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Riportare in vita specie estinte

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view post Posted on 30/8/2021, 18:52
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PRESCELTO DELLA STIRPE

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Marine
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È un argomento trattato da decenni dagli scienziati, e ancora di più da vari media.


Quello di far tornare fra noi specie animali e vegetali scomparse dalla faccia della Terra, per mano dell'uomo o per via di fattori naturali avvenuti in epoche passate.


Quante volte abbiamo letto di tentativi o anche solo delle intenzioni di clonare mammuth, il tilacino... per non parlare dei dinosauri?

Allo stato attuale non ci sono stati esperimenti coronati da successo.

Ma se prima poi dovesse accadere, quali criteri utilizzare?

Quali specie sarebbero da portare in vita? Sarebbe giusto? E in quali casi?
 
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Toshiro
view post Posted on 31/8/2021, 10:26




Dunque...le de-estinzione potrebbe essere utile per la salvaguardia di specie estinte dall'uomo, però occorre sempre chiedersi se tali animali potrebbero sopravvivere in un ambiente così manipolato. Faccio l'esempio del moa e del dodo, due specie di uccelli uccisi da differenti gruppi di umani (con buona pace della vulgata che vuole i soli bianchi come distruttori insensati). Mettiamo caso di poterli clonare: il moa non ha più predatori naturali, se non i ratti nei confronti dei pulcini. Avrebbe forse un senso allevarlo per la carne o le uova, ma credo che i costi sarebbero superiori. alla resa..senza contare il potenziale pericolo rappresentato da uccelli alti due metri.
Metterlo in uno zoo? Certo, ma parleremo soltanto di una vita in cattività.

I dodo? Sarebbero predati alla stessa maniera non solo da gatti, cani e ratti, ma anche dagli umani, se reintrodotti nelle mauritius, l'unica sarebbe metterli in uno zoo.
In definitiva, qualsiasi specie estinta credo che potrebbe essere clonata solo per venir messa in uno zoo.

mettiamoci poi che sei introduci una specie aliena in un ecosistema, le cose possono farsi molto problematiche.

Veniamo al lato etico: l'uomo non si fa scrupoli ad ammazzarsi, per il semplice profitto venderebbe il diavolo a chiunque. Io comunque, lascerei le specie animali già estinte nel passato: farle riportare in vita solo per lucrarci sopra, non mi andrebbe.
Se si parlasse di recuperae il codice genetico di animali estinti parenti stretti di quelli in via d'estinzione, forse potrei anche essere favorevole, ma di nuovo...a che scopo far de-estinguere una specie, se poi si trova davanti un ambiente insicuro, e l'unico posto in cui può vivere è una gabbia?

Escludiamo poi creature troppo grandi o che possono rappresentare una minaccia, tipo i dinosauri.
 
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view post Posted on 31/8/2021, 15:42
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PRESCELTO DELLA STIRPE

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Al momento, quanto di più vicino alla clonazione di una specie estinta che mai sia stata fatta.

Con un finale paradossale

https://m.facebook.com/groups/584995211605...77696945668466/
 
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view post Posted on 27/11/2021, 17:54
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PRESCELTO DELLA STIRPE

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Tentativo su di una specie estinta di recente.
https://earthlymission.com/scientist-resur...pecies-cloning/
 
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Toshiro
view post Posted on 27/11/2021, 18:01




Bisogna poi dire che diverse specie vengono dichiarate estinte, ma non siamo sicuri che lo siano.
 
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view post Posted on 27/11/2021, 19:06
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PRESCELTO DELLA STIRPE

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CITAZIONE (Toshiro @ 27/11/2021, 18:01) 
Bisogna poi dire che diverse specie vengono dichiarate estinte, ma non siamo sicuri che lo siano.

Le specie Lazzaro. Quelle specie ritenute estinte ma poi ricoperte.
 
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view post Posted on 9/3/2022, 11:20
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PRESCELTO DELLA STIRPE

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"PERCHE' LA CLONAZIONE E' ANCORA OGGI TECNICA IMPRODUTTIVA
Spesso ciclicamente partono annunci roboanti, seguiti da altrettanti articoli che vedono imminente la possibilità di clonare specie estinte per farle rivivere. Allora partono dibattiti circa l'etica di queste tecniche, dando per scontato sia ormai possibile. Calma, non lo è affatto per due motivi:
La clonazione di per sè è tecnica poco produttiva e tale è rimasta nonostante il miglioramento delle tecniche, al punto che dopo un inizio scoppiettante se ne sente parlare veramente poco. Poco produttiva significa che per far nascere un individuo clonato c'è bisogno di tantissimi tentativi andati a male a varie fasi
La clonazione di Specie Estinte, utilizzando cioè materiale genetico antico, quindi incompleto e largamente deteriorato, presenta tutta una serie di ostacoli aggiuntivi alla già difficile tecnica, tale da rendere praticamente impossibile la sua realizzazione. Non è un caso è che oggi si pensi di perseguire la tecnica della ricostruzione del Mammuth mediante selezione di esemplari di Elefanti indiani (creando cioè elefanti indiani pelosi) piuttosto che continuare la strada della clonazione, usando cioè esemplari rinvenuti ibernati nel permafrost come fonti di materiale genetico per la clonazione.
PERCHE' LA CLONAZIONE E' METODOLOGIA MOLTO DIFFICILE
Di per sè la Clonazione è tecnica estremamente difficoltosa, anche quando applicata a esemplari in vita. Si tratta di usare cellule del nodo embrionale di ghiandola mammaria di un individuo e stimolarle per fare loro produrre un embrione. Oppure per sostituzione di nucleo di una blastocisti. Il punto è che la percentuale di successo è bassissima e le difficoltà enormi, al punto che di questa metodica oggi se ne parla poco, dopo il boom sensazionalista legato alla nascita della pecora Dolly
La clonazione riproduttiva è una tecnica molto inefficiente e la maggior parte degli embrioni animali clonati non può svilupparsi in individui sani. Ad esempio, Dolly è stato l'unico clone a nascere vivo su un totale di 277 embrioni clonati. Questa efficienza molto bassa, unita a problemi di sicurezza, rappresenta un serio ostacolo all'applicazione della clonazione riproduttiva.
I ricercatori hanno osservato alcuni effetti negativi sulla salute nelle pecore e in altri mammiferi che sono stati clonati. Questi includono un aumento delle dimensioni alla nascita e una varietà di difetti negli organi vitali, come il fegato, il cervello e il cuore. Altre conseguenze includono l'invecchiamento precoce e problemi con il sistema immunitario. Un altro potenziale problema è incentrato sull'età relativa dei cromosomi della cellula clonata. Man mano che le cellule attraversano i loro normali cicli di divisione, le punte dei cromosomi, chiamate telomeri, si restringono. Nel tempo, i telomeri diventano così corti che la cellula non può più dividersi e, di conseguenza, la cellula muore. Questo fa parte del naturale processo di invecchiamento che sembra verificarsi in tutti i tipi di cellule. Di conseguenza, i cloni creati da una cellula prelevata da un adulto potrebbero avere cromosomi già più corti del normale, il che potrebbe condannare le cellule dei cloni a una vita più breve. Infatti, Dolly, che è stata clonata dalla cellula di una pecora di 6 anni, aveva cromosomi più corti di quelli di altre pecore della sua età. Dolly morì quando aveva sei anni, circa la metà della vita media di 12 anni di una pecora."


Dal Sito genome.gov
 
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view post Posted on 26/4/2022, 19:37
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view post Posted on 19/8/2022, 14:46
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In collaborazione con Andrew Pask, Ph.D del The University of Melbourne, la compagnia Colossal Biosciences sta lavorando alla “de-estinzione” del tilacino.

www.colossal.com/thylacine
 
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Toshiro
view post Posted on 19/8/2022, 15:16




CITAZIONE (Andrea Rain @ 19/8/2022, 15:46) 
In collaborazione con Andrew Pask, Ph.D del The University of Melbourne, la compagnia Colossal Biosciences sta lavorando alla “de-estinzione” del tilacino.

www.colossal.com/thylacine

Dunque...il tilacino reintrodotto oggi.
Si tratta di un predatore di piccola taglia: decisamente meno pesante di una pecora adulta, ma un branco potrebbe ucciderne. Immaginiamo già i possibili danni all'economia australiana relativa all'allevamento di ovini, e chissà quanti altri...fermo restando che i tilacini verrebbero incolpati anche se totalmente estranei ai fatti.
Nuovamente...la reintroduzione in natura non è fattibile. In Australia ci sono troppi predatori non autoctoni.
In Tasmania proabilmente l'animale potrebbe prosperare meglio, ma anche qui non la vedo per niente pacifica la convivenza con homo sapiens sapiens, anche mettendo in conto delle multe per chi arrivasse ad ucciderli illegalmente.
 
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view post Posted on 19/8/2022, 16:37
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Più che le pecore, il tilacino, se venisse reintrodotto in Australia, potrebbe contribuire a far diminuire la popolazione di conigli, forse anche dei gatti rinselvatichiti.


Avrebbe sempre il problema della competizione con il dingo, anche io vedo più fattibile un suo ritorno in Tasmania.

Secondo me però, visto il suo passato e quel che rappresenta, penso che ci sarebbero maggior riguardi nella sua tutela.


Naturalmente, conservando con critirio l'ecosistema.
 
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Toshiro
view post Posted on 19/8/2022, 18:20




CITAZIONE (Andrea Rain @ 19/8/2022, 17:37) 
Più che le pecore, il tilacino, se venisse reintrodotto in Australia, potrebbe contribuire a far diminuire la popolazione di conigli, forse anche dei gatti rinselvatichiti.


Avrebbe sempre il problema della competizione con il dingo, anche io vedo più fattibile un suo ritorno in Tasmania.

Secondo me però, visto il suo passato e quel che rappresenta, penso che ci sarebbero maggior riguardi nella sua tutela.


Naturalmente, conservando con critirio l'ecosistema.

Avevo pensato anch'io ad un uso deterrente per i conigli, forse sarebbe ancora più utile per i topi, che mi sembra siano divenuti un vero flagello da quelle parti.
 
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view post Posted on 31/8/2022, 12:19
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Tratto da una pagina Facebook, in merito alla ricerca sulla de-estinzione del tilacino :

"QUELLI CHE… VOGLIONO DE-ESTINGUERE IL TILACINO

Un interessante articolo di Kate Evans pubblicato su «Scientifica American» (lo trovate nei commenti) riporta l’attenzione sulla possibilità, tramite l’ingegneria genetica, di de-estinguere specie animali che credevamo perse.

Sebbene la mente corra subito a «Jurassic Park» e ai dinosauri, la realtà ci offre invece animali estinti da meno tempo, come l’uro, antenato dei nostri bovini d’allevamento, il mammut lanoso e, di recente, il tilacino, new entry in questo ristretto club di potenziali de-estinti.

L’ultimo esemplare di tilacino, un marsupiale carnivoro che viveva tra Australia e Tasmania, è morto nel 1936 presso lo zoo di Hobart, proprio in Tasmania, ultima terra in cui era sopravvissuto. Con l’arrivo dei coloni europei tra ‘800 e ‘900, infatti, il tilacino, come spesso accade a grandi predatori quali lupo e orso, era stato perseguitato perché ritenuto responsabile di attacchi agli animali domestici. L’incentivo governativo, inoltre, ne aveva incoraggiato la caccia – anche qui, una storia uguale a quella di lupo, orso e lince in Europa –, fino alla sua completa sparizione in natura. Uno degli animali più incredibili che l’evoluzione aveva plasmato, un marsupiale carnivoro grosso come un lupo, era perduto per sempre.

O, almeno, fino all’entrata in scena della Colossal Biosciences, azienda texana che in collaborazione con l’Università di Melbourne ha iniziato a lavorare sulla possibilità di riportare in vita questo animale, sebbene sarebbe meglio dire qualcosa di molto simile a un tilacino, piuttosto che un tilacino vero e proprio. Per farlo, ha iniziato a sequenziare il genoma di questo marsupiale partendo da resti museali: siamo al 96% del totale, sebbene quel 4% restante sia la parte più difficile, “come un puzzle con tutti i pezzi blu” dice Andrew Pask.

Il passo successivo sarà confrontare il genoma del tilacino con il suo parente vivente più stretto, che i ricercatori hanno individuato essere il “fat-tailed dunnart” (“Sminthopsis crassicaudata”), un piccolo marsupiale somigliante a un topolino. L’obiettivo è, tramite la tecnologia Crispr – una tecnica di ingegneria genetica che consente di fare un “taglia e cuci” selettivo del DNA -, di modificare il genoma di quest’ultimo tanto da renderlo il più simile possibile a quello del tilacino, impiantare questo DNA modificato in un ovulo e farlo sviluppare, almeno inizialmente, in una madre surrogata di “fat-tailed dunnart”.

La Colossal Biosciences dispone di un budget cospicuo per portare avanti le sue ricerche, alcuni milioni di euro. I primi obiettivi sono quelli di ottenere un animale che sia al 90% tilacino, per arrivare, infine, a un tilacino quasi autentico, al 99,9%, un centinaio di esemplari da rilasciare in natura e pronti a riconquistare il loro habitat perduto. Questa società, inoltre, sta lavorando a un progetto simile sul mammut lanoso, questa volta cercando di inserire geni dell’animale estinto nel genoma dell’elefante asiatico e, da qui, arrivare a un elefante asiatico adattato al freddo, tanto che “una nonna mammut” direbbe “questo è un mammut lanoso”.

Ovviamente il dibattito incombe e le voci critiche verso questa operazione sono molte. C’è chi sostiene che sia impossibile da realizzare, anche perché il parente più prossimo del tilacino è “prossimo” per modo di dire, visto che dista 40 milioni di anni di evoluzione (Kris Helgen, dell’Asutralian Museum); altri si soffermano sulla sofferenza animale che tutto ciò creerà sia ai futuri quasi tilacini sia ai topi marsupiali (Carol Freeman, Università della Tasmania); altri ancora invocano fin da subito un coinvolgimento delle popolazioni aborigene (Bradley Moggridge, Università di Canberra) e altri, infine, sostengono che tutti questi milioni di dollari sarebbero ben più utili se spesi nella conservazione dell’esistente piuttosto che nel provare a riportare in vita surrogati si specie estinte (Joseph Bennett, Università dell’Ontario).

Quindi, provare a riportare in vita specie estinte oppure no? Le critiche riportate qui sopra sono tutte consistenti, impossibile ignorarle. È però vero, dall’altra parte, che non sappiamo cosa possa saltare fuori da una ricerca scientifica lasciata libera di inseguire la propria curiosità, fosse anche questa impossibile. La storia della scienza è costellata di cose che da impossibili sono divenute realtà. Magari non tornerà il tilacino e neanche il mammut lanoso e, probabilmente, non è neanche giusto che si de-estinguano, anche perché il mondo che troverebbero non è uguale a quello che hanno lasciato. Ma nel farlo, nel cercare di de-estinguerli, non è detto che non salti fuori qualcosa di inaspettato e di utile per altri scopi, altri usi, altre finalità. La serendipità, nella scienza, è cosa poi non così rara e il miglior modo per incoraggiarla è lasciar correre fantasia, curiosità e ingegno. Ma avendo ben in mente che la storia tragica del tilacino ci impone di agire diversamente qui e ora, è nostra responsabilità conservare l’incredibile biodiversità che la sorte ci ha donato, non esistono scorciatoie."
 
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view post Posted on 3/9/2022, 09:59
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PRESCELTO DELLA STIRPE

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Non credo abbia molto senso, e nemmeno che possa funzionare.
https://lm.facebook.com/l.php?u=https%...mmLkJCL6bytORgE
 
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