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Annibale vs Alessandro Magno
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Annibale vs Alessandro Magno

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io sto con gli ippopotami
view post Posted on 5/5/2017, 14:48




2sCNX2sCNZ

Si lo so...non erano contemporanei,ma per una volta lasciatelo fare un sondaggio un pò WTF?xd

Non credo abbiano bisogno di presentazioni approfondite.Sono stati due dei più grandi condottieri della storia,due geni militari le cui tattiche sono studiate ancora oggi nelle accademie militari.

Benché separati da qualche secolo,con obiettivi diversi e motivazioni diverse,questi due uomini avevano molto in comune oltre alla maestria nell'arte della guerra.

Entrambi erano figli di due grandi condottieri (rispettivamente,Filippo II e Amilcare Barca) a cui sono succeduti in giovane età.Tutti e due erano stati istruiti alla maniera greca nell'approccio alla guerra.

E sia il re macedone che il generale cartaginese dichiararono guerra,in inferiorità numerica, ad imperi con eserciti enormi: l'impero persiano e quello romano.

Con gli eserciti che utilizzarono quando partirono per le loro grandi campagne,facendo uno sforzo d'immaginazione...se fossero vissuti nella stessa epoca,uno contro l'altro,chi avrebbe vinto chi?
 
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view post Posted on 6/5/2017, 20:15
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Principe dell'alveare

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Bello scontro, davvero bello scontro...ci devo pensare.
 
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Hippo
view post Posted on 13/7/2017, 10:47




Provo a fare un'analisi veloce dei due condottieri,poi quando avrò tempo dei loro eserciti...

Alessandro Magno era un condottiero estremamente adattabile.Praticamente ha affrontato qualunque "settore" della guerra antica: scontri in campo aperto di fanteria o di cavalleria,assedi a fortezze ostiche,guerriglie durante gli anni trascorsi in Medio Oriente...solo le battaglie navali mancano nel suo curriculum.

Riusciva a coordinare forze in campo diversissime tra loro,cambiando le proprie tattiche a seconda delle circostanze.Anche se avuto alcune insurrezioni tra le file del suo esercito,era di norma estremamente rispettatto dai suoi uomini.Era spericolato ai limite dell'incoscenza in certe occasioni,in altre era più freddo e distaccato,ma forse peccava un pò di arroganza...

Annibale era forse meno arrogante e più prudente di Alessandro.Era più infido e doppiogiochista come stile di tattica e strategia,ma non poteva non esserlo affrontando con un esercito di modeste dimensioni le sterminate legioni di Roma,Come il macedone,anche lui riusciva a gestire forze in campo diverse fra loro (anche di più di quelle di Alessandro,visto che la maggior parte dei suoi uomini non era nemmeno cartaginese come lui).Ma con l'esercito che usò per la sua guerra contro Roma,di modeste dimensioni e non molto ben equipaggiato),poteva permettersi solo battaglie campali o ricorrere alla guerriglia

Edited by Hippo - 13/7/2017, 11:52
 
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view post Posted on 13/7/2017, 10:50
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Annibale comunque ha saputo motivare i suoi mercenari in condizioni estreme e ha vinto quasi tutte le battaglie in inferiorità numerica, il suo esercito forse non era equilibrato come quello di Alessandro Magno ma era decisamente più rapido e versatile.
 
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Hippo
view post Posted on 14/7/2017, 08:46




Chi ha votato Alessandro?
 
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view post Posted on 15/9/2018, 15:03
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il Barcide, che marciava sotto la protezione di Melquart, fu indubbiamente un grandissimo condottiero,lo testimoniano l' attraversamento delle Alpi e le grandi vittorie ottenute nella penisola, l' aver portato la devastazione tra i discendenti dei coloni di Dardano come da ultime volontà della regina Didone.Poi l' esitazione, gli "ozi" e in ultimo le sconfitte.Alla fine era destino che la sua stella, o il suo fulmine (Barca) brillasse a maggior gloria di Roma.
L' impresa di Alessandro Magno ha del sovrannaturale, il suo imperialismo nel bene e nel male ha dato il via ad una nuova era (l' ellenismo) e poi, voglio dire, parliamo del figlio di Zeus!
voto per il Macedone.
 
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Hippo
view post Posted on 15/9/2018, 15:20




Si, paradossalmente Annibale col suo operato ha finito per rafforzare Roma.

Scipione l'Africano studiò proprio le sue tattiche per usarle contro di lui.

Annibale fece durare troppo la sua guerra contro Roma, e fini così con l'istruire il suo futuro avversario. Come disse Napoleone, se combatti un nemico troppo a lungo gli insegnerai la tua arte della guerra.

Riguardo ad Alessandro,ad essere onesti affronto' nemici non certo alla sua altezza, escluso Menmnone di Rodi.Non voglio dire che la conquista dell'impero persiano sia stata una bazzecola...

Edited by Hippo - 19/9/2018, 08:37
 
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view post Posted on 15/9/2018, 15:46
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si ma gli Iron a chi hanno dedicato una canzone?!?!
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CITAZIONE (Hippo @ 15/9/2018, 16:20) 
Si, paradossalmente Annibale col suo operato ha finito per rafforzare Roma.

Scipione l'Africano studiò proprio le sue tattiche per usarle contro di lui.

Annibale fece durare troppo la sua guerra contro Roma, e fini così per l'istruire il suo futuro avversario. Come disse Napoleone, se combatti un nemico troppo a lungo gli insegnerai la tua arte della guerra.

se non ricordo male (ma vado a memoria quindi perdonami l' eventuale castroneria) la mancata presa di Roma si dovette anche al non arrivo di rinforzi dalle gallie (credo fosse il fratello) dotati del materiale d' assedio, impegnati la in scaramucce coi romani.Forse il suo odio viscerale per Roma avrebbe dovuto consigliargli di tentare comunque una sortita, magari vedendo l' Urbe indifesa in tanti si sarebbero sollevati a dargli man forte... meglio cosi ^_^
 
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Hippo
view post Posted on 15/9/2018, 16:08




Mi pare che la base della famiglia Barca fosse in Spagna, Nova Carthago. Ma la sostanza è quella.

Anche Annibale qualche fan l'ha avuto
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Annibale_n...orica_culturale

Edited by Hippo - 16/9/2018, 04:36
 
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view post Posted on 15/9/2018, 16:50
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CITAZIONE (Hippo @ 15/9/2018, 17:08) 
Mi pare che la base della famiglia Barca fosse in Spagna, Nova Carthage. Ma la sostanza è quella.

Anche Annibale qualche fan l'ha avuto
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Annibale_n...orica_culturale

si beh intendevo che i rinforzi vennero bloccati nelle gallie.
ho letto la lista... Hannibal the Conqueror con.. Vin Diesel :wacko: si salvi chi può! non so perché mi fa venire in mente Conan il Distruttore :D
 
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Hippo
view post Posted on 15/9/2018, 17:09




Quel progetto di Vin è in stasi da un botto di tempo, a me incuriosiva.
 
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view post Posted on 18/9/2018, 21:35
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CITAZIONE (Hippo @ 15/9/2018, 18:09) 
Quel progetto di Vin è in stasi da un botto di tempo

poteva evitare di mangiarsi gli elefanti
vin-diesel-fat-2

CITAZIONE (Hippo @ 15/9/2018, 18:09) 
a me incuriosiva.

se si trattasse di una ricostruzione storicamente accurata sarei anche d' accordo, me sento una puzza di 300+thelastwitchhunter+elefantiinc.g.i.orribile che mamma mia! Senza contare il conseguente proliferare di meme tipo "valico le Alpi un quarto di miglio alla volta" ..che BAAL ce ne scampi!!!
 
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view post Posted on 27/9/2018, 17:28
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"Lo farei se fossi Parmenione; ma io sono Alessandro, e come il cielo non contiene due soli, l'Asia non conterrà due re".

Alessandro Magno (356 a.C. – 323 a.C.) sull'offerta di pace di Dario III
 
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view post Posted on 27/9/2018, 20:22
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GUERRIERO LETALE

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Annibale ha atterrito i Romani ma non aveva previsto che era un gioco al rialzo, come nel gioco d'azzardo. Roma aveva risorse a non finire e a ogni legione sconfitta ne subentrava un'altra. Lui invece non poteva mai sbagliare, e alla fine la sua unica sconfitta a Zama per opera di Scipione ľAfricano gli fu fatale. I Romani erano stati furbi, dopo le sonore sconfitte avevano fatto come i russi con Napoleone, cioè lo avevano logorato lentamente mentre era in Italia.

Secondo me Alessandro ha fatto qualcosa di diverso e di molto più grande, ha sconfitto, lui sì, un impero, quello Persiano, arrivando addirittura in India. Come condottiero penso sia stato il più grande della storia, sebbene personalità discutibile sotto molti aspetti e non poco complessa. Voto comunque per il macedone.
 
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view post Posted on 15/10/2018, 10:44
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Dal gruppo Facebook CRONISTORIA:

Fin dall'antichità alla marcia di Annibale (attraverso le Alpi n.d.r.) si riconobbe lo statuto dell'impresa eccezionale, con tutti gli elementi che caratterizzano l'eroismo epico. Cornelio Nepote, un biografo del I secolo a.C., paragona direttamente Annibale a Eracle, il solo che avrebbe superato le Alpi prima del Cartaginese. E anzi, il semidio aveva compiuto la traversata conducendo anch'egli degli animali, i buoi di Gerione, il gigante a tre teste che abitava le brume dell'Occidente. Per altri storici il risultato era una duratura conquista dell'ambiente montano attraverso l'elemento di civilizzazione delle strade. Essi avevano aggiunto addirittura la diffusione dell'ordine e della legge tra i barbari abitanti dei luoghi come elementi che trasformavano il passaggio delle Alpi in un viaggio mitologico proprio dei grandi eroi civilizzatori che le interpretazioni razionalistiche del mito credevano uomini divinizzati per i loro benefici all'umanità: Eracle appunto per l'Occidente, dove era venerato perfino nel mondo fenicio che lo assimilava a Melqart, e Dioniso per l'Oriente.

Ma anche Annibale, «aveva sterminato gli alpigiani che tentavano di sbarrargli il passo, aveva aperto varchi e costruito strade, facendo sì che un elefante equipaggiato potesse procedere dove prima un uomo solo senza armi riusciva ad arrampicarsi a stento». Con questi richiami mitologici il suo viaggio acquistava contorni leggendari e diventava speculare a quello di Alessandro Magno, il quale dopo le vittorie militari aveva cominciato una serie di marce di conquista nell'Oriente persiano che si era ben presto confusa con il mito. È quindi normale che a leggere la narrazione nel più “epico” degli storici romani, Tito Livio (XXI, 32), la marcia di Annibale si colori di tinte leggendarie ed eroiche. E, come in ogni racconto epico che si rispetti, l'eroe si scontra con degli antagonisti - siano essi umani o elementi della natura. Così l'eroe incontra prima gli uomini, che sono raffigurati secondo lo stereotipo del barbaro, in un ambiente ostile oggetto di dicerie e leggende. Allora, benché i Cartaginesi se ne fossero già formata un'idea in base al sentito dire, che di solito ingrandisce oltre il vero ciò che non si conosce, tuttavia l'altezza delle montagne vista da vicino e le nevi che quasi si confondevano con il cielo, le rozze abitazioni poste sulle rocce, il bestiame minuto e da soma aggranchito dal freddo, gli uomini rozzi che lunghi avevano i capelli e le barbe, gli esseri animati e inanimati tutti irrigiditi dal gelo e ogni altro fenomeno più orribile a vedersi che a dirsi rinnovavano il terrore.

L'eroe viaggiatore supera queste presenze oscure e inquietanti, che spesso agiscono dall'alto facendo rotolare dei massi sopra i suoi uomini, con il ricorso al valore e alle armi che meglio conosce, l'inganno e l'insidia: e così, mentre accetta ostaggi e profferte di amicizia, schiera l'esercito come se dovesse passare tra gente ostile. Ma egli non si limita a usare la spada: opera anche con la civiltà delle leggi, perché come già Eracle anch'egli impone una soluzione pacifica e razionale nella contesa che divideva i due fratelli pretendenti al trono degli Allobrogi.
Quando viene meno la minaccia dei barbari ecco che, al valico, le rocce, le nevi e i ghiacci sembrano diventare quasi forze attive della natura che l'eroe può vincere solo con ritrovati fuori del comune. E quindi - proprio in corrispondenza con il punto in cui Polibio ricorda lo sforzo dei soldati che avevano dovuto scavare un sentiero per sé e per gli elefanti - ci imbattiamo nel celebre, sconcertante e quasi leggendario episodio dell'aceto. Racconta infatti Tito Livio che i Cartaginesi lavorarono per quattro giorni a sgretolare le rocce che impedivano loro il cammino servendosi di un fuoco continuo alimentato da una enorme quantità di legname e dell'aceto che versavano sopra le rocce arroventate.

A parte questo singolare uso dell'aceto, testimoniato da altre fonti e comunque materia prima presente in abbondanza presso gli eserciti antichi (anche sotto forma di vino inacidito), lo storico ha trasformato una pratica di pulitura del terreno - in cui entrava anche un elemento troppo comune come l'acqua, che difatti Livio non ricorda - in un singolare esperimento chimico che forse funzionava con piccole quantità di materiale, ma non certo con le rocce alpine. Non è casuale che il passo successivo, compiuto da un poeta epico del I secolo d.C., Silio Italico, autore del magniloquente Le guerre puniche, sia di riprendere il racconto ormai leggendario di Tito Livio e di colorarlo con tinte preromantiche, adatte a un gusto quasi barocco per l'estremo, in cui la natura si anima e si impone come il vero rivale di Annibale: ecco allora il gigantesco, il lugubre, il macabro con «la Terra che sale fino al cielo e lo nasconde con la sua ombra», i luoghi che conoscono solo una e terribile stagione, l'orrore delle valanghe che inghiottono gli uomini nelle loro fauci, il ghiaccio implacabile che solo il sangue caldo dei guerrieri morenti sa sciogliere.

Adesso Annibale è pronto a irrompere nella Pianura Padana come nemico dei Romani circondato da un'aura di eroismo: è pronto a sconfiggere le legioni in due battaglie combattute presso altrettanti affluenti del Po, il Ticino e il Trebbia, prima della fine di quell'anno 218. È pronto a compiere un'altra traversata, quella degli Appennini, tra sacrifici e perdite paragonabili a quelle delle Alpi, e soprattutto, l'anno successivo, a distruggere in un'imboscata - almeno così i Romani giustificarono quello che è un autentico disastro militare - buona parte delle legioni del console Gaio Flaminio al Trasimeno.
Le Alpi sono la definitiva consacrazione del figlio di Amilcare Barca a eroe epico, e a rivale per antonomasia del popolo romano.

Massimo Bocchiola, Marco Santori - Visioni e freddi calcoli - in "La battaglia di Canne"
 
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