La saga di John Rain-Barry Eisler

Nel mio mestiere, passare inosservati rappresenta una buona metà del
lavoro. Tutti noi inviamo dei segnali con il corpo, il linguaggio, l'andatura,
l'abbigliamento, le espressioni del viso, l'atteggiamento, il modo di parlare
e la gestualità - che rivelano da dove veniamo, che cosa facciamo e chi
siamo. La cosa più importante, perciò, è mimetizzarsi. Se non riesci a farlo,
la vittima predestinata si accorgerà di te e a quel punto non potrai più arrivarle
abbastanza vicino per fare tutto come si deve. Oppure sarà il raro poliziotto
onesto a scorgerti, e a quel punto ti troverai a dover fornire un bel
po' di spiegazioni. O, infine, può accadere che sia qualche addetto alla contro-sorveglianza,
e a quel punto sei tu che ti trasformi in bersaglio. Se invece si fa attenzione, a poco a poco si capisce che quella dei segnali
identificativi è una scienza, non un'arte. Si osserva, si imita, si impara. Alla
fine, si riescono a seguire come un'ombra obiettivi diversi, appartenenti a
ecosistemi sociali tra loro distinti, senza mai dover rinunciare all'anonimato.



Queste parole mi sono balzate all'occhio quando,la prima,mi è capitato di sfogliare per la prima volta il secondo volume di una serie di romanzi (8 usciti in Italia,un numero 9 in uscita a giugno) con protagonista un personaggio acui mi sono affezzionato da parecchio,John Rain (vero nome Junichi Fujiwara).




Metà giapponese e metà americano,ex veterano del Vietnam e in seguito mercenario.tornato a Tokyo,Rain si ritroverà a lavorare per la CIA e il partito-liberal democratico giapponese in un campo lavorativo decisamente rischioso: quello del sicario su commissione.

Specializzato nel conferire ai suoi omicidi la parvenza di decessi per morte naturale,Rain si ritrova a doversi confrontare non solo con nemici di vario genere (tra cui,a volte,i suoi stessi datori di lavoro) e i rischi che una professione del genere comporta,ma anche con dubbi morali,paure e rimorsi...e anche con l'avanzare dell'età.

I romanzi sono tutti scritti in prima persona,ed è questa una delle caratteristiche più affascinanti: ci si ritrova a dividere i pensieri di un personaggio che vive in un mondo fatto di potenziali imboscate,di alleanze instabili,sul come elabora strategie per avvicinarsi ed eliminare i suoi obiettivi.
Se c'è una lezione che ho imparato nella fase iniziale dei decenni che ho trascorso in questo campo,è che di tutte le qualità che distinguono un obiettivo difficile da tutti gli altri,la più importante è l'autocontrollo.Si,si deve essere in grado di pensare come il nemico,che consente di individuare la trappola.E si,devi essere in grado di intraprendere un'immediata,violenta azione in caso la capacità di individuare un'imboscata fallisca.E si,il sentimento è una debolezza.Ma per il resto,resta fondamentale l'autocontrollo.Perchè se non sei in grado di controllare te stesso molto probabilmente lo farà un nemico, e nel mio lavoro, un nemico non è qualcuno che vuole la promozione che tu hai avuto , o che brama il vostro angolo d'ufficio, o che vuole di batterti sul campo da tennis o da golf o avere una vettura migliore della tua nel suo vialetto. Nel mio lavoro, un nemico è qualcuno determinato a far finire la tua vita, e probabilmente con i mezzi per realizzarlo ".