Dietro l'opera a fumetti
La trama, se così desunta da una lettura superficiale o poco attenta, si potrebbe considerare poco diversa da altre opere di Nagai che hanno incontrato un adattamento a cartoni: si pensi a Mazinga Z o allo stesso Devilman, che subì un trattamento “snellente” per evitare di inserire gli elementi più crudi e cupi presenti nell'opera originale, e trasformando così il Devilman in un paladino senza macchie né paure.
Il manga invece si presta ad un'analisi molto più drastica e negativa, specchio del pensiero di Nagai all'epoca (ma è probabile che più o meno sia rimasto immutato) sul genere umano e sulle sue azioni.
Dopo che Mao dante, antesignano di Devilman, fu bloccato nella sua pubblicazione a causa dei suoi contenuti troppo contro corrente, Nagai iniziò a tramutare ciò che aveva accumulato nella storia di Ryo Utsugi e a travasarla in un contesto simile, ma non uguale: qui, al posto dello scontro tra Dio e i demoni, sarebbero stati gli uomini ad arrogarsi i dritti di decidere della vita degli altri, in un crescendo di paranoia e follia.
Devilman inizia in un modo alquanto consueto per le opere di Nagai: un ragazzo, come tanti altri, viene investito di un potere superiore, che lo porta ad essere escluso in qualche modo dal genere umano: interessante notare che Akira è sì un eroe, ma lo è in modo contrario a quella tipologia di eroico protagonista come lo era il pilota del Mazinga.
Se là Koji accettava di assumere su di sé la responsabilità della salvezza del genere umano, qui Akira, pur accettando di divenire un demone, non ha coscienza di ciò che realmente significa: con ciò non compie la fusione a cuor leggero, ma fino all'ultimo ritiene quella di Ryo Asuka una bufala, una storia per spaventarlo e sarà solo in un momento di estremo pericolo, circondato da demoni orribili che il giovane compierà la fusione, divenendo Devilman.
Dopo che la fusione con Amon, uno dei campioni del mondo demoniaco, è avvenuta, il ragazzo, aiutato da Ryo, inizia a difendere i suoi cari (ossia la sua ragazza e i suoi famigliari) dalle mire di altri possenti demoni: tra questi, vi é spazio per numerose critiche, alla società o al protagonista stesso: Siren, arpia demoniaca, incarna il modello femminile che non accetta di sottostare all'autorità maschile, e , pur perdendo contro il suo ex-amato Amon/Devilman, sceglie di combattere fino all'ultimo, mantenendo il suo orgoglio intatto.
Altro caso è Jimmen: mostruoso rettile dal potere di sviluppare sul suo carapace le facce delle vittime che ha divorato, permettendo loro di mantenere ricordi ed emozioni.
Con questo avatar, Nagai infierisce sul suo stesso pupillo e Akira è costretto a confrontarsi con una realtà che, da lì a pochi capitoli, si paleserà: ossia che la sua battaglia è già persa in partenza: il dolore che provoca alle vittime di Jimmen è reale, e Akira le colpisce non per volerle uccidere, ma perché non ha altra arma se non quella di ferire innocenti, specchio di coloro che verranno massacrati senza pietà nel finale dell'opera: non a caso Jimmen, sfottendo Akira, afferma: “li ho mangiati, ma sono ancora vivi, qui dentro.”
Il panorama inizia a mutare già dal secondo volume, dato che il terzo è più che altro un filler, poco interessante, a mio dire, ma è col quarto che la storia prende il suo corso inarrestabile. Dopo che i demoni hanno preso possesso di alcuni capi di stato (in questo caso quelli russi) e il loro generale, Zenon, si è palesato al mondo per dichiarare guerra al genere umano, assistiamo al principio dell'apocalisse.
Quando la vera essenza dei devilman diviene nota ai più grandi scienziati del mondo, chiamati ad investigare sui demoni, questi, invece di pensare al bene dell'umanità, scatenano una caccia alle streghe feroce e senza pietà: se i doni sono nati dalla fusione di esseri diversi, certamente i pessimi soggetti che da sempre abitano accanto ai “civilizzati” li hanno aiutati ad inserirsi nei loro animi. Ed ecco che esplode, come un pus virulento, un'ondata di razzismo e persecuzione, che porta numerosi esseri umani ad essere uccisi o torturati da color che si dichiarano i paladini dell'Umanità: questo è il messaggio più profondo che Devilman vuole lanciare, ossia che la paura irrazionale può far collassare un intero sistema che ha impiegato anni a formarsi.
Nel quinto volume invece si assiste al tracollo finale dell'eroismo di Akira: pur essendo disgustato dal comportamento degli umani, egli sceglie di continuare a battersi per la sua ragazza, ma quando arriva a casa Makimura, trova uno spettacolo agghiacciante: i vicini di Miki, ritenendo che anch'ella sia un'adepta dei demoni decidono di ucciderla assieme al fratellino Tare: e quindi li massacrano in una maniera efferata.
Qui si assiste alla vera trasformazione di Akira in un antieroe, a cui è privata perfino la causa per cui lottare, e non trova di meglio che gettarsi nella mischia contro il suo ex amico Ryo/Satana, sapendo che non potrà vincere ma preferendo morire dignitosamente pur di non accostarsi a quegli immondi esseri demoniaci chiamati “uomini”.