata soltanto una immagine poetica di qualche antico sapiente che diceva che gli dei si disinteressano dei fatti degli uomini e vivono indifferenti e beati negli spazi tra i mondi25. Quando infatti capii che «gli spazi tra i mondi» non sono altro che lo spazio esterno al di fuori del cosmo ordinato compresi anche che il sapiente con «gli dei» non intendeva i ridicoli e patetici personaggi delle favole antiche ma doveva aver intuito la mostruosa presenza e la devastante potenza di caos degli Altri Dei e forse sapeva anche che gli dei della terra
sono in qualche modo sorvegliati dagli Altri Dei e sono da loro protetti contro le richieste troppo importune ed insistenti dei mortali. Compresi anche che quando diceva che gli Altri Dei «si disinteressano» non stava descrivendo un fatto - anche se così di solito veniva inteso - ma stava esprimendo un augurio ed una speranza per il bene di tutto il nostro povero mondo ben sapendo cosa potrebbe significare di definitivamente mostruoso e terrificante anche un solo istante di seria attenzione e di motivato interesse verso di noi da parte degli Altri Dei.
…26
Ed infine, al di là di oceani infiniti di spazi esterni e di legioni sterminate di Altri Dei, dove forse nessun uomo è mai arrivato e da cui comunque nessuno è mai tornato indietro, si innalzano le ciclopiche e blasfeme Mura dell’universo che racchiudono quello che i visionari più pazzi chiamano il Centro dell’infinito evitando di dare particolari. Qui, all’interno di queste mura senza porte che si avvolgono su se stesse fino a formare quella che in termini umani potrebbe essere descritta come una sfera sterminata, è racchiuso uno spazio più grande di quello che i nostri astronomi riconoscono al nostro cosmo ordinato e tranquillo. Questo spazio è un unico, titanico e mostruoso vortice, un unico calderone ribollente e tumultuante all’infinito, un’unica mente ed un’unica diabolica e sterminata attenzione occupata eternamente a gorgogliare bestemmie e maledizioni contro tutto, compreso se
stesso, in un supremo delirio di caos. Questo è il demone cieco, amorfo e idiota che regna imprigionato al centro dell’infinito come un animale intrappolato in un imbuto di sabbia che si affanna vanamente tentando di risalire la china e spende il suo tempo e le sue energie in sforzi isterici quanto inutili per uscirne e tutte le sue facoltà mentali in imprecazioni e maledizioni. Questo è AZATHOTH: il demone sultano, abisso ultimo e definitivo di ogni caos e abiezione, quindi perfezione dell’essenza diabolica degli Altri Dei. Questa è la negazione completa e totale di ogni parvenza di ordine e logica e forma. Questo è il demone al di là di ogni possibile conoscenza umana. Intorno a lui, ma già al di fuori delle Mura dell’universo poiché nulla - nemmeno gli Altri Dei - può sopportare la sua vicinanza, gli Altri Dei fanno rullare tamburi e soffiano nei flauti senza fine producendo una cacofonia assordante e monotona che ha il potere di attanagliare il cuore con una angoscia mortale anche a chi non sa cosa significa perché qualche sua oscura regolarità ha la capacità di risvegliare le corde più profonde del terrore senza nome che dorme in noi. E già la visione dei vortici che si formano e si disfano davanti a voi protendendo mostruose appendici a compiere l’ufficio di arti che reggono le bacchette dei tamburi o, ancora peggio, di raccapriccianti parodie di labbra contro cui premere i flauti, basterebbe a togliere ogni residuo di ragione anche senza sapere per Chi questi blasfemi aborti divini compiono il loro ufficio.
Alcuni dicono che gli Altri Dei che suonano in questo modo intorno al trono di AZATHOTH gli rendono onore. Insensati che ragionate secondo la nostra piccola logica umana! In realtà AZATHOTH è l’abisso ultimo del Caos e della abiezione che viene insultato e disprezzato anche dalle schiere degli Altri Dei che gli sono sottoposte e che pure, a modo loro, lo temono. La cacofonia diabolica intorno ad AZATHOTH è un continuo insulto che provoca in risposta la sua altrettanto continua attività di maledizione e bestemmia cosmica.
Così si celebra la liturgia del Caos.
AZATHOTH è al di là delle Mura dell’universo, al di là delle nostre concezioni del tempo e dello spazio, al di là anche delle nostre idee di essere e di esistenza: è per noi il completamente e definitivamente altro. Ha però una sua manifestazione per noi più comprensibile, una manifestazione che per noi è come il lato della sua faccia rivolto verso di noi. Questa manifestazione è il diabolico vortice che nelle rappresentazioni viene figurato come un ciclopico anello intorno alle Mura dell’universo, è quello che conosciamo sotto il tremendo nome di YOG-SOTHOTH27: questo in realtà dovremmo rappresentare nelle nostre mappe al posto del Centro dell’infinito essendo questo oltre le nostre possibilità di rappresentazione come se stesse fuori del foglio che contiene la mappa. Meditate sul fatto che AZATHOTH è il nucleo di origine primordiale del Caos, è il Caos occulto e non ancora rivelato, è la radice e la fonte nascosta di ogni manifestazione mentre YOGSOTHOTH il Caos rivelato e manifesto, è il Caos che si presenta davanti a noi con tutta la sua sconvolgente carica di terrore cosmico. Questa è la segreta ragione per cui si dice di Lui che è Uno in Tutto e Tutto in Uno; questa è la ragione per cui si dice che in Lui passato, presente e futuro coesistono. Al di fuori delle Mura dell’universo il vortice ad anello che è YOG-SOTHOTH si comporta per noi come mediatore tra l’inconcepibile AZATHOTH al di là di tutti i modi di esistenza pensabili ed il nostro piccolo e limitato mondo umano. E attraverso Lui che al nostro mondo viene
somministrata la sua dose di terrore cosmico e di veleno del Caos; è attraverso Lui che il Caos maligno entra silenziosamente, continuamente, inesorabilmente nel mondo come un orrendo liquame nauseabondo che si infiltra e cola giù dalla volta di una cripta. Per aiutarvi a comprendere la sua natura ed il suo modo di operare forse vi può servire una visione che ebbi mentre una volta stavo meditando sulla natura del tempo.
Ho scritto allora nel mio diario:
Compio oggi il ciclo di sette volte sette notti di meditazione sul tempo. Prendo ancora una volta la droga di Tikkoun28, brucio i profumi e canto le invocazioni. Passo ancora la notte in meditazione.
Ora siamo vicini all’alba. La stanza è immersa in una profonda penombra, solo una lama di sole inizia ora ad entrare da una finestrella in alto. Nella striscia di luce si muovono, sembra a caso, piccole particelle di polvere.
Il loro lento moto mi sta ipnotizzando. Non vedo più altro.
Gradualmente la luce del sole sembra spegnersi fino a scomparire in un uniforme chiarore grigiastro. Il moto della polvere tende intanto a diventare più regolare, dall’alto in basso come una pioggia lenta, uniforme e silenziosa.
Ho perso di vista le singole particelle di polvere: è come se la pioggia non fosse formata di gocce ma fosse un’entità unica che diventa sempre più indefinita ed impalpabile. Le pareti della stanza sono scomparse. Lo spazio sembra non avere limiti: è tutto un uniforme ed indefinibile oceano grigiastro in cui scorre una pioggia che non è più di polvere. L’impressione finale è ormai quella, apparentemente delirante, di due spazi coesistenti che
scorrono uno sopra - e come dentro - l’altro: uno è grigio e come liscio, l’altro è ancora grigio, anche se in qualche inspiegabile modo distinguibile dal primo, e dà l’impressione di avere una natura granulosa. Mi rendo conto di quanto suona assurdo tutto questo espresso in parole: vorrei avere strumenti più adatti per descrivere quello che vedo.
Il loro moto ha il carattere di una lentezza inevitabile ed inarrestabile e dà l’impressione della stanchezza derivante dall’aver percorso un cammino infinito ma anche dalla inesorabile decisione a compiere un cammino altrettanto infinito. Anche se non riesco più a distinguere alto e basso, destra e sinistra e mi sembra di galleggiare nel vuoto potrei dire che lo spazio granuloso continua a discendere come una silenziosa cascata di
polvere da una altezza infinita per essere inghiottito da profondità altrettanto infinite.
Non oso pensare quale possa essere la sorgente da cui ha origine ed il pozzo che la riceve...
Questo io scrissi in quella occasione nel mio diario e questo posso consegnare a voi come aiuto per comprendere il modo con cui YOG-SOTHOTH ed il suo carico di Caos diabolico si infiltrano silenziosamente nel nostro mondo. Meditate sulla forma degli spazi; meditate sulla sfera del nostro cosmo che tocca la
sterminata sfera dello spazio esterno al centro.
Capirete allora perché i più coraggiosi, o i più pazzi, fra gli antichi ricercatori di queste pericolose conoscenze hanno chiamato YOG-SOTHOTH la Porta finale ed il Guardiano della porta.
In realtà lì dove le sfere si toccano esiste il passaggio ed il passaggio è sorvegliato dal vortice sterminato che è intorno alle Mura dell’infinito ed è anche al limite dello spazio al centro. Quando infatti qualche folle osa tentare l’uscita nello spazio esterno trova prima UMR-AT-TAWIL, detto anche la Porta concava, all’uscita del nostro spazio, e quindi il grande YOG-SOTHOTH, la Porta convessa all’entrata degli spazi centrali.
Sappiate poi che, se altri mondi ordinati come il nostro esistono, sono posti come il nostro intorno al grande vuoto centrale. I vortici fra questi mondi sono però come gorghi infiniti che tutto inghiottono senza scampo, sono le ciclopiche cateratte poste a limitare il cosmo ordinato in cui viviamo. Quando vorrete conoscere gli altri mondi l’unica terribile via che avete sarà allora il passaggio attraverso la Porta del vuoto nello spazio esterno e, ancora attraverso questa, negli altri mondi. E per questa via - per mezzo di YOG-SOTHOTH - che, dicono, torneranno anche su questa terra i Grandi Anziani, che una volta regnarono qui, per reclamare il loro antico possesso29.
[…] Poi, come in un lampo, capisco dove mi trovo e cosa è la nuvola. Per un momento devo aver perso conoscenza quando mi sono reso conto che mi sono intrufolato nella tana di quello che di più potente, tremendo e mostruoso può capitare ad essere umano di vedere. Quella che mi era sembrata una fitta nuvola è in realtà una manifestazione del grande YOGSOTHOTH resa visibile dall’azione del segno di Voorish.
Quando riprendo conoscenza capisco con terrore che davanti a me c’è una massa smisurata, grande come una montagna, di aspetto gelatinoso, traslucido e mucillaginoso, qualcosa di simile ad una titanica e mostruosa medusa senza però la bellezza dei colori e l’eleganza di simmetrie delle meduse che si vedono nel Mare inferiore. Questa era una massa informe e tremolante in modo osceno da cui uscivano tentacoli come gomene di navi che si andavano a fissare sulla volta della caverna: in questo modo il dio mostruoso stava sospeso al centro del suo spazio. Ogni tanto un tentacolo si pro-tendeva dalla massa fino a far presa sulla volta ed un altro già sulla volta si ritraeva o si spostava. In questi movimenti tutta la massa gelatinosa sembrava percorsa da un tremito continuo che si smorzava molto lentamente. Tutta la caverna è immersa ora in una luce che sembra insieme rosso scura e nera: provo la stessa sensazione che si ha quando, ad occhi chiusi, si volge lo sguardo al sole e si vedono macchie rosse e nere che si agitano all’interno delle palpebre. E, come la luce del sole all’interno degli occhi, questa luce non illumina: serve soltanto a far sentire di più la mancanza di una vera luce. Quando riguardo YOG-SOTHOTH vedo che anche lui ora è dello stesso colore: ora mi sembra un enorme
grumo di sangue anche se ancora conserva il suo aspetto gelatinoso, traslucido e tremolante. Al suo interno si sta addensando qualcosa come un nucleo centrale che sembra più compatto ed opaco. Il nucleo è ora una sfera grande quanto una cupola che si intravede distintamente attraverso la massa traslucida e sanguinolenta che forma l’osceno corpo di YOG-SOTHOTH. Capisco improvvisamente che quello che si sta formando davanti a me è un unico, mostruoso occhio che fra un momento si aprirà per fissarmi: per me sarebbe la fine.
Credo di aver urlato. La visione allora è finita: appena un momento prima che YOGSOTHOTH rivolgesse il suo raccapricciante sguardo verso di me. Mi ritrovo nella mia stanza, in mezzo agli oggetti a me familiari, bagnato di sudore e tremante in ogni mia fibra.
Quando ne ebbi il coraggio tornai a meditare su questa visione e compresi fra l’altro che in questa forma YOG-SOTHOTH, sospeso nella caverna sferica, mi si era mostrato insediato al centro del nostro mondo come un sultano che siede sul trono in mezzo al suo regno. Era un modo beffardo per far comprendere a chi sapeva leggere gli oscuri segni degli Altri Dei che, anche se la sua origine era nello spazio esterno, il mondo ordinato che noi crediamo nostro gli apparteneva e poteva insediarsi al suo centro per irradiare da qui la sua carica di malignità cosmica così come, quando voleva, poteva agire dall’esterno.
Se solo la gente che cammina tranquillamente per strada sapesse anche vagamente cosa c’è sotto la terra che calpesta e che crede solida e compatta penso che il mondo sarebbe travolto da un’ondata di terrore collettivo e di follia isterica tale che probabilmente non ci sarebbe bisogno di alcun ulteriore intervento diretto degli Altri Dei per stabilire il loro completo dominio di Caos cosmico. In questo risiede la verità ultima di quanto diceva Ibn Shakabach31: «Non vi fate confondere dalle dicerie delle donniciole. Ricordate che quanto più un potere è grande tanto meno gli è necessario agire. Il potere supremo è immobile al centro dell’universo: gli basta rivelarsi e tutto sarà fatto secondo la sua occulta volontà» 32
Ma non illudetevi che, solo perché sta confinato entro le mura dell’universo, AZATHOTH non abbia possibilità di agire all’esterno e fin dentro il nostro piccolo mondo ordinato. Dalle mura che racchiudono il centro dell’infinito e di cui, come dicono gli antichi saggi, la sola architettura – se architettura si può chiamare la concezione di caotico cumulo con cui furono create - ha il carattere di una blasfema maledizione, da queste inconcepibili mura, si formano, si allungano e si agitano incessantemente strani vortici che, se fossero visibili, somiglierebbero a titanici tentacoli che frustano Io spazio esterno colpendo gli Altri Dei che incontrano sul loro cammino ed insinuandosi fra di loro e dentro di loro. Questi tentacoli, che anche loro fanno parte degli Altri Dei, sono in
qualche modo occhi, orecchi ed artigli di AZATHOTH; questi tentacoli pensanti ed indipendenti eppure in qualche abominevole modo parti del demonio sultano che li usa sono il mezzo con cui AZATHOTH può scavalcare gli spazi ed arrivare fin nel nostro mondo ed in tutti gli altri mondi ed operare le sue nefande operazioni. Questi tentacoli sono il Messaggero degli Altri Dei, io strumento con cui questi entrano nei mondi, ascoltano, osservano ed agiscono.
Questi vortici tentacolari formano infatti qualcosa di simile a dei canali nello spazio esterno entro cui l’attenzione e la volontà degli Altri Dei vengono portate avanti e indietro: in questo modo gli Altri Dei e lo stesso AZATHOTH, anche se lontani e abitanti in spazi fuori dal nostro, possono scavalcare oceani di vuoto e superare le porte fra i vari strati dello spazio esterno fino ad entrare nel nostro mondo ed operare il loro magistero di caos. Questa è la ragione per cui NYARLATHOTEP viene chiamato Messaggero degli Altri Dei e loro servitore ed esecutore dei loro amorfi desideri e dei loro blasfemi comandi.
Questi tentacoli sono infatti l’aspetto esterno di NYARLATHOTEP, il caos dalle mille forme, il vortice che quando si insinua nel mondo ordinato è capace di assumere ogni forma che gli è necessaria per passare inosservato nel mondo o, al contrario, per essere notato provocando, a seconda del suo capriccio, ammirazione, timore, reverenza e terrore. Questo è quello che qualcuno ha chiamato il Caos Strisciante intendendo indicare così la sua capacità di entrare con la sua carica distruttrice di caos cosmico nel mondo ordinato che conosciamo ed aggirarsi in mezzo a noi per i suoi innominabili scopi come strisciando al di sotto delle apparenze di ordine. Questo significa anche che NYARLATHOTEP potrebbe essere dovunque tra di noi, stare appollaiato sulle nostre spalle e seguire i nostri passi nella notte senza che noi abbiamo nessuna possibilità di riconoscerlo - se non quando e se lui vuole - né tanto meno di evitarlo. E probabilmente ancora lo stesso essere volevano
ricordare i sapienti latini che, ricordo dalla mia lontana giovinezza a Pisa, parlavano del «negotium
perambulans in tenebris»33 riempiendoci di terrore anche non sapendo quale era la tremenda realtà
cosmica che si nascondeva dietro queste parole. Ricordate sempre che NYARLATHOTEP ha mille forme: il mendicante all’angolo della strada ed il califfo in tutta la sua magnificenza, lo sciacallo che ulula nella notte ed il turbine di sabbia che sembra seguirvi, la strana moneta che vi ritrovate in mano senza ricordare chi ve l’ha data
ed ancora la nuvola che passa davanti alla Luna o la venatura strana nel marmo di una colonna, tutte queste ed infinite altre apparenze può avere NYARLATHOTEP per voi o per qualcun altro o per tutto il nostro mondo. Ricordate che a tutti prima o poi capiterà di incontrare NYARLATHOTEP in qualche sua forma anche se a pochi concede di essere riconosciuto ed ancor meno sono in grado di riconoscerlo per quello che realmente è. State quindi attenti a come vi comportate ed a tutto quello che dite e fate ed anche a quello che pensate e ricordate quello che disse un antico sapiente: «Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora»34 E vi serva di aiuto per tenere sempre desta la vostra attenzione quel segno in cielo che gli astronomi chiamano Via Lattea e collegano a fantastici serpenti celesti. In realtà quella fascia luminosa è ben altro: è il ricordo di una volta in cui NYARLATHOTEP stava entrando nel nostro bel cosmo ordinato con tutta la sua sconfinata potenza ancora nella forma di vortice tenta-colare che possiede nello spazio esterno. E come la cosmica cicatrice sulla pelle del mondo lasciata dalla titanica frustata vibrata da NYARLATHOTEP dall’esterno in un momento in cui la rabbia cieca di AZATHOTH è stata contenuta a stento. La Via del Serpente è sempre stata lì, almeno a memoria d’uomo, quindi è probabile che l’episodio risalga ad epoche precedenti l’uomo ma nessuno ci assicura che non possa ripetersi e che questa volta la frustata non arrivi fin dentro il nostro mondo. Se questo dovesse
avvenire pregate di non essere presenti per vederlo. Guardate la Via del Serpente, ricordate ogni volta quale è il suo tremendo significato cosmico e vegliate sempre! Altre forme possono prendere ancora gli Altri Dei per manifestarsi nel nostro mondo. Altre forme conobbero gli Esseri antichi che furono sulla Terra prima di noi. Altre forme esistono ancora in mezzo a noi anche se noi non possiamo vederle e ne abbiamo perso anche il ricordo.
Sappiate però che non tutto quello che è stato dimenticato dalla piccola memoria degli uomini è, solo per questo, necessariamente morto.Esistono esseri ed approssimazioni di esseri di cui ormai noi non sospettiamo neanche l’esistenza perché dimenticati da ere immemorabili. Esistono dei che, quando si manifestano nel
nostro mondo, sono al di là di ogni concepibile abominazione. Esistono dei che superano i secoli e le ere non perché sono al di fuori ed al di sopra del tempo come noi ci divertiamo ad immaginare le divinità di questo nostro mondo ma perché il corpo con cui si manifestano è al di là della morte, al di là di ogni decomposizione e putrefazione immaginabile senza però che la vita - in qualche blasfema forma - le abbia abbandonate. Esistono dei che hanno vinto la morte subendola ed accettandone tutte le conseguenze fino alle più rivoltanti. Esistono dei che in questa raccapricciante forma possono rimanere come addormentati (per noi sarebbero morti e dimenticati) per eoni senza fine finché qualcuno o qualcosa non li richiami ad una nuova vita di terrore per gli uomini e ad una nuova attività di caos diabolico con cui manifestano la loro vera natura.
Gli Esseri antichi conobbero il principale degli Altri Dei che si sono insediati in questa forma nel nostro mondo sotto il nome tremendo di CTHULHU quando calò sulla Terra alla testa del popolo degli Esseri piovra. Sono gli Esseri antichi, che lo hanno visto per primi ed hanno combattuto con le sue mostruose emanazioni che mi hanno guidato per vederlo e comprenderlo. La sua manifestazione che gli Esseri antichi ebbero la sventura di conoscere si presenta come un’enorme sacca flaccida e viscida simile alla testa di un ciclopico polipo alta come una montagna e larga quanto il chiostro della moschea. La pelle è elastica e molle e, sotto di essa, si vede agitarsi l’interno informe dell’osceno corpo: sembra la pellicola che si forma sul latte che sostiene una pagliuzza ma lascia vedere i movimenti del latte sottostante. Quello che, invece, del latte non ha è il colore e l’odore. Al posto del sereno bianco del latte troverete infatti una sintesi rivoltante dei colori dei cadaveri in ogni stadio
della decomposizione dal giallo verdastro malaticcio al grigio bluastro fino alle orrende e indefinibile sfumature degli umori che trasudano dalle tombe e che vengono dai loro abitanti. Il piacevole odore del latte è invece cancellato e travolto da tutti gli olezzi più pestilenziali e abominevoli che possono essere esalati dalle tombe evitate degli appestati e dei lebbrosi e delle sepolture aborrite dei peggiori necromanti: i fetore al di là di ogni immaginazione di chi è morto da ere senza fine eppure continua a vivere oltre ogni putrefazione e disfacimento.
In cima all’oscena montagna sta issata una testa su una specie di corto collo. La testa è alta e larga come una tozza torre ed è contornata da tentacoli duri, elastici e cerchiati che somigliano ad enormi tubi di trachea: la loro forza deve essere prodigiosa. I tentacoli finiscono con una specie di bocca con tre denti simili a quelli delle lamprede di un colore rosa sanguinolento. Tra i tentacoli si spalancano occhi liquidi e fissi che, anche se sembrano senza sguardo e come morti, vedono ed osservano tutto quello che capita loro davanti. E pregate con tutte le vostre forze di non essere voi sotto lo sguardo cadaverico eppure vivo di questo orrendo dio che è vivo soltanto perché è al di là della morte e morto perché al di là della vita e possiede la potenza e le capacità della vita e della morte insieme e di ambedue conosce ogni malignità.
Sulla parte bassa della sacca viscida che gli fa da corpo si allungano tozzi tentacoli più larghi dei pilastri della moschea che dirige qua e là e che usa come zampe e mani ed artigli ed estende e ritrae a seconda delle sue diaboliche necessità. Con queste approssimative estremità il grande CTHULHU avanza sulla Terra con una andatura che può sembrare incerta e quasi patetica e traballante: guardatevi però dal pensare che, per questa apparenza, sia facile arrestare il suo cammino perché in realtà, nonostante barcollamenti e cadute, non esiste forza umana che possa sperare anche soltanto di rallentarlo. Sventurato anzi chi pensasse di poterlo fermare perché sarebbe meglio per lui che si gettasse da solo nella fossa dei serpenti: soltanto le più potenti delle antiche magie dimenticate degli Esseri antichi, se ben condotte, riuscivano infatti, se non proprio a fermarlo, almeno ad innalzare una barriera protettiva nei confronti delle sue vittime.
Dicono ancora gli Esseri antichi che questa oscena bestemmia vivente produce un rumore acquoso e diguazzante che è suo tipico e che lo fa riconoscere anche senza che si mostri. Ricordo che
una volta vidi in un pozzo semiasciutto con il fondo fangoso una pecora caduta che si dibatteva fra l’acqua ed il fango cercando vanamente di uscirne. Simile a questo ma infinitamente carico di angoscia deve essere il rumore terrificante e rivoltante al tempo stesso dell’abominevole CTHULHU che avanza.
Con queste stesse estremità il grande CTHULHU si muove con ben altra sicurezza in mare: gli Esseri antichi dicono che è terrificante vedere la potenza, la velocità e la facilità con cui si muove negli abissi degli oceani.
Ma quando ha deciso di spostarsi a grandi distanze su questa Terra o di uscire dal nostro cosmo per rientrare negli spazi esterni sua antica dimora, CTHULHU è capace di sollevarsi dalla terra e di percorrere i cieli con lunghissime ali membranose formate ognuna da molti tentacoli piatti simili ad enormi, interminabili rotoli di pergamena che agita caoticamente. Auguratevi allora di non sapere mai cosa può essere di raccapricciante sentire sopra di voi il turbine di vento che vi investe con il freddo della morte e con l’odore nauseabondo della putrefazione; auguratevi di non sapere mai cosa può essere di terrificante vedere la grande ombra come di nuvola temporalesca che oscura il Sole quando non vedete nuvole davanti al Sole. Il grande CTHULHU infatti, come tutti gli Altri Dei quando entrano nel nostro mondo e come gli esseri da loro generati fra noi, è invisibile ai nostri occhi e diventa visibile soltanto se lo vuole o se viene costretto con il segno di Voorish e con la
polvere di Ibn Ghazi35 Quando vi dovesse capitare di vedere quei segni, se non sapete Chi è che li provoca potete sempre limitarvi a rabbrividire come per una paura di cui non comprendete il motivo ed a pensare alle cose strane che succedono nel mondo; ma se sapete qual’è il loro tremendo significato ed a Chi sono dovuti l’unica cosa che potrete fare è cercare in ogni modo di non farvi notare ed augurarvi con tutte le vostre forze che il blasfemo CTHULHU che vola sopra di voi non vi veda o non voglia proprio voi. Allora veramente capirete a prezzo dell’angoscia più profonda e disperata cosa significa desiderare di non essere mai nati e comunque da quel momento la tensione più delirante non vi abbandonerà più perché sa-prete cosa si nasconde dietro le innocue apparenze di serenità e di tranquillità di questo povero mondo che ci illudiamo di chiamare nostro.
State dunque attenti ai suoi segni - il rumore diguazzante, il fetore pestilenziale, il vento gelido fonte di angoscia - perché da questi saprete che il grande CTHULHU è vicino. A differenza degli Altri Dei che già conosciamo infatti CTHULHU è sempre fra noi da ere immemorabili anche se in una forma per noi difficilmente comprensibile. Perché quando R’lyeh - l’infame città degli Esseri piovra venuti dagli spazi esterni - si inabissò nel mare, secoli infiniti prima che l’uomo comparisse sulla Terra, il grande CTHULHTU protesse la città con i suoi incantesimi dalle offese del mare e del tempo ed entrò in quella che, per mancanza di termini più adeguati, noi
chiamiamo la sua tomba. Da allora CTHULHU dorme il suo sonno di morte e sogna visioni di inconcepibile potenza di caos e di malignità diabolica aspettando che le sfere ritornino nella giusta posizione per uscire e riprendere possesso di quello che gli è dovuto. E forse è questo il segreto significato della leggenda che gli antichi greci raccontavano sulla Gorgone Medusa senza più comprenderne il reale, tremendo significato. Dicevano infatti i loro poeti che l’orribile testa della Gorgone contornata di serpenti e dallo sguardo che, anche dopo tagliata, era capace di impietrire era stata sepolta in Argo e qui la testa, in qualche modo ancora viva, dormiva sognando per l’eternità pensieri raccapriccianti di odio e di vendetta ed inviando incubi al di là di ogni possibilità di sopportazione umana a chi aveva la sventura di passarle vicino o di pensarla con troppa insistenza36. Quando poi i primi uomini comparvero sulla Terra si compì l’atto per noi più tremendo di
questa liturgia diabolica. CTHULHU nel suo sonno prese ad inviare i suoi sogni agli uomini che li fecero propri come incubi e visioni di terrore ma anche come ordini inevitabili che oscuramente li spingevano con forza opprimente ad eseguire i culti e le cerimonie che avrebbero permesso un giorno a CTHULHU ed alle sue orde di uscire dalla sua tomba certo dell’omaggio e della sottomissione di chi avrà la sventura di trovarsi presente per assistere al suo abominevole risveglio. Quando il primo uomo fu agganciato con la prima visione fu incatenato e reso schiavo per sempre per la blasfema adorazione di CTHULHU: in quel momento si creò anche il primo anello di una spaventosa, interminabile catena di incubi e di riti passata da uno all’altro per secoli e millenni che
non verrà più spezzata. Ancora oggi infatti questi adoratori del dio infame, del blasfemo, divino cadavere vivente sono in mezzo a noi e compiono i loro osceni riti nelle date stabilite e meditano sulle visioni inviate e continuano a fare proseliti per affrettare il giorno in cui si compirà la finale rovina nostra e loro.
Meditate ancora sulla natura dello spazio. Meditate sulla natura degli Altri Dei. Meditate e comprendete.
Anche lo spazio in cui è immerso il mondo che noi consideriamo nostro, lo spazio che i sapienti latini si compiacciono di descrivere e architettare come formato di belle sfere concentriche ordinatamente ruotanti, questo nostro spazio è uno degli Altri Dei. È HASTUR che riempie il vuoto fra le stelle, è HASTUR che è il vuoto fra le stelle ed il vaso in cui tutto è contenuto. E HASTUR la vera essenza di tutto quello che noi nel nostro mondo crediamo vuoto e chiamiamo vuoto. E HASTUR l’aria che ci circonda e la forma dell’aria e la sede
dell’ aria. HASTUR in realtà non ha forma perché è sede di tutte le forme che noi vediamo nel nostro mondo, di tutte le forme che non vediamo ma possiamo immaginare, di tutte le forme che mai riusciremo ad immaginare ma in qualche modo esistono e sono lì, in agguato dietro il velo. HASTUR in realtà non ha nome, perché non ha forma: HASTUR è l’innominabile.[…]
Questi sono gli Altri Dei con cui gli Esseri antichi ebbero a che fare e di cui ci hanno tramandato in qualche modo il ricordo. Questi sono gli Altri Dei con cui dobbiamo anche noi imparare a trattare perché non sono morti o scomparsi anche se pochi sono quelli che ne sospettano l’esistenza ed ancora meno sono quelli che li hanno conosciuti e sono rimasti vivi. Ricordatevi però che questi non sono gli unici: gli Altri Dei sono una legione sterminata, sono un esercito senza fine che occupa tutto quello che riusciamo ad immaginare dalle più nascoste
profondità della terra, dai più oscuri abissi dei mari fino al più alto dei cieli ed ancora molto più oltre negli spazi esterni senza forma né fine. In realtà esistono più cose tra cielo e terra di quante nessun filosofo o poeta o pazzo riuscirà mai ad immaginare38 e qualunque meditazione potrà mai rivelare: e ringraziamo ancora la nostra piccola fantasia per questo. Non so altrimenti se ancora riusciremmo a continuare la nostra vita ordinata e tranquilla in quello che crediamo il nostro mondo ordinato e tranquillo.
E guardatevi dal pensare che tutto quanto vi ho detto finora sia soltanto vuota erudizione senza scopo e che l’epoca del terrore sia un ricordo del passato che popola soltanto qualche volta gli incubi dei dormienti. L’epoca del terrore è sempre in agguato: anche se nessuno li conosce gli Altri Dei non sono né morti né scomparsi. Sappiate e ricordate sempre che quello che li tiene imprigionati nelle loro oscure cripte tra gli spazi e li rende inoffensivi per noi al punto che ne abbiamo dimenticato l’esistenza è soltanto la potente magia degli Esseri antichi che avevano trovato le formule, i segni ed i rituali per tenerli a bada all’interno dei circoli. Non abbiate la superbia di pensare che l’uomo sia l’unico padrone della Terra: l’uomo non è stato il primo, l’uomo non sarà l’ultimo. L’uomo - anche quando crede di essere il padrone della Terra - non è solo. Quelli di prima furono, Quelli di prima sono, Quelli di prima saranno. Oggi non li vediamo e ci illudiamo di dominare il «nostro» mondo ma in realtà anche oggi sono fra noi. Quelli di prima non sono negli spazi che noi conosciamo: sono tra gli spazi e tra questi incedono primordiali ed imperturbabili al di fuori delle dimensioni ed al di là della nostra vista. Ma ricordate sempre: YOG-SOTHOTH conosce la Porta, YOG-SOTHOTH è la Porta; YOG-SOTHOTH è la chiave ed il
Guardiano della Porta. Passato, presente e futuro, tutti insieme esistono in YOG-SOTHOTH. YOGSOTHOTH
sa da dove Quelli di prima uscirono una volta per entrare nel nostro spazio; YOGSOTHOTH sa da dove usciranno di nuovo. YOG-SOTHOTH sa su quali campi della Terra Quelli di prima hanno impresso le loro infami orme e sa quali campi ancora oggi calcano con i loro riti blasfemi anche se nessun uomo può vederli. Ricordate però che dal loro odore potrete sapere che vi sono vicini. Ed anche il loro aspetto potrete intuire - pur senza vederli direttamente — osservando i tratti di quelli che loro hanno generato tra gli uomini.
Quelli di prima camminano invisibili ed abominevoli in luoghi solitari ed evitati là dove le Parole sono state urlate ed i Riti sono stati celebrati nei tempi opportuni. State in guardia perché le loro voci sussurrano nel vento e le viscere nascoste della Terra annunciato il loro risveglio. I loro passi piegano le foreste, le loro orme stritolano le città ma foreste e città non possono vedere l’artiglio che le colpisce. Kadath nel deserto gelato li ha conosciuti ma quale uomo può dire di conoscere Kadath? Sulle pietre dei deserti del Sud, sulle rovine nelle isole sommerse hanno impresso il loro marchio ma chi ha visto le città che dormono sotto il ghiaccio e le torri inghirlandate di alghe? Il grande CTHULHU è uno di Loro eppure ha appena la forza di intravederli.
Come un’abominazione noi li conosceremo. Il loro artiglio è sulla vostra gola e
ncora non riuscite a vederli! La loro abitazione è la stessa soglia delle vostre case che voi credete così ben vigilata! YOG-SOTHOTH è la chiave della Porta. YOG-SOTHOTH è là dove le sfere si incontrano39.
L’uomo regna oggi dove essi regnavano una volta ma ricordate e tremate: essi regneranno un giorno dove una volta regnava l’uomo. Dopo l’estate viene l’inverno; dopo l’inverno è di nuovo l’estate. Loro attendono potenti perché sanno che dovranno tornare. Loro attendono pazienti perché possono attendere in eterno.
Ricordate sempre che se ancora possiamo parlare di cosmo e di ordine è soltanto grazie alle magie degli Esseri antichi ma ricordate anche che queste magie non possono durare in eterno e più nessuno oggi è in grado di ripeterle. Non dimenticate che esistono ancora oggi in mezzo a noi esseri che servono e adorano gli Altri Dei ed operano per infrangere i circoli che li tengono imprigionati ed impotenti. Ed esistono luoghi particolari, evitati da tutti senza una ragione precisa, evitati perché ci si sente a disagio senza sapere perché e come osservati con blasfema attenzione da qualcosa che non dovrebbe esistere, luoghi in cui - in qualche modo non chiaro - si sente il soffio gelido degli spazi esterni e la presenza di una vita che non è umana, che è anzi completamente aliena dall’umano e che guarda la vita umana con l’attenzione di chi sa di trovarvi un cibo atteso da ere immemorabili. Questi luoghi sono le blasfeme Porte da cui torneranno sulla Terra gli Altri Dei ed i loro osceni
adoratori.





Edited by Acrocanthosaurus94 - 13/2/2011, 10:05
 
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Sìlfae
view post Posted on 30/1/2011, 13:20




Io consiglierei di ridurre la mole di citazioni (e magari spezzettarla in spoiler) e dare una definizione più oggettiva dell'argomento, così è molto dispersivo.
 
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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 4/2/2011, 12:27




Sì hai ragione, per la confusione l'ho sistemato.
Ma preferisco usare sempre citazioni dal necronomicon, perchè un conto è trattare di creature di cui esistono due rihette scarse nel manuale di un videogioco (vedi la mis scheda sugli Skaarj), un'altra è trattare di esseri di cui si parla estesamente.

Eccovi il cantico a Cthulhu (traddotto dalla lingua di R'lyeh)

Cantico a Cthulltu

Il grande Cthulhu è venuto dal Caos.
Interminabili ere sono trascorse da quel giorno,
eoni senza fine si sono consumati da allora
ma non ci è consentito dimenticare.
Quel giorno la Porta del vuoto si aprì e dagli spazi esterni il grande Cthulhu ci si rivelò.
Come una abominazione sopra di noi, noi lo conoscemmo:
la sua voce era simile a turbine di vento,
il suo alito era pestilenza,
il rumore del suo passo era come quello delle grandi acque,
il turbine delle sue ali portava nel cuore l’angoscia della cripta.
Quel giorno ci fu rivelato il Caos diabolico ed i suoi poteri,
quel giorno vedemmo le arti del Caos disceso in mezzo a noi.
Da quel giorno il nostro mondo non fu più lo stesso,
da quel giorno il nostro mondo non fu più nostro.
Il grande Cthulhu è venuto dal Caos.
La blasfema divinità è signore del profondo.
Ma la Terra non volle sopportare il suo osceno peso.
La bestemmia vivente che era la città della sua infame gente,
l’orrendo covo dei mostri suoi adoratori
fu scosso dalle fondamenta.
In un’unica notte, in un unico giorno terribili
in rapido giro trascorrenti
tutto sprofondò nel fango, tutto fu annientato, tutto fu sommerso
dal grande oceano.
La blasfema divinità non ha rinunciato però ai suoi diritti,
il dio infame ha preso possesso di un nuovo regno,
il dio infame ha fatto suo l’abisso oscuro dell’oceano:
qui regna senza fine e non cura il passare delle ere,
da qui regna occulto ed osserva in silenzio.
La blasfema divinità è signore del profondo.
Il diabolico scorpione dorme in R’lyeh.
Da allora Cthulhu il blasfemo nella sua tomba in R’lyeh,
da allora dorme sotto l’enorme pietra come uno scorpione sotto un sasso,
da allora l’osceno cadavere medita e aspetta
sepolto tra alghe parassite e fanghi verdastri,
circondato dalle ciclopiche rovine della sua oscena R’lyeh,
coperto dalla notte eterna del grande mare,
dimenticato nell’abisso senza tempo delle grandi acque.
Lì come un diabolico scorpione il grande Cthulhu si prepara a colpire.
Il diabolico scorpione dorme in R’lyeh.
Il signore del sole che muore non è morto nel profondo.
Guardate il sole che tramonta nel deserto:
sembra che stia morendo nel cielo
e versi tutto il suo sangue bagnando il cielo e la terra di rosso.
Quando arriva il vento freddo della notte il sole è morto
ma il giorno dopo rinasce a nuova vita.
State attenti o insensati!
Guardatevi dal credere che l’infame bestemmia sia morta nel profondo.
Il signore del sole che muore giace nella sua tomba da ere immemorabili,
il signore del sole che muore nella sua tomba sogna e attende.
Il signore del sole che muore non è morto nel profondo.
Non è morto Ciò che in eterno può attendere.
Con spavento e terrore capimmo,
con dolore ed angoscia imparammo.
L’infame cadavere nella sua tomba non era morto,
il dio sceso nella cripta sotto le acque aveva superato la morte,
il grande Cthulhu aveva fatto della putrefazione il suo corpo
e con questo corpo che corpo non è continuava la sua esistenza di Caos.
Ha superato la morte e non ha più nulla da temere:
ora è lì nel buio senza tempo che aspetta,
ora è lì nel silenzio senza vita che medita,
ora è lì che, in qualche modo, continua a vivere.
Non ha fretta di raggiungere i suoi scopi.
Non ha nulla da temere e può aspettare in eterno:
sa che il suo tempo verrà.
Non è morto Ciò che in eterno può attendere.
Con il passare di strane ere anche la morte può morire.
Secoli senza fine l’Abitatore del profondo vedrà passare.
Noi non saremo più padroni della Terra,
altri dopo di noi verranno e passeranno,
nuovi signori molte volte avrà la Terra
e nuove morti ogni volta troveranno.
Strani esseri arriveranno da oscuri spazi,
strane ere passeranno sommerse dalle sabbie infinite del tempo,
strane morti troveranno esseri ed ere senza fine.
Ma Chi ha superato la morte non si curerà della morte,
occupato soltanto a meditare vendette,
intento soltanto a sognare incubi,
teso soltanto ad aspettare il momento.
Con il passare di strane ere anche la morte può morire.
Il cadavere vivente invia gli incubi.
Da quando i primi esseri dotati di ragione hanno preso possesso della Terra,
da quando i primi sventurati capaci di ricevere il messaggio
hanno ricevuto la condanna di destare l’infame attenzione,
da allora non c è stata pace più per nessuno su questa Terra
Il cadavere che vive nel profondo ci ha fatti oggetto dei suoi messaggi di terrore,
il cadavere che non muore nell’abisso farà di chi verrà dopo di noi
inevitabile oggetto delle sue visioni di incubo.
Chi è chiamato non ha scampo: dovrà rispondere al richiamo,
dovrà diventare officiante della liturgia del terrore,
dovrà diventare schiavo senza speranza del culto nascosto.
Il cadavere che dorme in R’lyeh andrà facendo proseliti per ere senza fine
tra noi e tra quelli che verranno dopo di noi.
La liturgia dell’incubo ha stabilito una catena che scavalca il tempo
ci legherà tutti fino al giorno del suo risveglio.
Il cadavere vivente invia gli incubi.
Nella sua casa in R’lyeh il morto Cthulhu attende e sogna.
Passeranno secoli ed ere
ma Cthulhu sarà sempre lì ad attendere.
Passeranno millenni ed eoni
e Cthulhu accumulerà sogni ed incubi, odi e vendette.
Cthulhu sa che il momento dovrà arrivare
e sta in attesa nella tomba in R’lyeh
come un leone in agguato nella sua tana.
Tremate perché la tana che sembra vuota ed abbandonata,
la tana di cui si è perso anche il ricordo,
è abitata dall’orrendo mostro pronto a balzare.
Nella sua casa in R’lyeh il morto Cthulhu attende e sogna
Un giorno le stelle torneranno nella giusta posizione.
Il giorno in cui si apri la Porta del vuoto
le stelle erano nella posizione propizia
perché si compisse l’atto iniziale della liturgia diabolica.
Da allora i cieli hanno ruotato e continueranno a ruotare,
le sfere misureranno ancora i secoli con il loro giro.
Un giorno però, non sappiamo quando,
un giorno che - speriamo - non vedremo,
sarà ancora una volta diverso da tutti gli altri.
Quel giorno le sfere avranno di nuovo portato le stelle
nella posizione propizia per l’atto finale della liturgia,
quel giorno i cicli apriranno di nuovo una porta,
la blasfema Porta che suggella la cripta dimenticata sotto i mari.
E quel giorno non ci sarà più difesa né riparo.
Un giorno le stelle torneranno ancora nella giusta posizione.
Allora l’farà udire il suo richiamo
ed i suoi fedeli saranno pronti a rendergli omaggio.
Quel giorno l’infame R’lyeh ritornerà alla luce dal fondo del mare
con le sue rovine incrostate di conchiglie,
con le sue colonne festonate di alghe,
con le sue pietre rivestite di fango.
Quel giorno ritornerà alla luce la cripta sede e sorgente di ogni terrore
quel giorno Colui che afferra uscirà dalla sua tomba:
come un’abominazione voi lo conoscerete.
Quel giorno Colui che trafigge lancerà il suo grido:
come il boato del terremoto che fiacca le ginocchia voi lo conoscerete.
Ma quelli fra noi che lo avranno adorato in silenzio
usciranno alla luce del sole e si conteranno.
Scoprirete allora l’orda senza fine da cui siete stati sempre circondati,
scoprirete allora in mezzo a chi avete sempre vissuto tranquilli
e capirete che non ci potrà essere più scampo.
Inizierà allora in tutta la sua gloria blasfema il regno del Caos manifesto.
Allora Al Girtab farà udire il suo richiamo
ed i suoi fedeli saranno pronti a rendergli omaggio.
 
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Sìlfae
view post Posted on 4/2/2011, 14:13




CITAZIONE
Sì hai ragione, per la confusione l'ho sistemato.
Ma preferisco usare sempre citazioni dal necronomicon, perchè un conto è trattare di creature di cui esistono due rihette scarse nel manuale di un videogioco (vedi la mis scheda sugli Skaarj), un'altra è trattare di esseri di cui si parla estesamente.

Sì, ma appunto per questo l'introduzione all'argomento può apparire ostica e sconfortante per il lettore medio, che si trova davanti a citazioni eccessivamente lunghe; di solito per attirare l'attenzione di chi non conosce l'argomento sono preferibili presentazioni più immediate in stile wikipediano (tipo: citazione breve, immagine, descrizione breve, commento), con l'aggiunta all'inizio di un'introduzione esaustiva dell'argomento. Volendo fare un esempio affrettato:

"Iä! Shub-Niggurath! Il Capro Nero dei Boschi dalla Prole Innumerevole!"

image

SPOILER (click to view)
"La massa grigia tremava e ribolliva, gonfiandosi costantemente; e da essa, in molteplici scissioni, venivano generate anatomie che strisciavano nella grotta in ogni direzione. C'erano cose come gambe o braccia senza corpo che fluttuavano nella melma, teste che rotolavano o pance con pinne da pesce che si dibattevano; e altri orrori o mostruosità malformate che si allontanavano dall'area della fossa. E quelli che non nuotavano rapidamente verso la riva, quando ricadevano nella pozza... venivano immediatamente divorati da bocche che si aprivano nella massa genitrice."
--Clark Ashton Smith, "Le sette fatiche"


Shub-Niggurath rappresenta la vita stessa, ciò che muove tutto il creato, l'origine di ogni cosa; in particolare incarna la spinta alla vita, il principio assoluto della fertilità. Può essere visto come antitesi dell'entropica distruzione di Azathoth.
 
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DAN~
view post Posted on 4/2/2011, 14:19




C'è il contenuto ma non c'è l'impostazione.
 
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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 5/2/2011, 11:29




Questo servirà a chiarimento

Cosmologia secondo Lovecraft:

 
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DAN~
view post Posted on 5/2/2011, 15:30




Non cambia nulla, dovresti editare il primo post e sistemare, come ti è già stato indicato, tramite l'esempio.
 
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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 6/2/2011, 10:07




Vediamo se ho imparato... Mantengo il post di Sìlfae all'interno della trattazione, comincio da Cthulhu dato che è il più facile.
Gli altri li aggiungerò in seguito.
 
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Sìlfae
view post Posted on 6/2/2011, 13:15




Ecco, già così va meglio. Ti suggerirei di spostare per ultima la citazione lunga, rende scomoda la lettura degli altri spoiler.
 
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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 13/2/2011, 10:03




Provvederò.
Aggiunto Azathot.
Ah, una curiosità: nel fumetto “Aliens Special: Elder Gods” viene adorata una “divinità” o “entità demoniaca” chiamata “Tulitu”, “signore del caos primigenio” che “dorme” in una “cripta” nella “Città perduta di R’Lek”.
I suoi adepti ne attendono la “resurrezione”.
Che vi ricorda?
 
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Tharma
view post Posted on 1/8/2012, 11:48




CITAZIONE (Acrocanthosaurus94 @ 5/2/2011, 12:29) 
Questo servirà a chiarimento

Cosmologia secondo Lovecraft:

(IMG:http://i55.tinypic.com/52nyty.jpg)

Ehi è bello trovare qualcuno appassionato agli dei esterni!
Da quando ho scoperto il mondo di lovecraft non ho più potuto farne a meno:)
Comunque non era quella che hai postato la cosmologia di lovecraft!Quella proviene dall'immaginazione di Pietro pizzari nel libro che ha scritto sul necronomicon!
 
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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 11/8/2012, 20:36




Sì, ma non si trova nulla di ispirato direttamente a Lovecraft, ho dovuto un po' arrangiarmi. Purtroppo nei suoi scritti c'è una gran confusione, nel senso ce ogni ocsa viened escritta in maniera diversa, e poi salta a prendere creature da un'autore all'altro (Hastur de "Il re in giallo", i Segugi di Tindalos, ecc)...
 
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Tharma
view post Posted on 17/8/2012, 12:41




Beh tanti spunti interessanti li trovi nei manuali di gioco di ruolo ispirati!Li il discorso viene ampliato parecchio!Hai mai dato un'occhiata a questi libri?
Eh eh inoltre c'è in america l'ordine esoterico di Dagon!Ti passo il link se vuoi darci un'occhiata!http://www.esotericorderofdagon.org/
E qual'è poi la tua "divinità" preferita?
 
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Acrocanthosaurus94
view post Posted on 17/8/2012, 20:05




Cthulhu e Nyarlathotep. Sto scrivendo una fafiction in cui faccio crossoverare gli dei di Lovecraft con il Mondo Emerso di Licia Troisi...
 
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Tharma
view post Posted on 18/8/2012, 13:18




Sembra interessante!Ma non stona un pò come ambientazione?
 
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63 replies since 30/1/2011, 11:59   3190 views
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