Ultimo lavoro del team creativo di Avatar e de La leggenda di Korra, la serie animata Netflix è un high fantasy in piena regola: secoli prima degli eventi narratevi, una guerra scoppiata fra umani ed elfi culminò con la cacciata dei primi nella parte ovest del continente e con la morte del Re dei draghi, protettore del confine fra i due mondi, quello umano e quello elfico.
Svariate generazioni dopo, il destino del mondo si trova nelle mani di tre ragazzi, i fratelli Callum ed Ezran, principi del regno di Katolis, e Rayla, un'elfa dell'ombra della luna: i tre hanno infatti il compito di condurre nel regno elfico Azymondias, il principe dei draghi.
La serie, pur essendo abbastanza semplice, affonda le proprie radici in trame e miti che conosciamo fin da piccoli, e quindi diventa piuttosto semplice appassionarsi alla storia: nonostante sia, fondamentalmente, un "avatar" in salsa fantasy occidentale, la serie fa tesoro dei precedenti lavori dello studio. C'è una forte componente ironico, ma anche diversi passaggi di shcieramento che rendono il tutto più interessante, inoltre pressoché tutti i personaggi sono simpatetici, con due-tre eccezioni alla regola, per cui non abbiamo il cattivo classico che fa quello che fa perché sì, come pure i buoni non sono per nulla perfetti, essendo ancora dei ragazzi inesperti.
Nelle prime puntate si registra una certa legnosità nelle animazioni, ma la cosa si fa sempre più rada man mano che si procede: per quanto la serie risenta degli anni in cui viene prodotta, non presenta un politicamente corretto sfacciato (l'unica coppia gay è piazzata piuttosto discretamente, e non è mai fatta pesare come relazione): anche il "difetto fisico" del personaggio di Amaya viene incastato bene nella trama, e anzi si rivela perfino un utile escamotage narrativo, in alcuni punti.
Sfondi e colori dei diversi personaggi e delle magie che vengono usate sono sapientemente dosati: la traccia sonora non è memorabile, ma svolge il suo lavoro, sottolineando le fasi più frenetiche con musiche incalzanti, e i momenti spensierati con toni soffusi o trilli allegri.
Il doppiaggio italiano è solido: alcune voci sono, forse, un po' fuori età per il personaggio cui sono assegnate (per esempio, Viren ha una voce fin troppo da giovane uomo, considerando che ha due figli di circa 18-20 anni), ma per il resto il lavoro svolto è più che buono.
Io consiglierei questa serie: non è impegnativa ed è decisamente divertente.
Se proprio dovessi sottolineare un difetto, è che, essendo una serie che ha subito diversi rinvii e quasi cancellazioni, risente di ciò nell'allungamento del brodo, nulla di eccessivo, ma verso la metà della terza stagione si avverte un leggero ristagno.