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Prometheus - recensioni

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io sto con gli ippopotami
view post Posted on 16/9/2012, 12:10 by: io sto con gli ippopotami




Uscendo dalla sala vien da pensare: ecco Alien reloaded, la versione tecnologicamente aggiornata del capolavoro realizzato da Ridley Scott nell’ormai lontano 1979. Con annessi e connessi da evento cinematografico – la campagna pubblicitaria virale sull’androide David (Michael Fassbender), gli eventi fasulli realizzati dalla fantomatica Weyland Industries alla presenza del finto “patron” interpretato da Guy Pearce. Tutto accompagnato da crescenti, mostruose aspettative sul film più atteso dell’anno. Perché è dal 2002 che Scott pensa al prequel di Alien, o meglio a un film che riannodi i fili lasciati liberi dalla storia originaria – chi è l’enorme umanoide pietrificato nell’astronave abbandonata, seduto sulla plancia di comando di un lanciamissili? E che rapporto ha con le uova aliene disseminate sul planetoide? Mentre regista e sceneggiatori rimuginavano su questi interrogativi, ci sono stati i due (discutibili) esperimenti di crossover franchising tra Alien e Predator nel 2004 e nel 2007, noiosi baracconi-videogame nell’iperspazio privi del talento recitativo di Sigourney Weavero del gusto per l’azione di James Cameron - che nel 1986 girò il primo sequel della serie, Aliens.

Per quanto Ridley Scott si sia affrettato a negare le parentele tra Prometheus e Alien, sostenendo che non si tratti di un autentico prequel quanto piuttosto di un film ispirato all’universo alieno di quest’ultimo, la tentazione di giocare a “trova le differenze” è forte. Partiamo dalle belle sorprese: Noomi Rapace e Michael Fassbender reinventano mirabilmente i ruoli che furono di Sigourney Weaver e Ian Holm. Elizabeth Shaw è androgina ma sexy, delicata ma implacabile, razionale eppure piena di fiducia religiosa nei confronti del nuovo mondo che sta scoprendo. L’androide David è un gioiello di mosse meccaniche, trucco e parrucco alla Lawrence d’Arabia (Scott fa un esplicito omaggio all’epopea di David Lean proiettandone alcuni spezzoni sui maxischermi dell’astronave) e acuta, feroce ironia nei confronti del genere umano che si ostina (ancora!) a cercare le ragioni dell’esistenza. Infine, Prometheus investe lo spettatore con un muro massiccio di immagini che lascia sbigottiti per qualità e accuratezza - nel raccontare il mondo alieno così come nell’affrontare le scene di azione più concitate. Un dispiegamento di mezzi tecnici che lascia a bocca aperta, con un uso del 3D azzeccato e mai eccessivo. Eppure, in tutta questa grandiosità si sente la mancanza di qualcosa. A ben vedere, Prometheus delude perché la storia che racconta non è originale, o perlomeno non è all’altezza delle attese che un regista come Ridley Scott può a buon diritto generare. Gli interrogativi filosofico-esistenziali che dovrebbero dare sostanza alla classica “narrativa aliena” rimangono abbozzati in superficie, spesso affidati a dialoghi pomposi e involontariamente comici. Rapace e Fassbender esclusi, quasi tutti gli altri personaggi sono la fotocopia della truppa di Alien (persino le “quote etniche” rimangono invariate, con la sola aggiunta di un secondo pilota con gli occhi a mandorla) ovvero restano a uno stadio embrionale di sviluppo - è il caso della legnosa Meredith Vickers/Charlize Theron.

Insomma, Prometheus non è un horror nello spazio com’era Alien, ma non riesce a diventare neppure sci-fi di qualità, ripetendo stanchi teoremi sugli alieni creatori maligni. In più, non soddisferà quanti volevano una parola conclusiva sulla saga iniziata ormai quasi quarant’anni fa, perché molte delle domande originarie rimangono senza risposta, o meglio rimandano al (già annunciato) Prometheus 2. Insomma, due ore e mezzo di ottimo intrattenimento, ma nel fumo di sequenze mozzafiato ed effetti speciali sorprendenti si fatica a trovare un arrosto gustoso. Da Ridley Scott ci saremmo aspettati qualcosa di più.



Maria Carla Zizolfi-Nocturno
 
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64 replies since 14/9/2012, 18:02   1449 views
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